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A Filippo, e a tutti gli amici con la r moscia. Leggete ad alta voce.

Una luce, puntata sui miei occhi, mi sveglia.

Infastidito, mi siedo sul letto, passando la mano nei i capelli spettinati.

"Oh, finalmente! Sai quante volte è suonata la sveglia? Cinque! E ogni volta l'hai spenta come se niente fosse. Alzati, sono le sette e venti" dice mia mamma, che mi fissa inflessibile, con una pila da campeggio puntata sui miei occhi.

"Cosa? Ah! La scuola!" esclamo balzando in peidi.

Scendo velocemente le scale e in cucina bevo una tazza di latte in pochi secondi. Poi mi fiondo nella mia stanza e mi vesto con ciò che giace sulla sedia da una settimana (almeno).

Scappo in bagno, scosto mio papà, che si sta pettinando, quindi mi impossesso del lavandino e mi spazzolo con foga i denti.

Poi infilo le Vans e saluto i miei vecchi con un "Ciao!" quando sono già uscito di casa.

Mancano due minuti al passaggio del mio autobus: se mi muovo, se faccio in fretta...!!!

La stazione pullula di giovani che aspettano, e io faccio uno scatto velocissimo, usando tutte le mie doti di atleta (non molto allenate! sigh).

Finalmente giungo alla stazione quando il mio autobus spunta dall'angolo di Via Manzoni, così ci salgo insieme ai tanti studenti poco dopo.

Sollevato, un po' sudato, mi accomodo appena vedo un sedile libero. Ma pochi istanti dopo capisco che ho lasciato a casa una cosa essenziale: lo zaino!

SvuotatascheWhere stories live. Discover now