Cap. 3 - Common soldier

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Dovetti attingere a tutta la mia forza di volontà, la mattina dopo, per alzarmi. Non avrei voluto incontrare l'elfo che sarebbe stato il mio generale, men che meno volevo essere umiliata per l'ennesima volta. Ripensai immediatamente all'incontro del giorno prima, non pensavo di poter essere tanto adirata con qualcuno, anche se, riaffiorando alla mente i ricordi, rammentavo di aver provato una simile rabbia alla morte dei miei genitori...

Un nodo alla gola mi impedì di respirare, nel momento in cui mi alzai dal letto, per indossare l'uniforme. Scacciai il pensiero, ricordandomi la promessa che mi ero fatta, poco più di una settimana prima. Sarei ritornata la Tauriel di un tempo, determinata, inarrestabile, decisa più che mai ad arrivare in alto. In quel momento mi ritrovavo nella medesima situazione. Avevo la fiducia del Re degli Elfi da riconquistare e un posto come capo della guardia. Cosa c'era di meglio? Tutto.

Le tuniche che utilizzavo erano ancora tutte nell'armadio, ben ripiegate. Le mie armi erano sparite, nemmeno l'ombra. Non poteva cominciare peggio. Intrecciai i miei capelli nelle solite trecce e, prima di uscire definitivamente, mi vidi con la coda dell'occhio nel riflesso della finestra. Mi bloccai. Ero la stessa di sempre, nell'immagine, ma non poteva di certo essere così. Per quanto mi rincuorasse pensare che non fosse successo niente in quelle lunghe settimane, non potevo non considerare quell'avventura. Non potevo ignorare la morte di Kili e quello che... provavo per lui. Perché lo amavo ancora, sebbene mi fossi ripromessa di buttarmi tutto alle spalle. Mi sentivo soffocare da tutte le volte in cui avevo pensato a lui, sapendo che non lo avrei più rivisto. Non potevo più, era morto, non poteva parlare, né sentire e io... avevo bisogno di lui.

Uscii dalla stanza, prima di crollare per la prima volta dopo giorni. Subito mi sorpresi: potevo percorrere i corridoi senza essere perseguitata da soldati scelti. Vidi il portone aperto, il quale permetteva alla brezza dell'autunno di entrare nell'atrio. Intravedevo il tappeto di foglie variopinto e gli alberi spogli, percepivo la vita, al difuori di quella dimora sotterranea: ogni filo d'erba, il ruscello; che scorreva sotto al ponte, le montagne.

Riconobbi subito Elurìn. Non l'avevo mai visto, ma, d'altronde, chi altro avrebbe potuto essere? Chi si aggirava davanti al regno con una scorta di elfi impacciati, che reggevano a malapena una spada? Lui era l'unico che teneva una postura ben ritta, il portamento controllato e saldo. Non sapevo attribuirgli un'età, ma era giovane e bello. Si, lo ammetto. Era oggettivamente bello, ovviamente parlo in modo puramente impersonale. I capelli erano castani, gli occhi verdi, ma di un verde brillante. I miei a confronto sarebbero risultati più scuri, sicuramente.

-Tauriel, giusto?- mi rivolse un sorriso, mentre mi stringeva la mano con fare cordiale. Nonostante non avessi alcuna voglia di farlo, sorrisi a mia volta. –Immediatamente tutti in riga!-

Sobbalzai, all'indietro, poi corsi alla mia posizione. Il battito del cuore aveva preso ad accelerare improvvisamente. Notai che tutti avevano con sé il proprio arco e una spada, al fianco. Tentai di giustificarmi: -Non...-

Mi rifilò un arco e una spada, così come tutti gli altri, senza badarci molto.

-Ma le mie armi...-

-Ti allenerai come gli altri. Sire Thranduil stesso stabilirà quando concederti questo privilegio.- disse secco, mentre mi studiava. Sospettavo ci fosse lo zampino di Thranduil, ma d'altronde gioiva nel rendermi la vita un inferno. –Non osare nemmeno pretendere di essere trattata diversamente dagli altri. Sei stato capo della guardia e sei stata abbastanza sciocca da farti declassare a soldato semplice, ciò vuol dire che io sono il tuo superiore e devi seguire i mie ordini. Tutto chiaro?-

E io che pensavo fosse un rammollito...

Per il resto della giornata, ci esercitammo con la spada. Dovevo ammettere che ne avevo bisogno: da sempre ho combattuto al fianco dei mie coltelli e ripassare un po' di affondi non mi fece male. Malissimo. La spada era mal bilanciata, per me. Non riuscivo a tenerla in mano correttamente, l'impugnatura scivolava, la lama poco affilata e troppo lunga per il mio corpo. Completamente sbagliato.

-Mi chiedo come tu potessi essere il capo dei soldati scelti del Re. Sul serio, non tieni in mano una spada.- frecciatine di questo genere volavano di tanto in tanto, quando Elurìn si accostava a me.

-Mìtho orch...- ("vai a baciare un orco") sussurrai, dopo l'ennesima volta.

E continuai ad allenarmi, finché con la coda dell'occhio non vidi degli occhi freddi e dei capelli biondi.

-Spazio Autrice-

Come promesso, ho postato il terzo capitolo di questa storia. Sono riuscita così presto, perché ho trovato finalmente un attimo di respiro! Penso proprio che cercherò di pubblicare i capitoli meno raramente, dato il tempo libero, non ci metto la mano sul fuoco. Comunque, grazie mille a tutti colore che l'hanno letta o hanno dato un'occhiata fino ad adesso. Arriveremo mai a vedere insieme questi due? La risposta è:  "non lo so", perché ora si odiano. Quindi ciao.

Love? -I don't want it-Where stories live. Discover now