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"Non capisci, Carla? È sua figlia, diamine! Ha il diritto di sapere della sua esistenza e soprattutto di poterle vedere entrambe." 
Sento la voce ovattata di Christian provenire dalla cucina.
Sembra molto arrabbiato e mi sento una stretta allo stomaco non appena capisco l'argomento che sta affrontando con mia mamma.
Mi alzo e cammino piano, senza fare rumore e continuo ad origliare.
"Capisco la tua preoccupazione, ma ci sono delle vite in ballo qui. Pensa a Chiara e a quanto sarebbe felice se venisse a conoscenza dell'identità del padre." fa una pausa, probabilmente per ascoltare le parole di mia madre, e continua irritato "Ora tu, da madre e nonna, mi stai obbligando a tenerle segregate in casa? Non se ne parla."
"Puoi prendere anche il primo volo per la Sardegna, ma rifletti sulle tue parole. Non lascerò che Rebecca commetta lo stesso errore che hai commesso tu anni fa, con il dovuto rispetto." 
Christian continua a parlare e soltanto ora mi rendo conto delle intenzioni che ha sempre avuto: vedere me e Jacopo insieme a nostra figlia.
Anche durante la gravidanza cercava di convincermi a mettermi in contatto con lui. Diceva che la mia era una pazzia e un atto da persona egoista e meschina.
Per tutto questo tempo ho avuto le bende sugli occhi e i tappi nelle orecchie, non volevo accettare la realtà dei fatti e soprattutto averlo lontano da me chilometri e chilometri aumentava questo mio stato.
Nemmeno una volta mi sono pentita di aver fatto una cosa di genere a mia figlia. Le ho proibito di conoscere il padre, dicendole menzogne su menzogne e comportandomi come mia madre.
Il senso di colpa inizia ad insinuarsi in ogni fibra del mio corpo e la mia mente inizia a vagare tra i ricordi della mia infanzia rovinata da quella decisione presa a mia insaputa.
Non sento più la voce del mio migliore amico, ma in compenso i suoi passi si fanno sempre più vicini.
Vado di corsa in camera mia e mi metto sotto le coperte, facendo finta di nulla e aspettando che vada in bagno.
Inizio a torturami facendo pensieri di ogni tipo fino a quando il mio telefono non vibra sul comodino. Convinta che fosse la sveglia lo prendo per spegnerla, ma sul display noto un messaggio di Andrea.
-Sono ancora preoccupato per la sera scorsa. Oggi ci prendiamo un caffè per parlarne?-
Sbuffo all'idea di mettere piede fuori casa, ma mi sento in debito con lui.
Se non fossi salita in macchina con Andrea, magari, Jacopo mi avrebbe presa e solo Dio sa cosa sarebbe successo.
Rispondo con un semplice e mi alzo nuovamente dal letto.

Esco svelta dalla camera e vado dritta in bagno, trovandolo chiuso a chiave.
"Chri, devo fare la pipì!" Batto la mano sulla porta bruscamente, ricevendo come risposta soltanto il rumore continuo dell'acqua.
Sbuffo appoggiandomi allo stipite della porta e guardando l'ora sull'orologio: ho ancora tempo prima di andare a svegliare Chiara.
Sento l'acqua fermarsi e dopo qualche minuto Christian apre la porta con solo un asciugamano bianco legato in vita e i capelli bagnati.
"Buongiorno tesoro." Mi lascia un bacio veloce sulla fronte e va dritto in camera.
Ormai mi sono abituata a vederlo in queste condizioni, non mi stupisco più.
Entro nel bagno, chiudendo la porta dopo di me, e vengo avvolta dal vapore che si è creato.
Uso la manica della maglia del pigiama per pulire lo specchio appannato e guardo il mio riflesso: ho un aspetto stanco ed effettivamente è così.
Velocemente svolgo la mia routine mattutina ed esco, andando in cucina.
Trovo il mio migliore amico di spalle, avvolto in una maglia a maniche corte che mette in risalto i suoi muscoli.
"Fai il caffè anche a me, per favore?" Chiedo sedendomi intorno all'isola della cucina.
"È già pronto. L'ho messo vicino alla cesta della frutta per farlo raffreddare." Risponde masticando metà del biscotto che ha in mano.
Noto che è molto teso, ma evito di fargli domande sulla telefonata di prima. A tempo debito sono sicura che me ne parlerà.
Lo ringrazio e afferro la mia tazza, perdendomi nei miei pensieri.
"Come mai sei così silenziosa?" 
Faccio una smorfia a questa domanda e rispondo "Mi sembra surreale questa situazione." 
"Per quale motivo?" Continua a bere il suo caffè.
"Non lo vedo da cinque anni, Christian, cinque fottutissimi anni. Nel giro di pochi giorni ciò che ho costruito sembra essersi distrutto con il suo arrivo."
"Sono le conseguenze delle tue scelte. Hai avuto tutto questo tempo per risolvere la situazione, ma hai preferito nasconderti." Dice con tono amareggiato.
Abbasso la testa e mi rassegno: ha pienamente ragione e so che le sue parole hanno lo scopo di farmi pensare sul da farsi.
"Vado a svegliare Chiara altrimenti rischiamo di fare tardi." Cerco di uscire dalla conversazione che abbiamo iniziato.
"Lasciala a casa, me ne occupo io. Tu esci pure a fare le tue cose." È terribilmente serio e questa cosa mi spaventa, ma mi viene in mente Andrea e accetto l'offerta.
Annuisco andando a cambiarmi velocemente.
"Se succede qualcosa, chiamami." Dice autoritario prima che io prenda la borsa e le chiavi della macchina.
Gli sorrido debolmente, lasciandogli un bacio veloce sulla guancia.
Appena esco di casa torno a respirare e non sento più il peso opprimente dell'atmosfera che si è creata.
Mentre salgo in macchina chiamo Andrea, il quale al terzo squillo risponde.
"Sto andando al bar vicino alla tua agenzia. Vediamoci lì."

Compagni di Stanza 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora