Capitolo 10

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Loki spinse in disparte Thor, sbattendolo con la poca forza che aveva in corpo fuori dalla porta della stanza, minacciandolo; «So' esattamente di cosa si tratta, e giuro sulla mia stessa vita che non vi lascerò torcerle nemmeno un capello!»
Thor lo fulminò con lo sguardo :«Non potrò assicurartelo fratello, quando inizierà a dar cenno di cedimento sei consapevole quanto me che non potremo far a meno di...» Il dio del caos lo interruppe mostrando i denti «Non sono tuo fratello!»
Il dio del tuono sospirò, odiando l'ostinazione e l'orgoglio del bambino che era cresciuto con lui.
Un sonoro boato si sentì all'interno della stanza, facendo entrare di fretta i due dei che si trovarono davanti ad una scena insolita; Frida era inginocchiata a letto, con i capelli davanti il viso, ansimante e con un sorrisetto compiaciuto, con il dio Balder che si stava rialzando da terra.
«Cos'è successo?» Chiese Thor dando una mano a rialzarsi al fratello, mentre Loki si precipitò difronte alla midgardiana, cercando di farla sdraiare.
Odino entrò a passo veloce con un grosso libro fra le mani, dalla copertina dorata;
«Dobbiamo agire in fretta.» Disse autoritario avvicinandosi alla ragazza protetta dal corpo del dio delle malefatte, che le faceva da scudo contro ogni pericolo, non capendo che il vero rischio era ormai dentro di lei.
«No...!» Loki non riuscì a terminare la frase, che la terrestre lo interruppe.
«Padre degli dèi, le sorelle delle tenebre sono diventate più forti dell'ultima volta.» Disse seria, cambiando di scatto espressione, sorridendo malignamente «non si sbarazzerà di noi tanto facilmente.»
Nella stanza cadde un telo di silenzio spaventoso per pochi istanti, dove tutti fissarono Frida, e Frida fissò Odino.
Un cenno con la mano fasciata da una garza bianca sporca di sangue chiaro e quasi asciutto, ed il tempo come si fermò. Tutto intorno a lei era immobile, persino l'aria, la luce, erano come ibernati. Scese dal letto, mettendosi in piedi, scalza, uscendo dalla stanza e riuscendo a mantenere quella sorta di incantesimo fino a che non andò via da palazzo, scomparendo fra la gente che aveva ripreso il loro movimento come se nulla fosse.
Anche gli dèi ritornarono alla realtà.
«Dov'è finita?!» Chiese Balder, tenendosi l'avambraccio che aveva il segno rosso di una mano, simile ad un ustione, provocata dalla terrestre.
«Cosa importa a te?!» Lo attaccò Loki, come un cane rabbioso.
«La vita di quella ragazza!» Rispose a tono alzando la voce.
«Perché?! Per potertela scopare?! Così da spargere per i nove regni un altro figlio mezzosangue?!» Continuò il dio del caos, usando parole che mai prima d'ora aveva fatto uscire dalla sua bocca; aveva sentito molti vocaboli sgarbati dai midgardiani, ma non li aveva mai usati, forse perché non ne comprendeva il vero significato, forse perché adesso era davvero inghiottito dalla rabbia e la gelosia.
«I miei figli?! Perché, i tuoi vuoi escluderli?! Li hai abbandonati nelle tenebre di Hel, quei mostri nati non di certo da una donna, ma da te!»
Il bel viso di Balder ricevette un destro dal pugno escoriato e ferito di Loki, che per la prima volta nella sua vita non trovò parole adatte, parole che ferivano più di un colpo, perché le parole di Balder gli avevano davvero fatto male, nel profondo dell'anima e del suo gelido cuore. I suoi figli; non ne parlava mai, non riusciva proprio a parlarne, cercando di scacciare quel ricordo, opprimendolo negli angoli più bui della sua memoria, ma non riuscendoci.
«Adesso smettetela!» Thor li divise, prima che Loki potesse ricevere un colpo dalle forti braccia del dio maggiore, che lo avrebbe di certo mandato al tappeto.
«Troviamo Frida prima che sia troppo tardi.» Concluse severamente il dio del caos, uscendo da palazzo.

Loki la cercò spaventato fra la gente, non riuscendo a distinguere quei ricci ribelli, non riuscendo proprio a vedere la piccola sagoma della midgardiana fra la confusione.
Frida camminava spaventata, forse combatteva per liberare il suo corpo da quella specie di incantesimo, avendo dei momenti di lucidità.
Respirando a fatica, si fermò di colpo, spintonata dalle persone che continuavano a camminare disinvolte.
Un insopportabile bruciore prese possesso della ferita al braccio, aggiungendosi al dolore che già la tormentava.
In preda al panico, iniziò a strappare la medicazione, che le dava una sensazione terribile a contatto con quella lacerazione che stava come prendendo fuoco.
Quando fu libera da quello straccio, tornò al suo sguardo impassibile, tornò ad essere soppressa da quel male.
Alzò in alto il braccio, come se potesse toccare il cielo con un dito, catturare le stelle, portarle via con se, lasciando tutto nell'oscurità.
Loki vide quella mano ferita, tesa verso l'alto, credendo di poterla afferrare e salvare, stringerla a se e non lasciarla più.
Corse, spingendo chi gli ostacolava il passaggio, trovando Frida finalmente davanti a se. Gli occhi sgranati, morti di lei puntati in direzione della mano tesa verso il cielo.
«Frida!»
Sentire chiamare il suo nome dalla voce di Loki era qualcosa che aveva udito di rado, che sognava da una vita. La stava chiamando. La stava raggiungendo. Non era più un sogno.
La terrestre voltò di scatto la testa verso di lui, continuando però a tenere il braccio alto.
Loki si avvicinò piano a lei, con delicatezza e serenità prese il braccio ormai stanco della povera umana, abbassandolo, e avvicinando la mano al palmo ferito della giovane, sentendo però, arrivato al polso, un'energia forte e calda provenire dal taglio sanguigno e umido. Era quel tocco ad aver ferito il possente Balder?
Loki guardò quella mano tremante, scostando gli occhi sul suo viso; così spaventata e fragile la sua povera principessa perduta, urlando aiuto con i suoi scuri occhi.
Loki riprese a muovere la sua mano, senza paura, accarezzando il palmo caldo della ragazza, chiudendo le dita intorno alle sue, in un nodo indissolubile.
La avvolse con il suo braccio magro, portandola un po' zoppicante al sicuro, nella sua stanza.

Frida - La runa di Loki ✔️Where stories live. Discover now