Poche volte a sentir gridare la pecora p.2

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Le foglie dorate intorno a me cadono lente, come piccoli pezzi di grano nei freddi giorni d'inverno, sul terreno.
Io mi ritrovo a pensare a quello a cui sto andando incontro, a quello che mi succederà, a ciò che sopporterò.
Mia madre, quando ero piccola, per calmarmi mi legava i rossi capelli in trecce per poi slegarmeli e accarezzarmeli. Ora non c'è nessuno. Sono completamente sola .
Davanti a me si staglia una visione che non avrei mai voluto vedere.
Branchi di orchi sbraitano davanti alle mura e con le loro orribili teste sbattendosi sulle mure cercano di abbatterle.

Per tutta la vita credo di aver aspettato di combattere fino a non sentir più le ossa nel corpo, fino a sentir affievolire il dolore con cui solo in duemila anni si può imparare a convivere.
Per tutta la vita ho aspettato di comandare me stessa e di non seguire più gli ordini di un re in battaglia, ma solo ora, dopo anni di sottomissioni, mi rendo conto che non si può vivere da soli se prima non si è riusciti a staccarsi dal passato e io, ciò che sono stata, me lo porto sempre a fatica sulle spalle, per ricordarmi chi sono e per cosa combatto.

Il sole batte caldo sul mio corpo così esile ma allo stesso tempo sempre teso e pronto a qualunque evenienza.
Il vento soffia tra i miei capelli rossi e li scuote ricordandomi che io sono viva.
Il terreno fangoso sporca i miei stivali di stoffa, quasi come stesse cercando di giocare coi miei piedi nudi

A scuotermi dal mio tempo di contemplazione è una persona, che si affianca vicino a me parlandomi piano.

"Sei sempre stata troppo impulsiva. La tua impulsività ti ha spinto alla tua rovina"

Mi giro di scatto e appena mi rendo conto di chi si tratta gli salto al collo abbracciandolo

"Oh Gandalf, Gandalf! Sono così felice di vederti"

Non è per nulla cambiato.
Il suo volto rugoso è circondato da capelli bianchi e una lunga barba dello stesso colore dei capelli.
La veste oggi, però, è sorprendentemente colorata di un verde acceso che spicca sulla sua figura slanciata .
Mi stacco e gli sorrido, ma prima che possa dire qualsiasi cosa comincia a rimproverarmi

"Rigel, ma cosa ti è venuto in mente! Ti rendi conto che appena uscirai di qui morirai? Non puoi combattere contro tutti quegli esseri immondi."

L'unica cosa che mi consola delle sue parole è che non ha detto che non riuscirò ad uscire dalle Terre Immortali.
È già qualcosa.

"Gandalf, ho bisogno del tuo sostegno. Non posso combattere sapendo che nessuno verrà con me dall'altra parte.
Arwen mi ha pregata di aiutarla a riportare gli stregoni nella Terra di Mezzo e non posso tornare indietro fallendo..."

"È l'ultima persona più vicina ad un parente che mi è rimasta" cerco di aggiungere non riuscendoci e girando lo sguardo verso il mare attorniato da mostri.

"Rigel" mi chiama lui facendomi girare "Tu avrai sempre il mio sostegno, ma cosa faremo con Frodo? Non hai pietà alcuna per lui? Ha già sofferto troppo nella Terra di Mezzo e se ci ritornasse il dolore della ferita che ha dentro il suo sangue si riaprirebbe e non credo lo sopporterebbe"

Dopo qualche secondo aggiunse

"Ho promesso a suo padre, molto tempo fa, di proteggerlo da qualunque male se fosse stato possibile.
Ora e per sempre devo mantenere la mia promessa"

Abbasso lo sguardo finché non mi viene un'illuminazione

"Se io riuscissi a passare, significherebbe che molte delle vecchie credenze sono fasulle e inutili.
Può darsi che anche per Frodo sia lo stesso"

Il sorriso che aveva illuminato il mio viso si spegne come se qualcuno avesse soffiato una candela in una stanza buona appena Gandalf comincia a parlare

Pulvis Et Umbra Where stories live. Discover now