Capitolo 2.

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Capitolo 2



La prima lettera arriva alcuni giorni dopo, mentre Harry sta aiutando sua madre a pulire dopo pranzo.

Il telefono comincia a suonare nella sua tasca proprio mentre si mette un paio di guanti di gomma. Lo lascia squillare, sperando che chiunque sia lo chiami più tardi, ma la chiamata si interrompe e ricomincia di nuovo dopo pochi secondi. Questo procedimento si ripete alcune altre volte, fino a che sua madre non lo afferra per le spalle e lo spinge fisicamente fuori dalla porta.

Quando guarda lo schermo, quella che sembra come una pallottola cade all'improvviso nel suo stomaco.

È Niall, ed è la nona volta che sta chiamando.

"Che succede?" quasi urla quando risponde.

"Gesù Santo!" urla Niall dall'altro lato della linea. "Stai bene? Sei vivo?"

"Che succede?" ripete Harry, con più urgenza questa volta. Si incammina fuori per avere un po' di privacy, ma non riesce a calmarsi abbastanza per mettersi a sedere. "Sto bene, ma cosa — "

"C'è una lettera," ansima Niall. Sta provando a respirare così disperatamente che ha solo l'effetto di preoccupare Harry ancora di più. "Mi hanno consegnato una lettera in ufficio, ed è — ", fa una pausa, probabilmente per inspirare. "È grave, Harry."

Harry rabbrividisce. "Niall," dice, provando a trattenersi dal piangere per nient'altro se non puro e semplice stress. "Dimmi cosa è successo."

"Una lettera, come ti ho detto," replica Niall, impaziente. "Ti mando la foto per messaggio e via, aspetta."

Un secondo dopo, il telefono di Harry vibra. Lo stacca dal suo orecchio e va ai messaggi con dita tremanti. Quando ingrandisce la foto, il sangue gli scorre freddo nelle vene.

È un semplice pezzo di carta, con un'increspatura al centro, dove è stato piegato a metà. So cosa ha fatto, c'è scritto, e accanto a queste parole c'è una foto di Harry a una sfilata di moda a cui aveva partecipato il mese prima. I suoi occhi sono stati cancellati furiosamente con un pennarello indelebile nero.

Harry si sente improvvisamente in pericolo, esposto, nel giardino sul retro della casa di sua madre nonostante la staccionata che lo separa dal resto del mondo.

Avevano pensato che semplicemente – avevano pensato che fosse qualcuno che gli stesse facendo uno scherzo privo di inventiva. La polizia aveva detto loro di non preoccuparsi, che cose come quella raramente degeneravano.

Che Harry non aveva niente da temere.

"Niall," dice, con le lacrime agli occhi, quando riporta di nuovo il telefono all'orecchio. "Niall, che facciamo?"

"Ascolta," dice Niall. Sembra stare meglio adesso, calmo, composto. Al comando della situazione, come deve essere. "Non voglio che tu perda il sonno per questo, okay?"

Harry pensa che sia leggermente ipocrita, considerando che Niall gli ha quasi fatto venire un infarto.

"Dove stai alloggiando?"

"A casa di mia madre," replica Harry. "Sono – non è sicuro? Sto mettendo in pericolo la mia famiglia?"

"No, no, va bene," dice Niall. "È perfetto, in realtà. Rimani dove sei."

"Hai chiamato la polizia?"

"Certo che sì," replica. "Sono per strada proprio adesso. Mi hanno detto al telefono che potrebbero doverti interrogare, ma ho detto loro che stai tenendo un profilo basso, e che in ogni caso non sapresti niente su un potenziale stalker. Non ne sapresti niente, giusto?"

Got The Sunshine On My Shoulders || Italian TranslationWhere stories live. Discover now