If he asked, I'll be his.

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L'acqua del lavabo scorreva ininterrottamente davanti agli occhi di Steve.

Il ragazzo non riusciva a smettere di fissare quella piccola cascata infinita che lo costringeva a rinchiudersi nei propri pensieri, ne aveva così tanti. L'aria del bagno era calda e confortevole, Steve si sentiva avvolto da un tepore materno che lo rincuorava e lo rendeva malinconico allo stesso tempo; aveva fatto la doccia da poco e le pareti della piccola stanza sembravano aver trattenuto il vapore dell'acqua bollente.

Sospirò. I polmoni si inebriarono dell'aroma d'arancio appartenente all'ultimo sapone usato. Quel profumo gli ricordava sua madre. Poi un leggero tonfo alla porta lo destò dalla sua pensierosa sonnolenza.

-Ehi, Steve? Sei ancora lì dentro?-

Bucky.

Doveva essere stato rinchiuso in quel bagno per un bel po'. Dannazione.

Alzò gli occhi umidi sullo specchio di fronte a lui. Deglutì pesantemente nello scrutare la sua figura allo specchio, quasi dovesse mandar giù un boccone amaro.

Riconobbe la sua struttura esile, i capelli biondi come il grano, gli occhi verdi che facevano da cornice ad un'espressione insicura in forte contrasto con ciò che indossava: una camicia di seta gli circondava le spallucce ossute, abbinata ad una cravatta totalmente fuori dalla sua portata, ma che aveva comunque messo sotto consiglio di Bucky.

Se si sentiva così ridicolo in quel momento, era tutta colpa del suo migliore amico, il suo unico amico.

Bucky James Barnes gli aveva organizzato un appuntamento. Al buio. Con una ragazza.

Steve non sapeva esattamente come gli fosse venuta in mente quell'idea malsana, ma non era stato capace di dirgli di no. Bastava che Bucky glielo chiedesse con uno sguardo, con un sorriso, con il modo in cui sorrideva lui...e c'era solamente una sillaba che riusciva a pronunciare: "si". Non riusciva a negare nulla a quel ragazzo. Come si può dire di no a qualcuno per cui faresti di tutto pur di vederlo sorridere?

Steve era pronto a fare la figura dello stupido davanti a qualsiasi ragazza pur di passare un po' di tempo in più con Bucky, prima di vederlo di nuovo partire per la guerra. Se doveva perderlo, tanto valeva vederlo sorridere un'ultima volta.

Il biondino scosse la testa velocemente, in modo da scrollarsi la pesantezza di quei pensieri di dosso e concentrarsi a migliorare un po' quei capelli mezzi arruffati che si ritrovava.

-Stevie? Ti decidi ad aprire questa dannata porta o devo buttarla giù? Faremo tardi!-

Il ragazzo si immobilizzò. Corse ad aprire la porta goffamente.

Ogni volta era la stessa storia: quando si trovava davanti Bucky, una morsa invisibile gli stringeva il petto fino a fargli mancare il respiro. Il moro se ne stava lì, con la spalla sinistra poggiata contro lo stipite della vecchia porta del bagno e lo fissava con la sua solita espressione compiaciuta, con quell'atteggiamento così sicuro di sé invidiato da ogni soldato della città. Bucky riusciva ad emanare un profumo di eleganza e raffinatezza col suo sguardo accattivante e la sua fedele divisa alle quali Steve aveva sempre ambito.

Ammirare quel viso così perfetto, quel petto fiero e sano era come essere ammaliati da un'entità superiore alla quale Steve non poteva che sottomettersi.

-Faremo?- riuscì bisbigliare con un esile filo di voce. -V-Vuoi dirmi che...vieni anche tu?-

Le labbra del soldato si distesero in un leggero sorriso. Eccola . Quella che significava per lui un punto di forza e, allo stesso tempo, una grande debolezza. Per quel dannato sorriso Steve avrebbe fatto di tutto.

If he asked, I'll be his.Where stories live. Discover now