16 (parte II)

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**attenzione, capitolo con scene di sesso**


Fabrizio aprì gli occhi, disturbato dal bagliore di un raggio di sole che filtrava timido dalla finestra rimasta aperta. Sbatté le palpebre un paio di volte, prima di mettere a fuoco la situazione.

Un dolce peso lo teneva schiacciato sul divano. Sul suo petto una folta massa di ricci scuri riposava tranquilla, solo il rumore del suo respiro a riempire la stanza.

Fabrizio sarebbe potuto rimanere lì a fissarlo per ore. Il volto finalmente rilassato, le mani abbandonate sul suo ventre, un'espressione serena. Avrebbe voluto vederlo sempre così, tranquillo e al sicuro. Ricordava il suo sguardo di terrore durante le notti in cui gli incubi lo tenevano sveglio, la preoccupazione quando il maggiore alzava il tono di voce, la paura di essere colpito quando in realtà il musicista non gli avrebbe mai fatto del male. Vederlo adesso, così, libero da ogni paura gli riempiva il petto d'amore.

Passò le sue dita ruvide tra i capelli del giovane, soffermandosi ad accarezzargli lo scalpo. Nel frattempo, Ermal si era svegliato, ma voleva godersi quelle piccole attenzioni che l'altro gli stava riservando. Rimase quindi nella medesima posizione, con gli occhi socchiusi e le labbra tirate in un sorriso.

"Buongiorno piccolè, lo vedo che sei sveglio"

Ermal aprì definitivamente gli occhi, alzando lo sguardo verso Fabrizio e lasciandogli un leggero bacio sulla guancia. "Buongiorno a te Brì"

Successivamente si risollevò del tutto, tirandosi a sedere pochi centimetri più in là, stirandosi i muscoli con uno sbadiglio silenzioso. Si era addormentato come un sasso, con i vestiti ancora bagnati. Aveva assolutamente bisogno di una doccia. E di un caffè.

"Ho bisogno di una doccia, non mi sono nemmeno tolto i vestiti bagnati"

"Intanto dammi un bacio, che ho bisogno di sentirti vicino e convincermi che sei mio sul serio". Dopo essersi scambiati un tenero bacio, Fabrizio si aprì in un sorriso. "Ecco, così va meglio. Vai pure a farti una doccia, ti porto dei vestiti puliti".

Sotto il getto d'acqua calda, il giovane lavò via non solo i residui dello smog romano, ma anche tutte le ansie e le preoccupazioni, beandosi finalmente delle attenzioni che gli erano state rivolte. Si sentiva bene, si sentiva una persona nuova. Dopo aver indossato i vestiti che il maggiore gli aveva portato in bagno, si diresse verso la cucina, da dove proveniva un invitante profumo di caffè.

Lì trovo Fabrizio, con una tazzina fra le mani e un'espressione assorta. Si fermò sulla porta, appoggiandosi allo stipite. "A cosa stai pensando?".

Il musicista sobbalzò appena per lo spavento, per poi rivolgere le sue attenzioni alla figura di fronte a lui. "Che ti amo".

Ermal intanto si era avvicinandosi, lasciandosi cadere sulla sedia. "Può sembrare una domanda banale, ma come stai?".

"Adesso bene, non sono mai stato meglio"

"Parlo sul serio, Brì. Come stai?". Lo sguardo di Ermal gli stava penetrando nell'anima. Quei suoi occhi scuri, attenti, gli erano mancati come l'aria. Sapeva che mentire non avrebbe avuto senso, il giovane era in grado di captare una bugia anche a miglia di distanza.

"Ho bisogno di te, Ermal". Dicendo questo, abbassò lo sguardo sulle braccia tatuate, che in quegli ultimi mesi erano diventate un campo minato. Un terreno su cui sfogare ogni minima frustrazione. Il buco più recente svettava però su tutti, ancora arrossato e leggermente gonfio.

Cerco solo il modo di trovare la pace che non ho [MetaMoro]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora