12. crazy

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"Samuel Wordsworth, tu sei pazzo."

Il moro mi fa uno dei suoi soliti sorrisi sfrontati, mentre si toglie la giacca in pelle, abbandonandola sul prato verde e rimanendo con la semplice maglietta bianca, troppo stretta per lui sulle braccia.

"Ti ho solo sfidato a freccette, Charlotte." Ribatte, semplice, infilando gli indici nei passanti dei pantaloni neri, alzandoseli fino ai fianchi.

Oggi Samuel sembra particolarmente di buon umore e in vena di scherzare, e la cosa non mi piace affatto, perché, per lo meno, quando è scorbutico so perfettamente che dovrò aspettarmi qualche suo scherzetto, mentre ora? Non so a che pensare.

"Le freccette sono dei coltelli potenzialmente mortali." Sottolineo, sarcastica, facendolo sorridere, creando così una piccola fossetta all'angolo della sua guancia.

Che sta succedendo a questo ragazzo? Forse Diana ha deciso di drogarlo, così da riuscire a farsi mettere l'anello al dito e prendere il trono?

"Dai, parto io." Decide, avvicinandosi al tronco caduto usato come tavolo e prendendo uno dei coltelli sistemati sul piccolo telo bordeaux.

Si mette fermo, in posizione, mentre prende la mira con accuratezza, tendendo i muscoli delle gambe e fissando il bersaglio: un attimo dopo, la punta del coltello è conficcata nell'albero segnato in rosso.

Sorride, vittorioso, voltandosi verso di me e scrutandomi con i suoi begli occhi verdi, mai stati più brillanti.

"Dai, prova tu." Propone, porgendomi uno dei coltelli, quasi come se fosse un gioco come un altro.

"Mi ricordi a cosa dovrebbe servire?" Chiedo, prendendo il coltello dalle sue mani, ancora sinceramente perplessa.

"Non hai mai preso in mano un'arma in tutta la tua vita." Spiega, con una semplicità assoluta "Quindi, meglio iniziare con cose semplici."

La cosa non mi convince affatto ma, in ogni caso, non penso di avere così tanta scelta.

Sospiro, rassegnata, voltandomi verso il tronco cerchiato di rosso: dovrei colpirne il centro, ma so bene di non essere così brava.

"Stai sbagliando tutto."

Samuel mi guarda, tenendo le braccia strette al petto e un'espressione sbruffona sul viso.

"Non ho ancora fatto niente." Mi difendo, incredula.

"La posizione." Puntualizza lui, avvicinandosi a me, saccente "È sbagliata."

"Perché ora esiste anche una posizione giusta per lanciare dei dannati coltelli?"

"C'è una posizione giusta per tutto, Charlotte." Ribatte lui, avvicinandosi a me e portando le sue mani ai miei fianchi, girandoli appena "Solo che tu non la indovini mai."

Faccio una smorfia, permalosa, mentre lui sorride dietro di me "Devi cercare di focalizzare la forza sul braccio, altrimenti non tirerai mai nel modo giusto."

"Se ci fossi tu al posto del bersaglio sono sicura che la forza nel mio braccio sarebbe quasi incontenibile." Lo prendo in giro, aspra, mentre Samuel mi sposta gambe e braccia come se fossi una bambola di pezza.

"Abbiamo già constato chi è il più forte fra i due, Charlotte." Ribadisce e, questa volta, mi volto verso di lui, attirando la sua attenzione.

"E se ti prendessi di sorpresa?"

Samuel sbatte le palpebre lentamente, quasi come se non avesse capito bene, e poi sorride "Sorpresa? Ti sembro uno che si fa prendere di sorp-?"

Gli punto il coltello alla gola, tendendo la lama contro la sua pelle liscia, e la mia mano non è affatto tremante.

Capital sinsWhere stories live. Discover now