7.

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"Che lezione hai?" chiedo a Samantha, che cammina al mio fianco. Siamo a metà giornata, è da poco suonata la campanella della fine dell'intervallo.
Essendo a metà semestre, le giornate di scuola stanno diventando piene di interrogazioni e test.

"Fisica, vado dritta" mi informa ed io, che devo invece svoltare a destra, le lascio un bacio sulla guancia.

Nonostante i vari sguardi che ci siamo scambiati durante le lezioni, Bradley non mi ha mai rivolto la parola, ed io non ho la minima intenzione di mettere da parte il mio orgoglio.

Poi, quando svolto l'angolo, lo vedo intento a prendere qualcosa dal suo armadietto.

Passandogli davanti cerco di confondermi fra la gente, tattica che ovviamente non funziona.

Infatti, quando il mio nome esce dalle sue labbra, non posso far altro se non sbuffare e girarmi.

Lo guardo: é sorridente e radioso, i capelli spettinati e il suo modo casual di vestire gli danno un'aria affascinante e sicura al tempo stesso.

"Che cosa vuoi" il mio tono strafottente, peró, lo fa smettere subito di sorridere.

"Nasino... cos'hai?" mi chiede.

Nasino.

Ora mi chiama Nasino? Mi ci chiamava mia zia quando avevo otto anni a causa del mio naso leggermente alla francese, e ci abbiamo sempre scherzato su.

"Non chiamarmi Nasino! Piuttosto và a dare nomignoli squallidi come questo alla tua nuova gente..." ho solo iniziato con la mia sfuriata quando lui m'interrompe.

"Gente? Stai parlando di Jace, per caso? Perché se lo vuoi sapere, tra noi non é mai cambiato niente" ora il suo tono é duro e crudele. I lineamenti non sono più dolci ma duri e i suoi occhi emanano pura rabbia.
Ma io non desisto, e gli rispondo:

"Wow, interessante! Beh, allora perché non vai a parlare con lui, invece che con me? Dopo una settimana in cui mi hai completamente - sottolineerei completamente - ignorata pretendi che per me sia tutto apposto? Non sono qui per continuare ad aspettarti, Williams" esordisco e lui serra la mascella quando lo chiamo per cognome.

"Sei tu che pretendi troppo. Mi sei sempre intorno, vuoi sempre sapere con chi esco e perché. Fatti una vita tua!" esclama risoluto.
Crede di avere ragione! Come può dire cose del genere senza provare un minimo di rimorso?

Fin ora andava bene, era una lite accettabile,  ma ora ci sta andando giù pesante.

Sta facendo leva su tutte le mie insicurezze e non posso perdonarglielo.

"Sai cosa penso io? Che sono stata una stupida a fidarmi cosí tanto di te. Per tutto questo tempo!" mi metto a ridere e devo risultargli isterica, ma poco m'importa, al momento.
La sua espressione ora è un mix tra confusione e rabbia, e io rido sempre di più.

Intanto intorno a noi si sta radunando un capannello di persone e mi maledico mentalmente quando rabbrividisco a causa della sua mano stretta intorno al mio polso, che mi impone di spostarmi da lí.

"Non mi toccare!" urlo liberandomi.

Bradley sta per parlare, quando una voce famigliare si intromette.

"Wow, la Marley che fa la strafottente! Questa si che è una novità. Come stai, Zuccherino?" Jace fa il suo ingresso e mentre parla si passa le mani tra i capelli almeno tre volte.

Ma poi cos'hanno tutti oggi, con tutti questi soprannomi?

Normalmente sarei stata zitta, mi sarei tenuta il groppo alla gola per me e avrei anche gioito per il fatto che non mi ha affibiato qualche altra etichetta pesante come fa - o faceva un anno fa - solitamente. Magari avrei dato una sola risposta ironica perché, chiariamoci, i piedi in testa non me li faccio mettere da nessuno e solitamente non mi mostro fragile davanti agli altri, anche se poi mi ritrovo a piangere chiusa a chiave nella mia stanza.

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