capitolo trentasei

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TRE MESI DOPO...

ABBY'S POV

Sono al sesto mese di gravidanza e a malapena riesco a tenermi in piedi. Micol è cresciuta molto, per quanto riguarda suo padre be non lo sento da due mesi; so solo che si è fidanzato con la puttanella. Invece con Simone va tutto bene, ci siamo fidanzati ufficialmente, anche se io non credo che sia una buona decisione: Jenia è ancora fottutamente nella mia testa e non ce la faccio a diemnticarlo; "Buongiorno alle due piccoline" Ecco qui che fa il suo ingresso in camera e mi stampa il solito bacio sulla fronte "Buongiorno scemo mio" cero di arrampicarmi su di lui "Che c'è? Ti vedo triste?" è il mio migliore amico non posso stare con lui "Mi manca Jenia, non è che con te non ci stia bene, anzi ci tratti da principesse, ma non ce la faccio a dimenticarmi di lui" scoppio in lacrime, non posso credere "Vieni qui piccola" Simonne allarga le braccia "Anche se io ti amo ogni decisione che prenderai io ti appoggerò. Quindi fa ciò che ti rende felice" anche lui scoppia a piangere e per questo mi dispiace ma sarebbe stato peggio se l'avrebbe capito da solo. Prendo il mio telefono e chiamo mio fartello "Abby! Dimmi Tutto" tremo alla domanda che gli sto per fare "Jenia è a Civitanova?" è abbastanza sorpreso "Beh s-si. Perchè?" prendo coraggio e glielo dico "Io lo amo ancora, non posso viviere enza si lui; adesso sia io che la sua bambina abbiammo bisogno di lui. Mancano solo tre mesi al parto e in questo tempo di 'separazione' l'ho sentita molto la sua mancanza" è molto agitato "Jenia è qui a casa penso che abbiate molte cose da dirvi" quando mi da la conferma che è a casa "Okay, prendo il primo tremo e arrivo" riattacco. Simone è ancora sul letto, distrutto "Simo, non farmiti vedere così, è meglio che te lo abbia detto invece che continuare a farti illudere su una cosa che non posso nascondere" mi abbraccia "Dai che ti accompagno dal tuo amato" sorride "grazie mille Simone per tutto". Mi tremano le gambe appena sono davnti la stazione "Allora piccolina, fai la brava e mi raccomando trattami bene la mamma. Lei ti ama sarà davvero una bravissima mamma; sei molto fortunata" si alza alla mia altezza "Buona fortuna piccola" di lascia un bacio sulla tempia. Entro nel treno e ora mi aspettano sette ore di viaggio, direi ce ho abbastanza tempo per riordinare le idee che ho nella testa e formare un discorso sensato. Finalmente sono davanti alla stazione di Civtanova. Non mi sembra vero di essere di nuovo qui è tutto strano, vedo mio fartello che mi fa cenno di andare verso di lui; inizio a correre verso di lui per abbracciarlo e mi prende in braccio "Mi sei mancata piccola peste" gli sussurro un anche tu immerso nei singhiozzi del pianto "Vedo che qualcuno è cresciuto" si avvicina alla mia piancia e mi lascia un bacio "Oh mio Dio" quella voce l'avrei potuta riconoscere da chilometri di distanza, era lui, proprio lui, Jenia fottutamente bellissimo Grebennikov. In quel momento il discorso che avevo preparato per sette ore di seguito era volato e non riescoa concentrarmi...

Solo un allenamento| Jenia Grebennikov Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora