Capitolo 2

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Greta

Appena varco la soglia del negozio, Bea mi accoglie con il suo solito buonumore. Io non so davvero come faccia. Ha sempre il sorriso sul volto anche quando le cose vanno male.
«Buongiorno, dolcezza.»
«Buongiorno un cavolo!» ribatto seccata mentre vado nel retro per cambiarmi e posare la mia roba. Mi infilo la maglia con il logo del negozio e quando la mia testa sbuca fuori dallo scollo, Bea è lì che mi guarda.
«A cosa devo il tuo broncio, amica mia?» mi domanda.
«Non sono riuscita ad andare a correre questa mattina» dico irritata.
Mi fissa per un istante e poi scoppia a ridere. «Tutto qui?»
«Come tutto qui? Guarda che per me è una cosa gravissima. Se non scarico la tensione al mattino, la giornata sarà orribile.»
Lo sguardo di Bea si addolcisce e improvvisamente mi abbraccia, facendo scomparire il mio malumore.
Adoro la mia migliore amica. Ci conosciamo dalla prima superiore e abbiamo condiviso tutte le nostre esperienze, le risate e i pianti. Quando la mamma è morta ho mollato la scuola per trovare un lavoro. La madre di Bea mi ha subito assunta nel suo negozio, che la figlia ha poi preso in gestione terminate le superiori. Vendiamo abbigliamento femminile e accessori vari, come gioielli e borse. E nonostante alcune difficoltà, non c'è mai stato un mese in cui i conti del negozio siano stati in rosso. Se non avessi Bea nella mia vita sarei del tutto persa. Con i suoi occhioni da cerbiatta e i suoi capelli corti e neri, mi riempe il cuore di amore. Mi stacco dal suo abbraccio e le sorrido.
«Sono sicura che non è così grave il fatto che tu non sia andata a correre.»
«Sì, hai ragione.»
Mi sorride e si avvicina alla macchinetta del caffè per preparare la nostra dose mattutina.
«Com'è andata ieri allo stadio?» mi domanda passandomi una tazzina.
«Oh, benissimo. Avresti dovuto vedere Leo. Era al settimo cielo!» dico con il cuore colmo di gioia nel ricordare il viso di mio fratello. Beviamo un sorso di caffè e poi aggiungo: «Anche se un imbecille mi ha fatta cadere facendomi rovesciare l'aranciata sulla maglietta.»
Bea mi guarda incredula e io le racconto per filo e per segno tutto quello che è successo.
«Hai rovesciato la birra addosso all'amico?»
Annuisco con un ghigno malefico sul volto. «Se lo meritava, credimi.»
Bea scoppia a ridere. «Ti adoro quando fai così. Ma perché non hai detto all'altro ragazzo il tuo nome?»
«Perché dovevo? Era uno sconosciuto» dico sincera. «E ora è tardi per tornare indietro.»
Bea mi studia per qualche secondo. «E se fosse stata la tua anima gemella?»
Roteo gli occhi e sto per ribattere, ma lei mi ferma con un gesto della mano. «Sì, sì, lo so. Ma non smetterò mai di dirti che meriti di meglio.»
«La verità è che sei un'inguaribile romantica, Bea.» la punzecchio. «Ma sono sicura che se fosse così, il destino provvederà, no?»
«Lo dici perché non ci credi. E io a volte penso che tu preferisca chiuderti nel tuo guscio senza provare a essere davvero felice. Ma mai dire mai nella vita.»
La guardo perplessa senza capire sino in fondo le sue parole. Ma decido di lasciar perdere e non indagare oltre. Tanto la vita ha sempre qualche asso nascosto nella manica.
Lo scampanellio della porta del negozio interrompe il nostro discorso ed entrambe ci armiamo di un bel sorriso e usciamo dal retro, pronte a iniziare una nuova giornata lavorativa.

Davide

Sono in cucina con la tazza di caffè fumante tra le mani e osservo il paesaggio fuori dalla finestra. È bello vivere al confine della città, non troppo lontano dal centro ma abbastanza da poter ammirare le colline e non i grattacieli. Sono vicino al parco e al campo d'allenamento, e mi muovo in macchina solo raramente.
Sorrido rilassato e mi ritrovo a vagare con i pensieri all'assurda giornata di ieri allo stadio. Il volto di quella ragazza mi è rimasto impresso nella mente. Bassina, con i capelli color miele e gli occhi azzurri velati di tristezza e insicurezza, ma con un atteggiamento scontroso. Non riesco ancora a credere a come si è difesa da Lollo. Ma più di tutto non riesco a capire perché mi incuriosisca così tanto. Non sono mai stato tipo da correre dietro alle ragazze, anzi, la cosa non mi è mai interessata più di tanto. Eppure quando le ho toccato il braccio, dentro di me si è mosso qualcosa, e non so come interpretarlo. Mi sarebbe piaciuto scoprire il suo nome, invece ha farneticato qualcosa a proposito del destino.
Ma come ci si può affidare al destino? Sono sempre stato un ragazzo da "volere è potere" ma mi piacerebbe ricredermi. Se il destino ci facesse incontrare di nuovo vuol dire che esiste davvero qualcosa che muove le nostre vite a nostra insaputa? Continuo a guardare fuori dalla finestra, e sono talmente assorto nei miei pensieri che non mi accorgo che Lollo è entrato in cucina, si è versato il caffè e si è seduto dall'altra parte del tavolo.
«Terra chiama Davide!» mi dice passandomi una mano davanti alla faccia.
«Oh, buongiorno. Scusa ero sovrappensiero» dico, sorseggiando il mio caffè.
«L'ho notato. Non sei andato a correre?» mi chiede mentre addenta una brioche.
«No. Non ho dormito bene e ho preferito recuperare stamattina.»
«Meglio così. Non oso immaginare cosa ti farebbe il mister se scoprisse che vai a correre tutte le mattine.»
Ovviamente ha ragione. Se mai dovessi farmi male fuori dagli allenamenti o dalle partite, passerei dei guai seri. Ma io non posso fare a meno di andare correre. Mi aiuta a rilassarmi e il fisico ne trae solo dei vantaggi, perciò fino a quando non mi succederà nulla, e il mister non verrà a saperlo, continuerò a farlo.
«Comunque, che cosa turba il tuo sonno?» continua Lollo.
Alzo le spalle. «Pensieri.»
«Che tipo di pensieri?» mi chiede curioso.
«Non lo so. Mi stai facendo troppe domande di prima mattina, Lollo» gli rispondo seccato.
Finisce di mangiare la sua colazione e accartoccia la carta della brioche. «Scusa se mi preoccupo per il mio migliore amico nonché compagno di squadra. Lo sai che quest'anno o la va o la spacca. Non possiamo permetterci nessun tipo di distrazione.»
A volte mi sorprendo del suo atteggiamento disciplinato. Di solito si beffa degli altri ed è sempre pronto a scherzare, ma quando si tratta delle nostre carriere calcistiche diventa serissimo.
«Lo so, Lollo. Tranquillo.»
«Bene.» Si alza e posa la tazza nel lavandino, poi si volta e mi guarda. «Sai, non riesco ancora a credere che quella pazza ieri mi abbia rovesciato la birra addosso!»
Scoppio a ridere davanti la sua espressione scioccata. «Te lo sei meritato, credimi.»
Si gratta il petto e si stiracchia. So che gli brucia molto essere stato umiliato così da una ragazza e questo mi fa ancora più ridere.
«Sarà, ma quella è matta. E non invidio per niente il suo ragazzo.»
Il mio sorriso si spegne e una strana sensazione mi invade. «Dici che ha il ragazzo?» gli domando.
«Non lo so. In fondo è pazza ma carina.»
«A me è sembrata bella non carina» dico deciso.
Lollo mi scruta. «Di' un po', non è che è lei che ha disturbato il tuo sonno e occupa i tuoi pensieri?»
Evito il suo sguardo e mi alzo dalla sedia per lavare le tazze. Non so mentire molto bene, e non capisco nemmeno perché mi stia agitando così tanto. «Ho solo detto che è una bella ragazza. Tutto qui.»
«Sì, certo» risponde poco convinto. Si avvicina e mi dà una pacca sulla spalla. «Levatela subito dalla testa, amico. Non sai nemmeno come si chiama e non la rivedrai mai più. Ora sbrigati che facciamo tardi all'allenamento. Non voglio che il mister si arrabbi.»
«Guarda che sei tu quello che è sempre in ritardo» obietto.
«Sì, ma non sono io che ho la testa tra le nuvole oggi» sottolinea.
Vero, ma non c'è motivo di preoccuparsi. Sono solo rimasto colpito da una bella ragazza e dal suo modo di fare, ma Lollo sa perfettamente che non c'è nulla di più importante per me del calcio.
«Tranquillo» rispondo mentre sciacquo le tazze. «Niente e nessuno potrà distrarmi.»
Lollo annuisce soddisfatto e va a chiudersi in bagno. Asciugo le tazze e le ripongo al loro posto, poi guardo l'orologio.
Fantastico! Faremo tardi anche oggi.

E se fosse destino (Serie del Destino #1)Where stories live. Discover now