Capitolo 5

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Cody's p.o.v

Quella mattina

Uscii dalla mia casa con una ragazza diversa dalla solita.

"Senti, se vuoi ci possiamo rivedere" disse, con una voce da oca insoportabile. Emy non l'avrebbe sopportata.

"No, devi andartene" risposi con tono freddo; un tono che utilizzavo da quando me ne ero andato, due anni fa. Sembrava poco detto così, ma per me era un'eternità.

"Chissà se Emy è al teatro, chissà se mi pensa ancora, chissá se legge le nostre scritte, o come le chiamava lei "frasi che mi facevano pensare ad un pedofilo"". Risi a questo pensiero, ricordandomi lei sdraiata sul divano con la testa sulle mie coscie, mentre i capelli erano sparsi dappertutto, morbidi e profumati di un cocco intenso, del suo balsamo preferito...chissá se usa ancora quello, se ancora profuma di cocco.

"Ma sembrava che ti fossi divertito ieri sera!" Continuò protestando.
Entrai nel parcheggio ignorandola completamente.
Entrai nella mia macchina, prendendo la via del negozio.

Lavoravo in un negozio di tatuaggi: disegnavo da sempre, era una seconda via per togliermi dalla mente Emy.

Nonostante tutto il tempo, nonostante tutto, io pensavo sempre a lei.

"Dannazione!"

Diedi un pugno al volante. Ero così debole! Cazzo...per una ragazza! Ma lei era Emy, la mia piccola Emy, quella speciale, l'unica che mi aveva fatto scoprire l'amore, il mio primo e vero amore.

Perchè il primo amore erano le sensazioni che si provavano per la prima volta, erano quelle che ti facevano pensare: ma cosa mi sta succedendo? E l'avevo detto pure io.

Mi mancava assaggiare quelle sue labbra, quelle sue morbide labbra rosee, baciare quel suo piccolo naso che d'inverno diventava rosso, o semplicemente ritornare indietro nel tempo e non andarmene mai.

Accostai. Non mi interessava dov'ero o dove mi ero fermato, il mio cuore cominciò a battere sempre più forte, e il mio respiro cominciò a diventare più intenso, affannato.

Il petto mi bruciò, era come se migliaia di aghi si fossero conficcatti dentro di me.
Chiusi gli occhi: se io sono qui, lei è in pericolo, quel bastardo la potrebbe trovare!
Non riuscivo più a pensare..anche la mia testa pulsava.

Devo rivederla! Si cazzo!
Feci retromarcia per cambiare direzione: Il teatro.
Ero sicuro che fosse lì.

Passare un mese nella stessa cittá era straziante: mi veniva voglia di rivederla, abbraciarla, baciarla, riaverla mia.

La guardavo da lontano, la guardavo entrare nel cimitero, piangere su una lapide, una pietra senza significato. Mi toglieva il fiato vederla così. Il cuore mi si spezzava solo a guardarla soffrire per me.

Entrai nel parcheggio, per poi scendere dalla macchina.

Guardai quel posto in cui avevo passato la maggior parte del tempo con lei, a guardarla ballare, sorridere, fare l'amore persino lì, nel suo posto preferito.

Un lacrima scivolò imperterrita sulla mia guancia destra, crepando la maschera di mattoni che stavo cercando di creare dalla mia "presunta" morte.

E adesso, tutto poteva andare a farsi benedire, perchè io, Cody Lewis, stavo piangendo come un bambino, perchè mi mancava la mia ragazza.

Entrai dalla porta posteriore, sentendo le note di Human, la sua canzone preferita.

La vidi ballare, muoversi con tale delicatezza che pensai potesse rompersi da un momento all'altro. Ma non ballava come tutte le altre ragazze, lei era così bella che ogni suo movimento faceva trasparire le sue emozioni, e in quel momento era di tutto.

Mi avvicinai una volte per tutte, prendendola per i fianchi e avvicinandola al mio petto.

Brividi...quei brividi.
Rimase di ghiaccio.

"Magari non mi riconosce. Magari si è dimenticata di me, oppure semplicemente non mi ama più"

Tutti questi pensieri svanirono quando si girò.

"Cody!" urlò, abassandosi di poco e sgranando gli occhi.

"Tu tu...tu sei..." sussurrò con la voce strozzata dal pianto.

"Oh amore quanto mi sei mancata!"

"Shh amore....Si, sono qui, ma adesso ho bisogno di baciarti"

Si fiondò sulle mie labbra con foga; io non fui da meno.

Sentii i nostri denti scontrarsi, le lingue giocare, e le labbra ballare.

Tutto era pieno di brividi, io e lei, perché in quel momento c'eravamo solo noi due.

Quando mi staccai la vidi piangere. La strinsi come quando litigavamo e poi facevamo pace, quando si stava per addormentare.

Si staccò più calma e, dal suo viso angelico, mi ritrovai a guardare il muro a destra.

Mi aveva appena dato uno schiaffo, e continuò così, finchè non la fermai per le mani ed appogiai la sua testa sul mio petto.
Continuò a darmi colpi sul petto ma non li sentivo, non sentivo dolori più grandi della mancanza che avevo nei suoi confonti.

"Perchè?" chiese, staccandosi e creando una certa distanza.

"No, amore. Basta ulteriori distanze tra noi!"
"Avvicinati" dissi con tono dolce.

"Cosa vai farneticando Cody, ma sei serio? Sei sparito per due anni, inscenando la tua morte, ho pianto ogni singolo giorno su una cazzo di lapide con il tuo nome, pensando che tu fossi lì dentro. Perchè lo hai fatto? Perchè mi hai lasciata soffrire? A piangere una morte non vera? La morte dell'unica persona che amo più di me stessa. "
Faceva male. Faceva male vederla piangere.

"Tu non capiresti..." sussurrai sconfortato, puntando lo sguardo sulle mie scarpe ormai consumate dal tempo.
"Chi te lo dice? Cody sei tu, sei tu quello che complica la cosa. Se magari me lo dicessi, io capirei."

"Vorrei, ma non posso"
"Io n-non posso" dissi, guardandola soffrire, rompersi.
La mia bambola di porcellana si stava rompendo.

Scese le scale, prendendo la sua borsa.
Rimasi senza fiato quando la vidi: era quella che le avevo regalato un giorno, uno a caso, un giorno di felicitá.
Prima di varcare la porta principale si girò.

"Tu non sai quanto dolore mi hai causato, tu non sai che quando mi hai abbracciato ho pensato stessi delirando e che stessi diventando pazza. Quando ti deciderai, il mio numero è sempre lo stesso."
Con una sicurezza da far tremare i muri, varcò la porta e la chiuse, sbattendola. Piansi, piansi lì nel suo posto preferito, il posto in cui mi ha riavuto, ma se n'era riandata.

Presi il telefono vecchio ed entrai su Whatsapp. Finalmente potevo vedere tutti i messagi che mi inviava da quando non c'ero.

Andai al primo, un messaggio vocale di due mesi dopo la mia scomparsa.

"Sai Peter Pan..."

Ridacchiai santendola pronuciare quel sopranome.

"Ti odio, perchè ti vedo dappertutto: nei sogni, ho persino le allucinazioni.
Quando entro in camera tua penso che tu uscirai dal bagno come facevi sempre, solo con un asciugamano legato in vita. Sapevi che mi dava fastidio, ma non così tanto, eri troppo sexy ma non lo verrai mai a sapere, perchè ormai sei in cielo."

Un piccolo sorriso dolce increspò le mie labbra.
"Ma sei uno stronzo patentato, mi hai lasciato qui con un pugno di mosche in mano. Sai dove sono? Qui al cimitero, vicino a te. Ti amo Cody e ti amerò sempre"

Scoppiai a piangere, lanciando per terra quell'oggetto che si frantumo. sentivo soffrire, solo per colpa mia.

Presi il telefono di nuovo in mano e stetti per chiamarla quando qualcuno entrò nel teatro.

Non era qualcuno, ma era la persona che aveva diviso me e la mia Emy.

N/A
Questo capitolo é la versione del precedente solo con protagonista Cody.
Beh adesso ne abbiamo la conferma, é vivo, ma Emily non è intenzionanta a perdonarlo facilmente.

Perchè Tutte A Me?Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang