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Andrea:

Fu una settimana infernale, la più brutta della mia vita e forse reagii anche in maniera esagerata, ma sentivo che era la cosa più giusta da fare, così sparii.
Ho lasciato perdere gli esami e sono andata dai miei cugini a Malta facendo finta di nulla per mesi: ho tirato avanti la solita vita, sono stata bene.
Una volta tornata in Italia però ho dovuto fare i conti con te. Sapevo che ti avrei rivista prima o poi, per cui mi sono preparata un discorso, ero pronta a qualsiasi tuo tipo di reazione, anche nella remota possibilità che mi avresti presa a schiaffi.

"Ciao Martina" ti dico nel più sereno dei modi.
Sei meravigliosa anche da terrorizzata, in altre circostanze ti avrei baciata all'istante, ma questa situazione sono stata proprio io a crearla e ora le tue labbra posso solo desiderarle.
"Ciao Andrea" rispondi.
"Come stai?"
"Sto bene e tu?" Il terrore che avevi prima negli occhi svanisce e lascia spazio ad una te persa, persa totalmente ma non in me.
"Sto bene anche io"
Tra noi cala il silenzio, riesco a percepire tensione da parte mia, ma da parte tua nulla, non sento niente. Non mi aspettavo che avresti atteso il mio ritorno, sarebbe stato da folli, ma sicuramente non mi aspettavo tutto questo distacco da parte tua, e probabilmente me lo merito: non mi sono comportata nel migliore dei modi ma proprio non capisco, un attimo fa avevi quella solita luce negli occhi, quella che brillava solo in mia presenza, e adesso?
Mi chiedo se un po' ti ho cambiata.
Sto per proporti un caffè per scambiare due chiacchiere quando tu mi anticipi dicendo che devi andare via, una frase semplice e vuota:
"Devo andare a casa adesso, mi stanno aspettando" e non attendi neanche la mia risposta, cammini e vai oltre me, lasciandomi inerme.
È questo il momento, Martina, è questo il momento in cui mi rendo conto di quanto io abbia sbagliato con te.

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Il tempo scorre lento in questa giornata, mi sento tanto angosciata e triste, c'è qualcosa che non va fra me e te. La riconosco, è di nuovo la stessa angoscia, lo stesso panico che prendeva il sopravvento e soffocava tutte le sensazioni positive, forse è meglio che io non sia riuscita a chiederti del caffè, non voglio precipitare di nuovo in quel buco nero.
Mi sento egoista, sai? La tua reazione mi ha trasmesso rancore e questo mi delude, ma in fondo cosa potevo pretendere? Che mi avresti abbracciata senza mai staccarti?
Ritorno subito in me: è giusto così, tu sei andata oltre ed è proprio quello che ho sempre voluto, alla fine io non sono innamorata di te, non può infastidirmi la cosa, non deve.

Martina:

102 giorni di silenzio, 102 giorni in cui io invece ti ho cercata pur sapendo che sarebbe stato tutto vano, 102 giorni nella mia stupida prigione mentale dalla quale non riesco ancora oggi ad evadere, 87 invece sono le notti in cui sei venuta a tormentare i miei sogni e tu cosa mi dici? "Ciao Martina"
Cammino verso casa ma quella breve conversazione non abbandona la mia mente.
Mi chiedo perché io non ti abbia mai odiata, eppure ne avrei tutte le ragioni. È una domanda che non mi sono mai posta ma finalmente inizia a concretizzarsi: la tua leggerezza, la tua stupida leggerezza nell'affrontare la situazione mi fa ribollire il sangue nelle vene, il mio cuore è irrequieto a causa tua ma questa volta in modo diverso, finalmente sono arrabbiata con te. E dico finalmente perché non ne potevo più, perché 102 giorni per dimenticarne soli 17 sono realmente troppi, che forse alla fine non eri nulla di così straordinario ed ero io troppo generosa nell'attribuirti meriti, ma la realtà dei fatti è che mi hai fatto più male che bene.
102 giorni dopo spero di non rivederti neanche per sbaglio, neanche di sfuggita o in ginocchio di fronte a me, perché mi hai fatto male, un male atroce, anche se non l'ho urlato ai quattro venti, anche se a soffrire ero da sola nella mia stanza per non dare dispiaceri a nessuno.
Andrea, io oggi sono veramente arrabbiata con te e spero che tu vada sinceramente a fanculo perché credo che questo sia il minimo che tu possa fare.

Andrea:

Sono le 3.27 e ancora non riesco prendere sonno, la sveglia del mio orologio suona puntualmente ogni notte a quest'ora da quando quella mattina, scherzando in auto, avevi toccato per sbaglio qualche pulsante impostando la sveglia. Non l'ho mai disattivata ma sinceramente non avevo neanche mai legato questo insopportabile allarme a quel ricordo, questa è la prima volta.
Il rumorino fastidioso si interrompe, chiudo gli occhi.

Ci baciamo ed è un misto di aggressività e dolcezza, non resisto più, aspetto questo momento da troppo, ti desidero follemente e questo è il sentimento più forte provato in tutta la mia misera esistenza.
Ci togliamo i vestiti e tu, dolce e fottutamente perfetta ai miei occhi, fai l'amore con me. Tiri leggermente i miei capelli mozzandomi il fiato, sei dentro di me e dei brividi percorrono la mia schiena, è così diverso dalle altre volte con te, è così diverso da tutte le altre volte e basta.
Quasi in estasi ti porto su di me lasciando le nostre intimità sfiorarsi. Mi sento bruciare, sto bruciando tutto il mio amore per te, mi sto esaurendo, sono sfinita.
Te lo dico: "Ti amo, Marti"
"Ti amo anche io" rispondi.
Usciamo a fumare una sigaretta, ti confesso le mie paure, le mie esperienze e tu fai lo stesso con me: iniziò lì, la fine.
"Secondo me ti leghi troppo presto, troppo facilmente. Cosa faresti se dovessi farti male? Ho davvero paura della tua reazione, ti giuro, mi prende il panico, sei stata così male per quella stronza, non voglio che tu stia di nuovo male"
"Non succederà, non starò mai più così male".

7.30 del mattino, sono incredula, io che non sogno mai, mai, ho appena sognato te. Anzi no, non era un sogno, era la realtà, era la nostra ultima notte.



17 days to fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora