Always The Moon At Nine In The Afternoon♤~

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Ricordo il momento in cui la mia luna se ne andò, facendomi vedere solo la sua faccia scura. Ryan, la mia luna che beveva tea in un giardino inglese, era semplicemente andata via insieme a Jon. Fatico ancora a capire il perché della loro decisione, ma ricordo solo di aver scritto un album semplicemente perché ero così tanto arrabbiato con Ryan, oscurato dai sentimenti, che non feci altro che comporre per far vedere il mio valore, che quello che volevo fare insieme a loro, insieme alla mia luna, facendo diventare tutto d'oro, era una cosa per cui valeva lottare. "Vices & Virtues", chiamai l'album, che fece dei "Panic! At The Disco" più famosi di quanto fossero. Volevo ancora rendere il cielo dorato, insieme alla mia luna. Ma la mia luna aveva preso un'altra strada, decisa a non volere più incontrare il sole. C'era la terra intera a dividerci, com'è giusto che sia tra sole e luna. Uno da una parte e l'altra ovunque, ma mai insieme a lui.

Ricordo poco del periodo in cui composi "Vices & Virtues", perché ero un po' depresso siccome la mia luna era andata via, decisa a non tornare. Ma non potrò mai scordare quando, sulle note del pianoforte scordato e ormai bagnato dalle mie lacrime salate, avendo suonato "When The Day Met The Night", una sottospecie di promessa tra me e Ryan, iniziai a suonare una nuova melodia, dolce, quasi come una promessa appena sussurrata al vento, pronta ad infrangersi perché troppo sottile.

It was always you
Falling for me
Now there's always time
Calling for me
I'm the light blinking at the end of the road
Blink back, to let me know.

Una desiderio disperato del suo ritorno, una speranza fece capolino nella mia mente, anche se sapevo che era inutile tutto ciò che volevo, che tornasse da me.
Volevo sapere cosa Ryan avesse in testa, quando si allontanò dai Panic! At The Disco. Da me.
Mi disse che quello che pensavo io, di allontanarci dallo stile dei Beatles, non fosse ciò per cui la nostra band si formò. Evidentemente era ancora troppo legato alle storie di quando eravamo alle prime armi con la band, troppo ossessionato dal nostro scopo principale, senza notare quella luce in fondo al tunnel che ci avrebbe portato in un nuovo mondo.
Mi alzai dal pianoforte, richiudendolo con cura, mentre ripensavo alle parole che erano uscite come burro mentre le mie mani scivolavano leggere lungo i tasti bianchi e neri, in perfetta armonia, componendo una melodia dolce e malinconica.
Andai verso la mia stanza, in un silenzio a dir poco disumano, abbandonando il pianoforte nel grande salotto sempre pronto ad ospitarlo. Mi chinai proprio davanti al letto, guardandoci sotto, tastando con le mani qua e là, alla cieca, in cerca dell'unica cosa che ancora mi legava alla mia, ormai forse di qualcun altro, luna.
Non trovando quello che cercavo, iniziai a rovistare nei cassetti del mio comodino, per poi mettere a soqquadro tutta la stanza, tutta la casa, in una disperata ricerca di quel braccialetto che Ryan mi lasciò prima di andarsene, di abbandonarmi. Quel bracciale che portava sempre, con sopra scritto il mio nome.
Improvvisamente mi ricordai dove lo avevo lasciato, nella custodia della mia chitarra, insieme ad essa. Tornai nella mia camera da letto, mentre nella mia mente riaffioravano i ricordi di quando in quella stanza condivisi molti momenti speciali, momenti proibiti, tra sole e luna. Presi la mia chitarra, aprendo delicatamente la custodia, per poi prendere silenziosamente la chitarra, scorgendo poi il bracciale riposto amorevolmente nella custodia, mentre le mie dita iniziavano a pizzicare le corde della chitarra, suonando a memoria le stesse note suonate prima sul pianoforte, mentre le frasi già cantate in precedenza riaffioravano come le parole sussurrate nel silenzio della sera tra me e Ryan, guardando la luna alle nove del pomeriggio, quando sognavamo e pregavamo che la luna non cedesse mai, dando spazio al sole.

It was always you
Falling for me
Now there's always time
Calling for me
I'm the light blinking at the end of the road
Blink back, to let me know.

Mi fermai, mentre le lacrime che silenziosamente avevano accarezzato il mio viso, non cessavano, cadendo insistentemente verso il basso, suicidandosi atrocemente andando in caduta libera verso la mia chitarra e il pavimento, che ormai aveva già sopportato anche fin troppo la pioggia quasi mai ferma che continuava a scivolare lungo la mia pelle, lenendola e rodendola, creando pian piano nel tempo piccoli solchi che ormai quelle amare gocce d'acqua conoscevano a memoria.
Iniziai a suonare note diverse, mentre la mia voce intonava parole differenti, nuove.

When the world gets too heavy
Put it on my back
I'll be your levy
You are taking me apart
Like bad glue
On a get well card.

Cantavo, mentre ricordavo nella mia mente quando presi sulle mie spalle il peso di Ryan, poichè lui potesse essere libero di respirare almeno per un po', liberandosi dalla pesantezza del mondo sulle sue sole spalle, mentre volevo fargli da leva, solo per aiutarlo, solo per amore; mentre ricordavo quando mi prese solamente in giro, dicendo di amarmi, come una cattiva colla che cerca di far attacare due cose ma alla fine le tiene unite solo per poco, perché si sono ormai staccate per via della scadenza della colla... come l'amore tra me e Ryan Ross, il ragazzo che amavo.
Ripetei nuovamente quello che ormai avevo cantato più volte, avendo ormai realizzato che si trattasse del ritornello di una nuova canzone, una nuova poesia, come avrebbe detto Ryan.

It was always you
Falling for me
Now there's always time
Calling for me
I'm the light blinking at the end of the road
Blink back, to let me know.

I'm a fly that's trapped
In a web
But I'm thinking that
My spider's dead
Lonely, lonely little life
I could kid myself
In thinking that I'm fine.

Pensavo che ero una mosca in una cosa più grande di me, una cosa che non potevo evitare, come una mosca, difatti, la ragnatela, ma pensavo anche che mio ragno era morto, non c'era; la piccola vita di ognuno è solitaria, si incontra qualcuno, certo, ma il proprio viaggio si deve costruire da sè... da noi stessi. Avrei potuto mentirmi, mentre le mie lacrime cadevano, pensando di stare bene.
La mia bocca disse ancora le stesse parole, mentre le mie mani suonavano sulle corde come se fosse una melodia conosciuta, anche se in realtà totalmente nuova a me e alle mie orecchie.

It was always you
Falling for me
Now there's always time
Calling for me
I'm the light blinking at the end of the road
Blink back, to let me know.

Sapevo che in quelle parole riponevo la mia speranza, il mio sogno di ritrovare la luna, di rivederla. Che mi chiamasse, in modo che gli potessi mostrare la luce alla fine della strada. Era sempre pronto per aiutarmi, come anche io lo ero per lui. Eravamo come due api operaie, che lavorano in armonia svolgendo il proprio dovere, per poi spesso rilassarci tornando, sempre come se fosse la prima volta, a scoprire l'uno il corpo dell'altro.

That I'm skin and bone
Just a king and rusty throne
Oh, the castle's under siege
But the sign outside says 'leave me alone'.

It was always you
Falling for me
Now there's always time
Calling for me
I'm the light blinking at the end of the road
Blink back, to let me know.
Blink back, to let me know.

Sono un re, pensavo nella mia testa, un re rimasto solo, in cerca della persona che una volta occupava il trono accanto al mio, ormai diventato arruginito, mentre il castello viene colpito, colpito e colpito ancora, cercando di abbatterlo, facendomi cedere, ma sul cartello esterno c'è scritto di lasciarmi in pace, che non voglio la guerra.

Chiusi gli occhi, risuonando la stessa melodia, cantando nuovamente le stesse parole, per poi riaprirli quando finì, riposando la chitarra, prenendo la prima cosa capitata sotto mano per iniziare a scrivere note e parole, quella canzone appena composta.

Subito dopo guardai fuori dalla finestra della mia camera, e vedendo la luna piena sorrisi, sapendo che una parte della mia luna sarebbe stata sempre con me. Vidi la luna in modo strano, poichè la vidi rotta, spezzata, come se fosse caduta, scivolata dalle mani di qualcuno. E ne mancava un pezzo. Il pezzo che ebbi. Il mio amato Ryan. Erano le nove di sera, e quel sorriso amaro che avevo già sulle labbra, rimase stampato.

"Always", decisi di chiamare la canzone.
"Always", sempre, come la promessa sussurrata al vento, detta sotto la luna da me e Ryan, alle nove del pomeriggio.

Always The Moon At Nine In The AfternoonOnde histórias criam vida. Descubra agora