s'è fatto tardi molto presto

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Come ti vidi mi innamorai.
E tu sorridi perché lo sai.
(Arrigo Boito)

Quella sera la neve cadeva sulla terra in un tumulto di emozioni. Le prime, dolci carezze, scendevano sul verde con timore. "Posso avvicinarmi a te?" chiedevano, lucenti e pure, ai fiori di fine stagione, assonnati da quel limpido chiarore di luna. "Certo" rispondevano loro, e i fiocchi di neve cominciavano così a danzare, unici tra di loro, in subbuglio. La musica era assente, superflua per quel momento. Era il silenzio a dominare, tenue e solenne, nel disegno che la neve stava tracciando nel buio della notte. Jinwoo osservava quell'atto dalla fessura di alcune vecchie tapparelle, con malinconia. Gli occhi spenti, tristi e sconsolati, non si accorsero nemmeno di essere caduti complici di tutto quel bianco. Di quella fredda atmosfera, del ricordo di un incontro passato. Si sentiva colpevole, la sua coscienza, del tempo perso ad ammirare quel quadro incompleto. Ma, sconfitta dalla stanchezza, non ne poteva allo stesso tempo distogliere lo sguardo. In quelle meditazioni, in sottofondo di quelle tarde ore, ritornava sempre su di lui e sulla sua figura. Sull'istante in cui gli è entrato in testa e nel quale non ne è più uscito. I fiocchi di neve ridevano, contenti del contatto con i delicati petali chiusi di quelle ultime fioriture, decise a sfidare l'incombente inverno. Il giovane cadde afflitto dalle colpe del tempo che passava, senza far nulla, e dal ticchettio continuo delle lancette dell'orologio da parete che lo accusavano. Tediosa e oppressiva, la loro sinfonia gli cadeva dritta sul cuore, martoriandolo senza pena. Si alzò con decisione fittizia, spostando la sua attenzione al fievole focolare del caminetto, che nemmeno ricordava di aver accesso. Accorse ad alimentarlo con i pochi pezzi che trovò a disposizione, prima di concedersi l'ennesimo sorso di caffè di quella che pareva l'ennesima infinita nottata agitata. Sospirò. I suoi pensieri erano spesso accompagnati dalla canzone del tempo. Qualcuno, improvvisamente, bussò sul abano della porta d'ingresso in una confusione di timore e nostalgia, insediandosi nel bel mezzo di quella monotona marcia. Era un suono che sentiva così tanto raramente così come lo aspettava impazientemente. Con esso una esigua fiamma di speranza iniziò ad agitarsi nel suo cuore. Sentiva la testa pesante a causa della stanchezza a cui non voleva demordere, ma ciò non gli impedì di precipitarsi davanti la porta d'ingresso, per semplice volere delle sue stesse gambe, e sperare in una visita fortuita per la sua curiosità che lo divorava da ormai troppo tempo per essere ancora un ricordo così vivido. La sua illusione gridava parole d'incoraggiamento a cui Jinwoo aveva preoccupazione a credere ciecamente, ma di cui il suo cuore era ormai già stato convinto. Non si rese nemmeno conto delle sue azioni e delle sue mani che, con movimenti repentini, aveva già aperto la porta senza lasciargli il tempo di prepararsi a una plausibile delusione. Il suo timore però non si realizzò. Quella testa scura, quella che aveva infestato i suoi ricordi, leggermente spettinata, si trovava ora proprio lì, davanti a lui, fragile nella presenza proprio come ricordava. il cuore del giovane sprizzò dalla gioia a quella vista. Sentiva quanto gli erano mancati, in quei mesi, quegli occhietti confusi su di lui. Rimasero a fissarsi in silenzio per un periodo indefinito. La candida pelle delle guance dell'ospite tanto atteso, personificazione della neve all'esterno, erano tinte di un tiepido rosso, probabilmente infreddolite dal clima gelido. Sembrava essere uscito di fretta, senza essersi preoccupato di coprirsi abbastanza. Con esitazione e lenti movimenti, donò un triste sorriso al biondo, incantandolo. Una perfetta mezzaluna all'insù, degna rivale di quella reale che splendeva su di loro. Imbarazzato, abbassò lo sguardo. Le spalle si alzarono, mentre respirava a pieni polmoni l'aria attorno a lui, in cerca di un pizzico di coraggio in più. Jinwoo non si lasciava scappare nessuna sua azione. Aveva occhi solo per l'altro. Il tempo sembrava si fosse fermato, c'erano solo loro due. "È da mesi che sento mi manca qualcosa." iniziò il bruno, giocando con le sue stesse dita, mentre riprendeva fiato per continuare. Ciò risvegliò Jinwoo e il suo piccolo cuoricino, che alla voce dell'altro iniziò a cantare, pieno di battiti. "Continuo a sentirmi triste a causa di questo peso sul cuore. Come una calda sensazione che mi circonda e mi abbraccia, dolce e materna. Ma mi fa piangere. Ogni sera, il mio cuscino è stato dipinto dalle mie lacrime salate. E io ho tentato di ignorarla, chiedendole di andarsene, di cambiare coinquilino, fino a supplicarla. Ci sono state delle volte in cui ci sono riuscito e sentivo finalmente il mio cuore leggero. Però piangevo. Piangevo ancora, più di prima. È come se dipendessi da quella sensazione, come se fosse ciò che rimane di qualcosa che ho perso. Come un tenero dolore a cui sto diventando dipendente. Ma manca ancora qualcosa e... Io- Io. Non so perché, ho pensato che l'avrei ritrovata qui" L'interlocutore di Jinwoo alzò gli occhi, timoroso, sull'altro, rivolgendogli uno sguardo angosciato. Mentre le espressioni, tipiche di bianchezza e candore, di diversi sentimenti, continuavano la loro ballata, cullate dalla brezza che le faceva scendere a valle, ospiti senza invito di quel loro secondo incontro, replica del primo. "Sei tu ciò che mi manca?"

e si amarono l'un l'altro sospesi su un filo di neve [os] ✅Where stories live. Discover now