Epilogue

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"I love you to the moon and back."

Yuuri aveva sempre odiato gli addii e quello decisamente non faceva eccezione. 
Mancavano due mesi alla fine della scuola e gli studenti di Durmstrang e di Beuxbatons stavano tornando alle rispettive scuole per lasciare il tempo agli studenti del settimo anno di affrontate gli esami.
Il giardino era pieno di ragazzi e ragazze che si salutavano: alcuni piangevano, altri si limitavano a sorridere e stringersi la mano. Si erano create davvero tante amicizie quell'anno e di sicuro non sarebbero crollate per la distanza.
Yuuri individuò subito Viktor, era in un angolo che parlava con Yuri e Otabek e sembrava davvero molto giù di morale
Si avvicinò al gruppetto con un lieve sorriso.
“Beh ecco il tuo cotoletto” sbottò il serpeverde afferrando Otabek per un braccio “Ci vediamo a casa Nikiforov” Il moro fece a malapena in tempo a salutarlo con un gesto della mano che il più piccolo lo stava già trascinando verso la parte opposta del cortile. 
Viktor si girò verso di lui, il sorriso era sparito dalle sue labbra e un espressione imperturbabile aveva preso il suo posto “Non scordarti di me, Yuuri”
L’altro lo guardò sorpreso “Non potrei mai!”
“Mi scriverai?” Continuò l’altro rilassandosi un pochino.
“Certo che lo farò Vitya, ti scriverò ogni giorno” 
I due si guardarono negli occhi per infiniti secondi, poi il più piccolo si decise ad agire. Appoggiò con delicatezza una mano sul collo dell'altro e lo attirò a se in un bacio quasi disperato. Viktor si agganciò con le mani alla sua giacca pesante e ricambiò con passione stringendolo a se, quasi come se volesse assorbirlo, diventare un'unica persona.
Si baciarono fino a quando entrambi non iniziarono ad avere bisogno d'aria e si strinsero l’uno a l'altro ignorando tutte le persone che gli stavano intorno e probabilmente li stavano guardando.
“Devi andare, Vitya” sussurrò il moro vedendo i compagni dell'altro andare verso la nave “Ti prometto che ti scriverò presto.” 
Il può grande sospirò e gli lasciò un dolce bacio sulla fronte “Ci conto. Poi questa estate devi presentarmi Vicchan, no? E tu non puoi non conoscere Makkachin!”
Il giapponese sorrise dolcemente e annuì, incapace di dire altro. Si strinsero la mano ancora una volta e Viktor seguì i compagni sulla nave, ma non prima di avergli baciato dolcemente il dorso della mano.
Era doloroso vederlo andare via, vedere quella nave salpare.
Ma Yuuri era sicuro di una cosa, quello non era un addio.
 


~
 

Gli esami erano andati così bene che Yuuri stentava a crederci. Sia lui che Pichit erano passati con il massimo dei voti e l’amico aveva già deciso di intraprendere la sua carriera nel giornalismo. Il moro ovviamente non aveva ancora la più pallida idea di cosa fare.
Il viaggio in treno era una cosa che aveva sempre amato ma quella volta, consapevole che sarebbe stato l’ultimo, un moto di tristezza lo investì da capo a piedi. Il paesaggio era sempre meraviglioso e gli dispiacque immensamente non riuscire a coglierne la bellezza quella volta. 
Pichit accanto a lui mugugnava disperato sulle varie cose che avrebbe dovuto fare una volta a casa ma Yuuri aveva smesso di ascoltarlo già da un po'. Viktor non aveva risposto alle sue due ultime lettere e non faceva altro che chiedersi se avesse fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti. L'amico continuava a cercare di rassicurarlo dicendo di no ma lui ormai non ne era più così sicuro.
Aveva sentito i suoi genitori il giorno prima e sua madre e Mari li sarebbero andati a prendere entrambi, i genitori di Pichit non c'erano e il ragazzo si sarebbe fermato da loro alle terme per due settimane. 
Il treno rallentava sempre di più e i due ragazzi si avvicinarono al portellone del vagone, pronti a scendere. 
Una volta a terra Yuuri cercò la madre con lo sguardo e quando la vide si avvicinò velocemente per abbracciarla. Non fece a tempo a fare più di un paio di passo che una palla di pelo marrone gli si fiondò addosso abbaiando. 
“Vicchan!” Rise Yuuri piegandosi e accarezzandogli dolcemente la testa, alzò la testa verso la madre e la confusione lo invase. Vicchan era accanto alla madre, legato al guinzaglio e scalpitava impaziente per andare a salutare il padrone. Ci mise poco a collegare.
Il ragazzo si alzò di scatto e si guardò freneticamente intorno, appena dietro la madre si trovava Viktor che, con le mani nelle tasche, si avvicinava sorridendo. 
I suoi occhi si fecero lucidi e sotto i sospiri innamorati di Pichit, si fiondò tra le braccia del più grande. 
“Sorpresa, mio dolce Yuuri” Sussurrò Viktor stringendolo dolcemente a se e accarezzandogli appena la nuca con la mano destra. 
Il più piccolo lo strinse a se affondando la testa nel suo collo mentre Makkachin, allegro, saltellava intorno a loro. 
“Ma come.. domani.. la partita..” Yuuri si allontanò leggermente da lui per guardarlo in faccia, sorpreso. 
Il russo sorrise “Ho prenotato una stanza alle terme dei tuoi e vi ho portato i biglietti per la partita di domani sera” Gli accarezzò dolcemente la guancia “Poi beh, una bella vacanza mi ci voleva. Yuri e Nikolai mi raggiungeranno la prossima settimana” 
Lo sguardo del giapponese si illuminò “Resti?”
“Quasi tutta l'estate, mio dolce Yuuri. Mi hai promesso il katsudon di tua madre, no?” 
Yuuri spalancò gli occhi e si girò verso la madre e la sorella che per tutto il tempo erano rimaste li ad osservarli. Si avvicinò a loro arrossendo “Okaasan! Neesan!” Le abbracciò entrambe, poi prese Vicchan in braccio accarezzandolo dolcemente. 
“Oh Yuuri, sono così felice che tu stia tornando a casa!” Hiroko incrociò le braccia sul ventre e sorrise dolcemente “Lui è il Vicchan di cui parli sempre, vero?” 
Il giapponese arrossì annuendo e si girò verso Viktor che nel frattempo si era avvicinato. Il più grande si inchinò in forma di rispetto “È un piacere, signora Katsuki.” 
La donna sorrise e si rivolse a Mari “Aiuta Yuuri con i bagagli, lui deve pensare ai nostri due ospiti!” 
Le due donne si avviarono verso l'uscita del binario seguite da Pichit, Yuuri fece per avviarsi ma Viktor lo fermò appoggiandogli una mano sulla spalla. Il ragazzo si girò posando Vicchan per terra -che prese a giocare con Makkachin- e lo guardò confuso “Tutto okay?” 
Il russo gli accarezzò dolcemente il viso e appoggiò la fronte alla sua “Non potrebbe andare meglio, scusa se non ho risposto le tue ultime lettere ma volevo fosse una sorpresa” 
L'altro sorrise e dopo averlo guardato negli occhi per qualche secondo chiuse i suoi “Non preoccuparti, sono davvero contento che tu sia qui.” 
Viktor fece scontrare dolcemente le loro labbra in un casto bacio e si allontanò quasi subito prendendogli la mano. 
Lo guardò dritto negli occhi e lasciò un bacio sulle nocche “Ya tybyá lyublyu, Yuuri.” 
Il giapponese arricciò le labbra confuso, perché parlava in russo? Sapeva che lui non lo conosceva. Provò a chiedergli cosa significasse ma il più grande evitò l'argomento intrecciando le dita con le sue e trascinandolo verso l'uscita della stazione.
Yuuri dimenticò presto quelle parole, ma non passò troppo tempo che Viktor le ripeté. Dopo un paio di volte, finalmente cercò il significato di quelle parole e la terza non si fece trovare impreparato: gli rispose finalmente “Ia toye tybiá lyublyu, Vitya.” E tutto quello che seguì, fu un dolce bacio carico di sentimenti che si rivelò essere diverso dagli altri.

Spazio autrice
Ed eccoci qua alla fine di questa storia!
Mi ci sono affezionata tanto, è stata la mia prima long e devo dire che commpletarla mi lascia un senso di vuoto addosso.

Probabilmente scriverò uno spin off Otayuri, spero abbiate la pazienza di aspettare che esca.
Grazie a tutti quelli che hanno seguito questa storia, grazie di cuore.
Ci vediamo presto, con altre avventure.

Arey

P.s.
Se vi va passate da 'the boy on the train', è la mia nuova Victuri. Una piccola one shot. Spero vi piaccia.

Unconditional Love Where stories live. Discover now