Capitolo 22: NON DIMENTICARTI DI ME

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Quando torno nel mondo reale mi trovo distesa sul divano, con le gambe sollevate su una pila di cuscini e Daniel seduto a sorreggermi la testa. Per un istante spero che quello che ho scoperto sia soltanto un sogno.
Non è vero che il signor Radcliffe è riuscito a decifrare il codice per riportare Ian alla sua vita. Non è vero che questa è l'unica cosa giusta e saggia da fare. Un conato mi sorprende e devo alzarmi per stare meglio.

"Ehi, ehi, con calma!" dice Daniel, sostenendomi. 

"Dov'è Ian?" mi guardo intorno, cercandolo con lo sguardo.

"Aveva bisogno di prendere un pò d'aria" dice lui, indicandomi il giardino.

A piccoli passi accedo alla veranda e scendo i pochi gradini. Daniel mi viene dietro, forse ha paura che possa svenire di nuovo.
Ian è seduto sul prato, sta fissando i ciuffi d'erba e giocherellando con essi. Non so cosa stia passando dentro la sua testa in questo momento, ma vederlo così, indifeso e preoccupato, mi fa piangere il cuore.

"Come stai? Ti sei ripresa?" mi chiede, vedendomi.

"Sto bene" annuisco, accoccolandomi al suo fianco. "Il signor Radcliffe ha ragione. L'unico modo per salvarci è dividerci. Tu devi usare quella combinazione, devi tornare al tuo mondo".

Ian chiude gli occhi. Il suo volto è contratto e le sue dita strappano un ciuffo d'erba con rabbia.

"Non è giusto, lo so. E non sai quanto mi faccia male ammettere che non ci siano altre soluzioni... ma stare qui, stare insieme, significherebbe condannarci a morte."

Daniel resta sulla veranda e poco dopo arriva anche suo padre. Ian trattiene il fiato e si getta sul mio corpo, abbracciandomi in una morsa tanto stretta da lasciarmi senza respiro.

"Non posso tornare indietro, piccola Holland, non posso farlo perchè mi scoppierebbe il cuore. E non posso restare perchè metterei in pericolo entrambi..." La sua voce è roca, un soffio sottile che mi accarezza le orecchie e i capelli. Poco dopo l'umidità delle sue lacrime mi bagna il collo. Chiudo gli occhi e assaporo tutto il suo dolore. Piango con Ian e tremo con Ian. Separare due anime gemelle è qualcosa di terribile; è così brutale che non si può descrivere a parole.

"Io voglio saperti vivo" dico, passandogli le mani sulle scapole. "Tornerai indietro, riprenderai in mano la tua vita..."

"La mia vita sei tu."

"E allora fallo per me, so che vuoi continuare a vedermi vivere... o almeno, sopravvivere..." Lo stomaco mi fa male, ogni muscolo mi fa male nel dire queste parole.

Ian allenta la sua presa e io abbandono le braccia lungo i fianchi. Pian piano smettiamo di piangerci addosso e troviamo il coraggio di guardarci negli occhi.

"Abbiamo avuto la fortuna di incontrarci, di conoscere il vero amore... chissà, forse ci ritroveremo ancora, anche se tu non farai più parte di questo tempo. In fondo in giro non ci sono lapidi con il tuo nome..." cerco di sdrammatizzare.

Ian mi bacia sul naso, sugli occhi e sulla bocca. Il suo sapore mi penetra dentro la pelle, scorre lungo le arterie e arriva dritto al cuore.

"Ti verrò a cercare. E tu mi prenderai in giro perchè sarò un vecchio pieno di rughe e con i capelli bianchi." sorride, asciugandosi la faccia con il retro della manica.

Rido e piango mentre Ian mi prende per mano e con riluttanza si dirige di fronte a Daniel e a suo padre.

"D'accordo, utilizzerò il pendolo per tornare indietro. Soltanto... potete lasciarci cinque minuti da soli?" chiede. 

I due tornano dentro senza proferire parola. Ian mi conduce sul retro, attraversa l'aiuola e apre un piccolo cancello. Non ho idea di dove stiamo andando e forse neanche lui.

"Qui mi sembra abbastanza appartato"  conviene, intrufolandosi dentro a un capanno malandato. 

Lo seguo, evitando di calpestare il manico di una scopa e quello di un rastrello.

"Appartato per cosa?" domando.

Lui mi attira verso di sè. Le sue mani scorrono sui miei fianchi, stringendoli così forte da togliere il fiato. "Tu credi che io me ne vada senza fare l'amore con te un'ultima volta?."

Deglutisco. Il mio cuore ha un sussulto.
Non ho il tempo per rispondere perchè le labbra di Ian si attaccano alle mie con un impeto mai conosciuto prima. Il mio corpo si scalda all'istante, mi sembra di avere la febbre e smetto di ragionare. Scorro le dita sulla sua schiena, fino ad accarezzargli i glutei. Dentro alle tasche posteriori c'è qualcosa di metallico, freddo e ingombrante. Quando noto che si tratta della pistola del signor Felton ho un tremito, ma Ian mi prende la faccia tra le mani e mi bacia con intensità crescente, facendomi così dimenticare qualsiasi cosa brutta che mi passi dalla mente. Con destrezza e velocità mi sbottona i jeans, li sfila e mi afferra saldamente sotto alle coscie. Mi aggrappo a lui con tutta la forza che mi rimane, con tutta la voglia che ho di lasciarmi amare, possedere e divorare.
Ian si appoggia con la schiena contro a uno scaffale in legno, qualcosa all'interno si sposta, facendo un frastuono assurdo.

"Shh, fai silenzio" mi intima, affannando e pronunciando subito dopo dolcemente il mio nome.

E a me scappa quasi da ridere perchè a far rumore non sono stata io, ma la sua potenza e il suo ardore. Le mie braccia adesso si avvinghiano al suo collo, le mie gambe sono allacciate come una morsa ai suoi fianchi.
Ian mi fa sedere su un vecchio tavolo, dopo aver spostato le cianfrusaglie che vi stanno sopra.

"Non dimenticarti di me" mi sussurra.

"Non ti dimenticherò" annuisco, lasciandomi amare come nessun uomo riuscirà mai più a fare.
***

Quando torniano dentro casa, troviamo Daniel e suo padre in cucina. Hanno riposto tutti i libri, lasciando sul tavolo soltanto qualche appunto. Non ho idea di quali siano le nostre facce, in che condizioni siano i nostri capelli o i nostri vestiti. In verità, non mi importa minimamente se i due sospettino qualcosa di ciò che abbiamo appena fatto. L'idea di non rivedere più l'amore della mia vita passa sopra anche alla vergogna e al pudore. Ian sfila dal collo il medaglione. Lo rigira tra le mani più volte, prima di decidersi a cederlo al signor Radcliffe, il quale si piazza davanti tavolo per aprire l'orologio e accedere agli ingranaggi.
Gli occhi di Ian si alzano sui miei, cercando la mia approvazione. Mi sforzo di sorridere, mentre dentro di me vorrei piangere come una bambina. Al solo pensiero di ciò che sta per accadere mi sento morire. Vedrò Ian scomparire da sotto i miei occhi, lo vedrò tornare dentro a quel pendolo che lo ha portato da me. Sentirò dolore oppure non proverò niente? Sentirò il vuoto o sverrò di nuovo?
Il caos fa da padrone. Nella mia testa non ci sono pensieri concreti, ma solo immagini, ricordi, sensazioni che si confondono, creando un vortice incredibile. Un vortice che causa polvere e desolazione, lasciandomi provata e senza forze.

Daniel è in piedi, alle spalle del padre. Lo osserva impostare le ore tredici, aiutandosi con due piccoli cacciaviti.

"Ecco, adesso manca solo il tuo sangue" dice l'uomo porgendo il medaglione a Ian.

I miei occhi si riempiono di lacrime, li sento gonfi e rossi. Ian prende tra le mani l'orologio. Le sue dita tremano e il mio stomaco affonda.
Daniel porge a Ian un piccolo coltellino svizzero affinchè lui possa incidersi la pelle per far fuoriuscire un pò di sangue.

"Scusami, piccola Holland, devo farlo" dice, passandosi la lama sul palmo.

La sua carne si lacera e anche la mia.
Guardo il suo sangue uscire, dopodiché osservo il rivolo che scende dalla mia mano.
Non provo nessun dolore. Mi sento come anestetizzata, poi accade quello che sospettavo, improvvisamente il coraggio mi manca e mi sporgo verso Ian, mollandogli un bacio sulle labbra con tutta la forza che ho in pancia. Lui chiude gli occhi. Sento una lacrima rigargli il volto, fino a confondersi con i nostri respiri.

"Ti amo. Ti amerò per sempre" dice.

Annuisco. Ho un nodo in gola che mi impedisce di dirgli la stessa identica cosa. Vorrei. Ma non riesco. Non riesco affatto.

"Addio, piccola Holland" sussurra, avvicinando la mano all'orologio.

ENDLESS - Anime Bianche || Ian SomerhalderWhere stories live. Discover now