4. Di nuovo qui

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Oggi so che lo rivedrò perché è giovedì perché so che mentre starò seduta al tavolo dei computer lui arriverà e ci terremo compagnia.

Francesco? No, non mi riferisco a lui anzi non lo vedo già da un po'.

Sto parlando di Pavel.

I minuti che precedono il suo arrivo li passo a prepararmi, soprattutto psicologicamente.

Quindi, finito il mio rientro pomeridiano delle lezioni che avviene appunto ogni giovedì, anziché tornare a casa, salgo al primo piano, poso lo zaino vicino al mio solito posto, vado in bagno, mi sistemo i capelli, ritocco il mio make-up.

 Faccio dei respiri profondi per rilassarmi e sorrido allo specchio per incoraggiarmi da sola. 

Andrà tutto bene, non ho motivo di agitarmi.

Vado a sedermi, tiro fuori i libri e li apro.

Come mi faccio trovare? Mentre sto studiando e ignorarlo aspettando che mi saluti lui?

Oppure devo farmi trovare mentre sto usando il computer?

Mantengo un atteggiamento distaccato o lo accolgo con un sorriso? Mh non voglio sbilanciarmi così presto. Devo tenerlo sulle spine, non posso essere appiccicosa.

Sento dei passi: qualcuno sta salendo le scale. Non è lui, falso allarme.

Che ansia, mamma mia.

Non so esattamente a che ora lui arriverà, nell'attesa provo a studiare, anche se non sono molto concentrata.

Anche se ho la testa bassa, con la coda dell'occhio vedo una sagoma scura e grande che sta salendo le scale, stavolta è proprio lui. I battiti del mio cuore si fanno più veloci. Sono un pezzo di legno. Dunque, lo devo salutare io devo aspettare che lo faccia io?

Le strategie non servono a niente, non posso fare a meno di alzare la testa e ricambio il suo saluto e anche stavolta non stacca gli occhi dai miei fino alla fine mentre sta camminando.

Dopo aver posato lo zaino e la giacca nella sua classe, viene da me, osserva ciò che sto facendo e si siede accanto a me, come fa tutte le volte.

Il mio cuore è a mille, cosa succederà oggi?




"Ti piacciono i fumetti?"

"Io li disegno." rispondo io.

"Nooooo!!!" si copre la faccia scherzosamente, compiaciuto della mia risposta e mi fa ridere.

Sul computer gli mostro i miei disegni nel mio profilo Facebook e li guarda affascinato, sembra quasi che li stia "studiando".

Mi chiede di mandargli la richiesta di amicizia su Facebook, e io digito il suo nome ma in modo scorretto. Allora mi ripete ma sbaglio di nuovo a digitare. Che imbranata che sono.

Ci riprovo e lo sbaglio ancora. Allora gli chiedo di farmi lo spelling e finalmente ci riesco.

Pavel.

Pavel Novak.

Ci sono un paio di omonimi, il suo profilo è quello che ha le foto in stile gotico.

Richiesta di amicizia inviata. 

Dopo che lui l'avrà accettata, lui potrà vedere, commentare e condividere i miei post ed io potrò fare le stesse cose i suoi. E ovviamente potremo anche chattare.

Mentre stavamo ancora parlando dei miei disegni, seduti l'uno accanto all'altro davanti al computer, il bidello gli dice: 

"Pavel, non importunare questa bellissima ragazza."

E lui: "Non la sto importunando." 

Non aveva risposto mettendosi sulla difensiva, stava pensando a qualcosa di bello e annuiva leggermente con la testa. Non so neanche io trovare le parole giuste per spiegare com'era la sua espressione mentre guardava lo schermo del computer.

Quanto vorrei essere dentro quella testa pelata per capire cosa c'è dentro...

Mi giro verso il bidello e gli sorrido per tranquillizzarlo.

Il mio cellulare squilla: è mia madre e devo andare.

Lo saluto e lo lascio lì col computer acceso: sicuramente sta aspettando che me ne vada per accettare la mia richiesta di amicizia e sbirciare sul mio profilo.


Continua...

La leggenda del filo rossoWhere stories live. Discover now