Prologo

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Milano, Agosto 2015

Vidi Filippo uscire dalla marea di gente presente per i provini del famoso programma Amici. Un giovane ragazzo di diciannove anni, col sogno della musica. Era il tipo che, quando si andava a fare una passeggiata, si fermava sempre a sedersi su una panchina, prendeva un pezzo di carta che teneva sempre nella tasca destra dei jeans, chiedeva elemosina di matite o penne, e scriveva cosa gli passava per la testa. Un talento immenso, quel ragazzo, testi che colpivano ed emozionavano tutti i suoi amici. Tra cui la sottoscritta. La maggior parte li scriveva quando aveva in testa il sound di una stupida canzone commerciale senza senso, ma lui riusciva a stravolgerne il testo e a cambiarlo in qualcosa di unico e toccante.
Anni, anni e anni di tormento con la sua musica. Era il tipo che ti chiedeva sempre un parere su qualche nuovo testo che aveva scritto, o un aiuto su come terminare una rima di una strofa rap. Un ragazzo forte e da stimare, ma che era necessario supportare, perché, se ci fosse mai riuscito a realizzare il suo sogno, avrebbe spaccato il culo persino a Fabri Fibra.

Il suo "staff dei reflex ormonati" è il nome del nostro piccolo gruppo di disagiati: staff perché eravamo, appunto, un gruppo di persone. Tre. No, quattro. Filippo, aspirante cantante e russattore notturno; io, amica paragonabile a un "sacco di patate" data l'immensa voglia di alzarmi dal divano ("senti chi parla!"dicevo sempre a Filippo. Quando andavo a dormire con gli amici in baita e c'era anche lui, svegliarlo la mattina era come trascinare un prisma), supportatrice personale e accompagnatrice delle russate notturne; Lorenzo, suo migliore amico, fotografo personale, amante del filtro verde nelle foto, e secondo supportatore di Filippo; e infine Giulio Nenna, il primo chitarrista preso a caso da un conservatorio per strafighi, anche se lui sembrava più vecchio di noi di cent'anni, con le sue labbra piccole e gli occhi circondati da occhiaie perenni e costanti, ma a Filippo piaceva come suonava e ci stava simpatico tutti e tre.
Reflex, perché Lorenzo non si staccava mai dalla sua Relfex.
Ormonati, beh, perché quei due migliori amici si sono inventati questo nome a caso dicendo che siamo tutti dotati di ormoni, e perché suonava bene, dicevano.
Quindi, noi eravamo lo staff dei relfex ormonali.

Andai incontro al ragazzo. Lorenzo, che solitamente stava con lui ventiquattro ore su ventiquattro, quasi come un koala, quel giorno non c'era perché era in giro a fare uno shooting a qualche tizio a caso.

Filippo a volte era la persona più espressiva sulla faccia delle terra, più contenda al mondo, a volte andava persino in giro con un cestino di fiori e li faceva cadere a terra in una pioggia di petali danzanti. Altre volte sembrava più Mercoldì della famiglia Addams, solo che lui era più alto e – nonostante anche lui fosse un po' bianco – era meno cadaverico.

Appena mi avvicinai a lui notai che il suo sguardo era, a prima vista, serio: se non lo si conoscesse, si potrebbe pensare che fosse solamente uno sguardo normale, tranquillo. Ma non era così: lo sguardo che puntava verso l'alto, come se non avesse il coraggio di guardare le persone, e quindi guardava il cielo.

«Ciao Fil! Come e andata?» chiesi, cercando di essere ottimista, anche se sapevo già la risposta, purtroppo.
Il ragazzo scosse la testa: «Non mi hanno preso» disse sospirando, per poi prendersi immediatamente una sigaretta dal pacchetto contenuto nella tasca interna della giacca di jeans.

«Oh... mi dispiace» fu tutto ciò che riuscii a dire. E mi dispiacque davvero: meritava di più quel ragazzo, e un giorno i culi li avrebbe spaccati. Noi, il nostro team, per quanto stupido poteva sembrare, eravamo davvero decisi a supportarlo.

Ma ora forse non era il giusto momento per fare i speranzosi: uno dei modi che aveva per ottenere un po' di occhi e orecchi rivolti a lui, fallì.
Capii subito anche come si sentiva: come se un piccolo pezzo di lui fosse caduto a terra, frantumato, una piccola speranza lasciata andare via così facilmente, mentre c'erano voluti anni per costruirla.

Voglio solo te - IramaWhere stories live. Discover now