Confronto

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Sono seduta in un angolo, dietro al capanno degli attrezzi.
Mi massaggio l'addome dolorante, a causa dei pugni ricevuti. I ragazzi più grandi mi hanno presa di mira, anche oggi, mentre giocavo in cortile.
Con Sally, la bambola che è tutto ciò che mi rimane di lei, della mia madre biologica, donatami subito dopo il parto, prima che mi desse via.
Me l'hanno strappata dalle mani, per poi lanciarsela tra di loro, mentre mi affannavo a riprenderla. Ci sono riuscita, ed è per questo che mi hanno colpita.
Poi, quando oramai ero a terra, l'hanno ridotta a brandelli.
Tengo stretti quei resti al mio petto, piangendo lacrime amare, di profondo dolore e frustrazione.
«Minnie, va tutto bene? Perché ti sei nascosta?» La signorina Carson mi ha trovata ed è preoccupata per me.
«Volevo stare un po' da sola. Sto bene, grazie.»
Fare la spia non è da me.
Preferisco tenermi dentro tutto quello che è successo, ben sapendo che se parlassi le ripercussioni sarebbero più dolorose.
«Va bene, cara, come vuoi. Ma se c'è qualcosa che ti turba, sai che puoi dirmelo, vero?» Le rispondo con solo un cenno della testa. Capisce che non voglio parlare e mi lascia sola.
Mi alzo, mi spolvero i pantaloni e vado dritta al cestino dei rifiuti, in fondo al vialetto. Apro il coperchio e lascio cadere Sally in cima al cumulo di spazzatura. Richiudo con un colpo secco il bidone, mi volto e me ne vado.
Passo il resto della giornata nella biblioteca, a leggere un libro di fiabe. È il mio genere preferito, mi trasporta in un altro mondo, facendomi evadere dalla dura realtà: quella degli indesiderati, dei rifiutati, dei bambini non voluti e abbandonati.
La campanella mi richiama nel refettorio.
È ora di cena, dopodiché, una mezz'ora di cartoni animati nella sala comune e poi dritti a letto.
In tutta la giornata non ho visto Car. Molto probabilmente era a fare cose da grandi, con qualche altro ragazzo. Ma non è solo questo, non è presente neppure adesso, per cenare.
«Signorina Coven, dov'è Caronte?» Chiedo alla vice direttrice.
«Ha avuto da fare, cara. Oggi pomeriggio è uscito in centro, doveva acquistare delle cose, e poi si è rinchiuso in camera sua. Ma sta bene, non temere.»
Peccato che la cosa non mi tranquillizzi neanche un po'. Sono giorni difficili, questi. Si avvicina il suo compleanno e so quanto sia duro per lui.
Siedo al mio posto e aspetto che i piatti vengano distribuiti.
Tuttavia, non riesco a scacciare quella brutta sensazione.
Mangio svogliatamente, con apatia, più che altro per non incorrere in discussioni.
Quando ho terminato porto il vassoio al secchio dei rifiuti, lo svuoto e lo rimetto al suo posto. Decido di saltare l'ora della tv, non ho uno stato d'animo adatto per stare in mezzo agli altri.
Miss Carson se ne accorge e decide di affrontarmi.
«Non vuoi vedere la TV?» Mi ferma nel mezzo del corridoio.
«Non mi sento molto bene, preferisco andare a letto.» Una scusante sempre valida, questa.
«Va bene. Buona notte.» So bene che non ha creduto ad una sola parola, ma non mi importa molto, ho altro a cui pensare.
Salgo la scalinata che conduce al primo dei due piani elevati, entrando nella mia camera.
Resto di sasso, sentendo il cuore scoppiarmi.
Sul letto c'è Sally, completamente restaurata e ricucita.
Un grosso fiocco rosso è appuntato tra i capelli della bambola, da cui pende un bigliettino di carta.
Salto sul materasso e la stringo a me. Leggo subito il biglietto:
-Non lasciare mai che le persone distruggano ciò che ami. Con affetto, Car-.
Adesso ho capito! È sceso in centro per comprare ago e filo; l'imbottitura e della stoffa per rivestire Sally.
Le lacrime sgorgano, mentre mi alzo e corro al piano di sopra, verso la sua camera.
È steso sul letto che ascolta della musica nel vecchio walkman.
Gli salto sopra, facendolo spaventare.
«Non so che cosa dirti!» Esclamo, con ancora la commozione nella voce.
«Ciao, biscottino.
Non devi dire nulla, ho fatto quel che era giusto. E quei bastardi la pagheranno, credimi.» Il tono è sicuro, fermo.
«Non voglio che tu ti faccia male a causa mia» è così lui, si mette sempre in mezzo per difendermi.
«Non sono io quello a cui hanno dato i pugni nell'addome. Alza la maglietta, fammi vedere.»
Faccio come dice, anche se vorrei evitare. Ma lo conosco e non mi darebbe pace.
«Hai un bel livido, ci hai messo il ghiaccio?» Ne sa qualcosa di rimedi post pestaggi.
«No. Non fa più male adesso, dà solo fastidio.» Lo tranquillizzo.
«Bene. Ma la prossima volta che uno dei quattro stronzi ti tocca, corri da me e dimmelo. È arrivato il momento di insegnare loro come stare al mondo, ok, biscottino?»
Lo stringo forte, lui ricambia ma con delicatezza, per non farmi male.
«Ti voglio bene, Car. Sempre te ne vorrò.» Ed è vero. È la sola persona di cui mi fido ciecamente, l'unica che amo.
«Anche io, biscottino, sempre e comunque. Ora fila a letto, è tardi» mi sorride mentre faccio dietrofront. Gli soffio un bacio, che finge di acchiappare. Chiudo la porta e, sorridendo felice, torno nella mia stanza, a giocare un po' con la nuova Sally.

SIAE. The Choice. SU Pubblicato 07/07/2018Where stories live. Discover now