CAPITOLO 1

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25 dicembre 1994
Buongiorno... anche se è tutto tranne che un BUON GIORNO!
Oggi è Natale, il santo giorno da passare in famiglia, tra gioia e allegria, il giorno dove tutti siamo più buoni e niente può toglierci il sorriso... odiavo il Natale, ho cominciato ad amarlo solo quando l'ho festeggiato per la prima volta con la mia bambina, ma ad oggi lo odio più che mai!
Fuori è tutto nero, anche il cielo è triste, come il mio cuore malinconico, per non parlare del mio tesoro che sarà a casa in lacrime perché la sua adorata madre non torna, non so per quanto potrò sopportare; però è del mio passato che devo parlare se voglio risolvere qualcosa, perciò cominciamo.

Era l'undici agosto del 1977ed io avevo solamente vent'anni quando le cose cominciarono a cambiare.
Abitando in un piccolo paesino della Sicilia, a Sciacca per l'esattezza, era tradizione che tutte le domeniche ci riunissimo in famiglia per pranzare assieme, cominciavamo già dalla mattina a preparare le cose da mangiare e poi stavamo in compagnia fino a notte tardi, forse questa è l'unica cosa che mi manca, erano attimi felici e spensierati quelli; ricordo che, molto spesso, mio padre invitava la domenica un certo Giuseppe a pranzo da noi, ovviamente accompagnato dalla sua famiglia, lui era innamorato di me e me lo faceva capire in tutti i modi, aveva anche parlato con mia padre dei suoi sentimenti, ma io avevo già il mio grande amore, Nino, l'unico ragazzo che sapeva come pendermi e soprattutto sapeva come io mi sentissi, lui era in gradi di farmi sentire importante, è riuscito a catturare la mia attenzione con i suoi capelli scuri e gli occhi castani con sfumature verdi, mi perdevo sempre all'interno dei suoi occhi,eravamo solo io e lui all'interno del nostro mondo,credevo veramente nell'amore quello sincero e se ci ero riuscita è stato grazie a lui,una cosa sola non riuscivo a fare, non riuscivo a fidarmi, ma non del fatto che mi avesse potuto tradire o cose simili, la mia non fiducia era dovuta dal fatto che avevo paura che lui un giorno mi avesse fatto del male,ma pensavo che con il tempo avrei imparato a fare pure quello, a non avere più paura ma mi sbagliavo, quella non è mai andata via. Il nome del mio fida
Io e Nino ci siamo conosciuti ad una festa di paese, ricordo di questo ragazzo che per tutta la sera non ha mai tolto il suo sguardo da me, mi seguiva ovunque andassi fino a quando non si decise e mi invitò a ballare: "Ciao io mi chiamo Nino, mi chiedevo se volessi ballare con me".
Ovviamente io accettai e da lì cominciò la mia storia con lui.
Tra noi era tutto perfetto, fino a quando i miei genitori vennero a sapere della nostra relazione, loro non volevano perché Nino era un umile contadino ai suoi ventidue anni, e io, se avessi voluto fare fortuna avrei dovuto sposare un uomo con i soldi, non capivano che io volevo solo essere felice e che dei soldi mi importava poco.
"Marina cara" disse mia madre con la sua voce dolce, "tu lo sai che io e tuo padre vogliamo solo il meglio per te, ma questo Nino, che futuro può darti? Sarà un bravo ragazzo, conosco la sua famiglia, ma assieme sarà dura per voi crearvi un futuro."
"Mamma, io lo amo e mi basta questo, il nostro futuro lo costruiremo assieme,con le nostre mani e non sarà il vostro pensiero a farmi cambiare idea!"
Mia madre non fece in tempo a rispondermi che uno schiaffo da parte di mio padre mi colpì in viso, lui era sempre stato un tipo molto violento.
"Sei solo una sgualdrina", era ubriaco come al suo solito, "i genitori di Giuseppe ti hanno vista con quel Nino, io ti prometto come sposa a loro figlio e tu che fai?! Scopi con il primo che ti capita?"
"Io non ho mai detto di voler sposare Giuseppe, hai deciso tutto tu, senza neanche chiedermi cosa ne pensassi, mi dispiace, ma costi quel che costi io sposerò Nino!"
Non si scomodò neanche a rispondermi, si scaraventó su di me, le sue grosse mani mi presero per il collo, mi sollevò e cominciò a prendermi a calci fino a quando priva, ormai priva di sensi mi buttò a terra.Dopo non ricordo più nulla, solo il buio più totale, d'altronde non era la prima volta che mio padre mi alzava le mani, così come anche a mia madre, quel suo corpo piccolo è stato toccato troppe volte da quelle luride mani.
Da quel giorno i miei non mi fecerò più uscire di casa, potevo farlo solo i loro compagnia, erano convinti che in questo modo avrei allontanato Nino, ma si sbagliavano, io lo facevo entrare quasi tutte le notti dalla finestra quando loro dormivano e stavamo ore a fare l'amore.
"Amore mio non temere, ti prometto che un giorno ti porterò lontano da tuo padre"
"Presto Nino, molto presto, ti prego, non so ancora per quanto tempo potrò resistere, ho paura che quel bastardo mi uccida."
E in questo modo passai le mie giornate in quei mesi, durante il giorno aiutavo mia madre in casa e la sera pregavo, già pregavo che quel bastardo di mio padre morisse, infondo era lui che mi vietava di stare con l'amore della mia vita e mi stava rovinando l'esistenza, non avrei più sopportato neanche un suo dito sul mio corpo, avevo tutte le notte gli incubi per colpa sua, doveva pagarla, non so come, ma sentivo che quel giorno era molto vicino.

Spazio autrice.
Questo è il primo capitolo della mia storia, spero vi piaccia, vi auguro una buona lettura e mi scuso nuovamente per eventuali errori.
Lasciate una stellina se la storia vi sta piacendo.
Syria.

LEI È LA MIA BAMBINAWhere stories live. Discover now