Capitolo 3 - Fantasy

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L'impatto con il terreno è stato meno duro di quel che pensavo. Mi rialzo, la spalla mi fa male - la ferita sembra pulsare -, ma ci tengo una mano sopra. Mi guardo intorno: sono in un ambiente circolare, ma nonostante la scarsa illuminazione, si capisce quanto sia immenso: ci sono delle luci, ma puntano solo verso il basso e il nero delle pareti non permette un grande riflesso. A una discreta distanza dalle lampade ci sono dei puntini luminosi di vari colori che paiono agitarsi sul posto. Stonano così tanto con la loro tremula tranquillità...

Sono nella tana della Bestia, il cuore di Clovis.

Avanzo a fatica, il pavimento è coperto da una specie di poltiglia marrone che odora di putrido. Non è fango, benché la consistenza sia simile, ma non saprei dire con esattezza da cosa sia composta. Storco la bocca non appena noto che qua e là compaiono resti umani: in parte hanno ancora la pelle addosso, in parte non sono altro che ossa. 

È inquietante e opprimente questo silenzio. Innaturale, direi, come la Bestia dopotutto.

Man mano che avanzo, la poltiglia si alza di livello – ormai mi è arrivata alle ginocchia e procedere è quasi impossibile. Non saprei nemmeno come muovermi: galleggerei? O sprofonderei e soffocherei? Inoltre, la sensazione di viscido che ho provato arrivando quaggiù mi da i brividi. Vorrei farmi un bagno, togliermi la polvere, il sudore e questa roba dalle mani e dalle braccia. L'impatto mi ha schizzato tutti i vestiti, ho l'odore di morte appiccicato addosso e non riuscirò mai a togliermelo.

Non avrei mai pensato di dover morire qui: su Clovis le notizie di crolli con morti e dispersi sono all'ordine del giorno, le baracche fatiscenti in cui viviamo sono pericolanti. Quello era un destino che mi immaginavo. Le morti infantili, di parto, di malattia ai polmoni o di infezione sono quelle più comuni. È il mondo di Clovis questo, vivi bene solo se muori.

Ma adesso...c'è un enorme punto interrogativo di fronte a me: non so come la Bestia ammazzi le sue vittime. Forse intrappolandole e lasciandole morire di fame... o forse è solo questione di tempo: qualcosa si sta muovendo sotto la superficie e non è affatto qualcosa di piccolo. Mi volto, seguo con lo sguardo il rigonfiamento sulla superficie, rimango immobile, pietrificata sul posto dalla paura.

Cosa succederà?

Io non voglio morire, non adesso! Ho promesso a Saavi che ci saremmo riviste, che avremmo fatto in modo di dimenticarci di ciò che è successo qui dentro! 

E poi, la mia pistola è scarica, non ho modo di difendermi, forse la Bestia ci preferisce così, deboli e indifesi.

Stringo i pugni, guardando rassegnata la melma. Io i racconti li ho sempre ascoltati, non avrei mai pensato di finire al centro di Clovis.

Rimango immobile mentre la superficie accanto a me si solleva, poi si riabbassa dopo il lento passaggio di un tentacolo nero e squamoso; mi volto lentamente e lo seguo con lo sguardo, ma la stanza è grande e piuttosto buia. È difficile vedere se ci sia qualcuno – vivo o morto, non credo che qui faccia molta differenza: chi ci arriva vivo qui è prossimo al trapasso e chi è deceduto ha appena superato il confine dell'ultimo respiro. Puzza di morte questo luogo.

Qualcuno sta gridando, le urla sono spezzate dai singhiozzi – ma io non riesco ad avere compassione, c'è un solo pensiero egoistico che mi rimbomba in testa: toccherà a me adesso?

Stringo i pugni più forte, le unghie quasi si conficcano nella pelle. Qualcuno piange, si lamenta ad alta voce con frasi sconnesse. Se fosse qualcuno finito nelle grinfie della Bestia, buon per me: avrei tempo di cercare una via di fuga mentre un'altra persona viene uccisa al posto mio. Ma il problema è uno: è una voce familiare quella che sento, quella che piange davanti alla morte.

System || vincitore concorso Twisted Tales summer 2018Donde viven las historias. Descúbrelo ahora