8. Meetings

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Venerdì pomeriggio, il giorno dopo la prima (e fosse per me anche l'ultima per diversi mesi) cena di famiglia.
Io e Colin seduti al tavolo della cucina, lui che eseguiva i compiti di scuola ricopiando le lettere dell'alfabeto assegnate dall'insegnante; io con una tazza di caffè fumante tra le mani.

— Ho finito! — esclamò vittorioso il bambino, alzando entrambe le braccia al cielo, un sorriso che andava dalla Cina al Sud America.
— Bravissimo! Vuoi che li controllo? — chiesi con tono dolce, bevendo un sorso di quella brodaglia nera che portava solamente felicità, e tachicardia.
— Sì, ma solo le ultime lettere... — rispose lui, porgendomi il quaderno con le righe.

Diedi una rapida occhiata, ascoltando il volere di quel bambino che da pochi anni mi aveva totalmente abbindolata, per poi annuire soddisfatta e alzare il pollice.

— Ottimo lavoro! — esclamai, alzando la mano alla sua altezza, aperta, per poi sentire che pure lui si sporgeva per battere il cinque, — Ora mettiamo tutto a posto prima che arrivi Dolly. — parlai piano, finendo di bere il caffè e osservandolo mentre richiudeva le matite nell'astuccio e chiudeva il quaderno, tutto soddisfatto.

— Mamma? — mi chiamò, osservandomi con quei due grandi occhioni grigi, identici ai miei da farmi accapponare la pelle alle volte, — Per cosa mi farai vestire ad Halloween?
— Halloween? Ma è tra due settimane, amore.
— Ma lo so! — esclamò, alzando nuovamente le braccia al cielo e guardandomi poi male, — Però voglio sapere da cosa mi vestirò! — aggiunse poco dopo.
— Lo scegli tu da cosa vestirti. — risposi solamente, mettendo la tazza nel lavandino, aprendo il rubinetto per riempirla di acqua.

Silenzio, mi girai verso di lui, confusa.
Non aveva detto nulla, il che era strano, visto che aveva sempre qualcosa da dire.

— Cosa c'è? — chiesi, avvicinandomi a lui, appoggiando i gomiti sul bancone della cucina.
— Il nonno mi ha detto che quando eravate piccoli tu e lo zio, sceglieva la nonna come farvi vestire...
— E quindi?
— Quindi devi scegliere tu per me, no? — chiese, nella sua totale innocenza di bambino.

Un sorriso che aleggiava sul mio volto.
Quante cose avrei dovuto insegnargli.

— Colin, è Halloween. È la più bella festa del mondo per i bambini perché ci sono una quantità assurda di caramelle e biscotti. Quindi sarai tu a scegliere da cosa vestirti.
— E tu farai dolcetto o scherzetto con me?
— Certo che si, tesoro.
— E ti vestirai anche tu?
— Tu vuoi che lo faccia?
— Certo! Così faremo tanta paura! — urlò entusiasta, per poi correre in salotto e iniziando a rovistare tra le varie compilation dei miei film.

Presi la sua roba di scuola, uscendo dalla cucina e dirigendomi verso la sua cameretta, accendendo la luce e sistemando il quaderno e il portapenne sulla sua scrivania blu.
Mi avvicinai al letto e gli diedi una leggera sistemata, tirando su il lenzuolo e il piumino, lasciando sopra il cuscino il suo pigiama.

— Ho trovato! — urlò Colin, fiondandosi in camera e lanciandosi sul letto a pancia in giù, tenendo in mano il dvd di un film horror.
— Cosa? — sospirai, vedendo il letto nuovamente distrutto, per poi sedermi accanto a lui e prendere il dvd in mano.

Il film in questione era Shrooms e in copertina c'erano tre funghi posti davanti a una enorme luna piena, in modo da farlo assomigliare a un teschio.

— Vuoi vestirti da fungo? — chiesi confusa, più per il film in se che per il travestimento, non mi ricordavo di averlo nella mia libreria di film.
— Ma no! Da fantasma! — disse, rimettendosi dritto e indicando col ditino il teschio velato.

Scoppiai a ridere, scuotendo la testa divertita, — Da teschio, vorrai dire! — lo corressi.
— Sì! Proprio quello! Ci vestiamo così? — chiese, con la voce dolce e sgranando gli occhi, guardandomi con quella sua espressione da cane bastonato che, ahimè, era identica all'espressione che aveva il padre da giovane.

OMNIA FERT AETAS || Tom Hiddleston || SOSPESAWhere stories live. Discover now