17. Nick: Inaspettato

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Si separò da me lentamente ad occhi chiusi.
Le sue mani scivolarono via dalle guance.
Mi accorsi che stavo ancora trattenendo il fiato, così lasciai andare l'aria dai miei polmoni.
Ero totalmente impreparato e non sapevo cosa fare o cosa dire. Sapevo meno che niente, tanto che  mi dimenticai della folla spaventata e dei tre membri della resistenza atterrati.
La guardai stupito, come se fosse la prima volta che la vedessi. Mi sembrava familiare e sconosciuta allo stesso modo.
Arianne mi aveva appena baciato?
Non sapevo come esternare quella stranezza. Mi sembrava tutto... Sbagliato.
«Oddio!» esclamò qualcuno spaventandomi, facendomi indietreggiare di scatto.
«Non me ne avete lasciato nemmeno uno!» commentò Tiara avvicinandosi a noi sbuffando.
Notando che eravamo rimasti in silenzio si voltò a guardarci. «È successo qualcosa?» chiese inarcando un sopracciglio.
«Be', lo vedi con i tuoi occhi no, Tiara? Questi individui mi hanno attaccata.» disse Arianne alzandosi da terra e riportandomi alla realtà.
«Ti hanno attaccata?» chiese Tiara.
Realizzai che i problemi erano ormai arrivati, non potevo più tenerle all'oscuro di tutto.
Dovevo smetterla di farmi distrarre da quello che era appena successo.
«Dividiamoci e cerchiamo di calmare questa gente, poi leghiamo questi ragazzoni» affermai interrompendo le ragazze.
Tiara alzò gli occhi al cielo, ma mi obbedì.
Arianne non mi guardò nemmeno quando si diresse verso la folla.
Mi affrettai a raggiungerla.
«Emh, senti, ne possiamo parlare...» le dissi nervosamente, aspettando che si fermasse, ma non lo fece.
«Parlare di cosa?» commentò accelerando invece il passo e distanziandomi.
Sospirai e andai verso uno degli uomini a terra.

Ci sistemammo in un luogo appartato, assieme alla squadra di Cray, in modo che Arianne ci potesse fare il resoconto di ciò che era accaduto.
Ci trovavamo in una parchetto dietro un alto edificio, un luogo intimo e invisibile al resto della città. Personalmente non sapevo se era effettivamente accessibile, considerando il cancello che avevamo dovuto scavalcare, poteva essere proprietà privata.
Comunque fosse, non sembrava un problema in quel momento, considerato che sembrava che i padroni non fossero in casa.
Tre uomini privi di senso davano abbastanza all'occhio, non potevano trovare soluzione migliore.
«Che è successo a questi qui? Sono svenuti da un po'» commentò Cray punzecchiandoli con un ramoscello.
«Lasciali stare.» dissi stancamente.
Cray abbandonò il suo ramo e disse:«Comunque sia sono usciti allo scoperto. È questo che conta. Ho già avvertito Joanne»
«Non sembri sorpreso da questo attacco.» commentò Eloise.
Cray mi guardò. Sospirai, era giunta veramente l'ora.
«Ragazze... C'è una cosa che non vi ho detto sulla nostra missione. A me e a Cray ci hanno inviato delle informazioni in più» iniziai.
«Avremmo dovuto dirvelo prima per evitare questo genere di problemi, ma non me la sentivo di... Esporvi così tanto. Volevo occuparmene solo io e C...»
«Bando alla ciance, Nick. Che hai combinato?» mi interruppe severa Tiara.
Sospirai di nuovo.
«Ci hanno dato gli Elements per un motivo. Non si tratta solo di rafforzare la nostra resistenza, ma portando l'Elements faremmo anche da esche per eventuali membri della Resistenza. Per questo ci stanno mandando anche dei rinforzi e per questo oggi questi qui ci hanno attaccati.» conclusi.
«Ed è anche per questo che stamattina hai insistito a tenere tu l'Element» commentò, intuitiva come sempre, Tiara.
«Ed è anche perché volevi venire così tanto a Milano? Sapevi che c'era la Resistenza?» chiese Rose.
«Non esattamente. Cercavo di attirarli in un posto con più gente perché credevo che non avrebbero attaccato in mezzo a tanti Popolani.» dissi.
«Solo che si è rivelato un danno per noi considerando la fatica che abbiamo fatto per cancellare la memoria di tutti e poi questi balordi si sono pure portati una pistola. Che oggetto poco elegante» disse Cray.
Odiavo ammetterlo, ma aveva ragione.
«Almeno lui ha provato a fare qualcosa. A quanto ne so anche tu sapevi tutto perché sei un leader, allora perché non fai qualcosa anche tu?» sbottò Arianne.
«Non so, mi piace vedere le idee degli altri fallire.» commentò Cray sfacciato.
Quei due litigavano ancora come cane e gatto. Come tutte le volte.
Forse non era successo nulla tra loro come pensavo stamattina.
Arianne sembrava sul punto di replicare di nuovo ma la fermai con una mano.
«Ha ragione lui. La mia strategia aveva delle pecche, ma ho voluto comunque rischiare. Se per lui va bene, la prossima mossa la lascerò decidere a Cray» affermai cercando di tenere a bada il mio orgoglio.
Era la scelta più matura da fare. E poi mi avevano ordinato di dar credito a Nathan Cray, dovevo rispettare i miei patti, che la cosa mi piacesse o meno.
«Amo sistemare i tuoi problemi, Twain.» commentò ironico il diretto interessato.
«Per vostra fortuna ho già qualche idea. Abbiamo tre ostaggi e secondo le valutazioni di Rose questi tizi non sono dei pezzi piccoli. Attendevano Arianne usando il nostro obbiettivo come esca. Significa che è un pesce piccolo, sacrificabile e che non sanno quanto sia prezioso a noi.» disse Cray.
Sapevo già dove voleva arrivare, era proprio da lui usare trucchetti mentali per ottenere ciò che voleva.
«Nonostante le nuove novità di esche, il nostro obbiettivo resta Bit.
Questi tizi sono la peggior specie di essere umano. Ex Ribelli troppo stupidi per rifarsi una nuova vita offerta anni prima dalla B.L.C., violenti e orgogliosi. Cercano l'Element per avere il potere perduto di Susan e ricordano ancora gli allori offerti dai loro luogotenenti.
Esseri simili venderebbero immediatamente un loro pesce piccolo se sappiamo giocarcela.» affermò osservandosi le mani che giocavano abilmente con il rametto.
«Cosa proponi?» chiese Eloise pronta a tutto.
«La procedura normale sarebbe consegnare questi tre tizi alla B.L.C. e lasciare che se ne occupino loro. Ma io non la penso così. Le manette della verità saranno anche efficaci, ma fanno dire solo la verità. La verità non è nulla senza le domande giuste. Quel che si può ricavare dalla manipolazione, invece, è molto più che semplice verità.» continuò Cray iniziando a sorridere.
Odiavo il suo modo di sorridere, mi innervosiva. Il suo sorriso era un abisso oscuro pieno di qualcosa di sconosciuto e mai visto.
«Quando saranno prossimi al risveglio, ne lasceremo liberi due. Nessuno li seguirà, ma gli metteremo addosso i localizzatori.
Faremo finta di opporre resistenza, facendo credere loro di essere riusciti a fuggire. Dovrà essere tutto perfetto perché quello che rimane, dovrà credere che gli altri due l'hanno abbandonato.» spiegò Cray.
«Distruggeremo quello rimanente emotivamente. Poi ascolteremo cosa avrà da dirci. Una volta finito con lui, in base a cosa ci avrà detto, decideremo che farcene di lui.» disse. «Siete d'accordo con questo piano?» chiese alzando lo sguardo su di noi.
Cray era sempre stato così anche quando era in squadra con me. Parlava al plurale e faceva credere che tenesse all'opinione altrui. Sembrava se avessimo noi il potere decisionale, ma non era mai così. Addolciva la pillola con il suo modo di parlare.
Però, dal momento in cui iniziava a parlare, sapeva già che tutti noi avremmo accettato la sua strategia, perché, nonostante la spietatezza, assicurava sempre la massima efficacia, a discapito dell'etica.
A conti fatti si trattava di manipolazione, quei tre tizi non subivano alcun danno psicologico permanente e tantomeno fisico. Semplicemente era una cosa subdola e basta e il fatto che lui riuscisse a concepire certe strategie inquietava la maggior parte dei presenti.
Non potevo obbiettare in alcun modo.
Eloise si morse il labbro quando Cray posò lo sguardo su di lei. Per un attimo credetti che volesse protestare, ma invece annuì.
Guardai Arianne, l'unica che contestasse sempre le idee di Cray, ma la ragazza rimase sorprendentemente in silenzio.
«Si stanno per svegliare. Dicci che fare.» dissi.

Elements: RimastaWhere stories live. Discover now