Capitolo Quattro- Elettra

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è Giugno e io odio questo posto, sembra un centro di recupero per drogati. Il famoso collegio estivo non è altro che una noiosissima scuola sull' educazione e sull'autocontrollo, sembra che sia tornata all'asilo. Eppure, per quanto semplici possano essere le lezioni qui, pare ci sia chi non le apprende. Non è difficile capire che nei bagni bisogna svuotare la propria vescica all'interno del water, ma io vi dirò che andare al gabinetto in questa scuola è peggio che andare nelle fogne. Si rischia di scivolare, e non perchè il pavimento sia intriso d'acqua. Menomale che sono stitica. Ma i bagni non sono la cosa peggiore. Nonostante tutti gli sforzi delle signore delle pulizie -che secondo me sono più che pazienti con tutto lo schifo di questo posto- che si impegnano a pulire le camere ogni santa mattina, sembra che nelle stanze ci siano degli orchi spaventosi al posto di semplici adolescenti. L'aspetto terribile è che queste camere si devono condividere.

Sara. Sara La Temuta. La mia amorevolissima compagna di stanza. Per inziare io non credevo che dieci paia di mutande potessero fluttuare nell'aria grazie ad un lampadario, invece Sara me l'ha dimostrato. Di questi dieci paia La Temuta ne indossa soltanto due, li alterna: uno un giorno, l'altro nel seguente. Fa veramente schifo. Perlomeno Sara non è violenta come tante altre persone in questo luogo. è soprannominata La Temuta solo perchè sono temuti i suoi calzini al gorgonzola. Lei, invece, mi sembra piuttosto ingenua, tanto ingenua che non immagina neanche che la sua collezione di caccole sul muro possa risultare rivoltante, anzi, a parer suo è una cosa eclatante. Ad ogni modo, scapperò da qui in fretta. Siamo alla fine di Giugno ed Ermal il 5 Luglio è qui. Devo solo aspettare il mio amore, anche se i giorni sembrano non passare mai.

Ho avuto modo di osservare l'edificio - che apperentemente sembra un mattone giallo- sia dall'interno che dall'esterno. Ci sono abbastanza telecamere e impianti d'allarme, so già la loro posizione a memoria tanto da poter farmi una mappa mentale del presunto manicomio. I punti non sorvegliati sono due e sono nel retro delle aule scolastiche, peccato che da lì è impossibile evadere, data l'altezza del muro - che circonda tutta la scuola manco fortificazione - che dovrei scavalcare. Ci sono picchi dove la barriera di cemento è più bassa e decadente, e in un salto potrei benissimo trovarmi fuori. Questi luoghi si trovano, invece, nel retro delle stanze, ma sono sorvegliati dalle telecamere. Nonostate questo, posso dire, dopo accurate ricerche, che le immagini dei punti sorvegliati vengono trasmesse ai monitor della segreteria con intervalli di venticinque secondi. Considerando che il mio luogo -che si trova dietro la stanza di un tipo di nome Ferdinando che ha promesso di darmi il suo aiuto- si trova alla sesta posizione su venti dei posti che vengono mostrati, ho cinque minuti e qualche secondo per uscire dalla finestra della stanza di Ferdinando e scavalcare il muro. Inoltre, il mio amico coinvolgerà dei suoi compari che mi comunicheranno tramite messaggio quando partiranno i miei cinque minuti, ovvero quando dalla sesta immmagine si passerà alla settima. In conclusione, ce la posso fare. Tutto questo dovrà avvenire la notte del quattro Luglio. Io, ovviamente, ho già acquistato segretamente i biglietti per il Foro Italico. Il quattro Luglio,però, mi sembra ancora tanto lontano, e nel frattempo mi consolo con i post che il mio Ermal pubblica da Bari a petto nudo. Che amore che è.

Ma io quest'Ermal a petto nudo non posso perdermelo e Bari all'improvviso sembra essere giusto dietro l'angolo, giusto ai piedi del muro che scavalcherò in cinque minuti. Dico all'amico Ferdinando che l'evasione si terrà prima, giusto quella sera, prima che Ermal decida di rinfilarsi la maglietta. Non posso lasciare mica che il mio divo si goda il suo meritato riposo senza di me. Il muro lo scavalco in tre minuti e cinque secondi, con l'avanzamento abbondante di due minuti. Elettra e il futuro da rapinatrice- Elettra e la disorganizzazione: è piena notte, ho alle spalle un collegio che devo lasciarmi più alle spalle possibile, e campagne nere tutt'attorno in cui non vedo e non sento niente, se non le mie imprecazioni. Cerco di sentire e scorgere i rumori della strada e mi affido a quelli: forse cammino mezz'ora, prima di trovarmi sul ciglio di una dissestata strada secondaria. Le macchine passano rade con gli abbaglianti a ferire il buio venti metri davanti e non ho altra scelta. Autostop e trovo un povero cristo che mi carica in macchina e addirittua si mostra preoccupato.

"Dove ci troviamo?" chiedo.

"Su un uscita del raccordo, sto per entrarci. Dove devi andare?"

"A Tiburtina, o a Termini. E' uguale."

"E dove va una ragazzina tutta sola a quest'ora?"

I cazzi tuoi, boss. Ma infondo è sempre l'essere che mi sta soccorrendo.

"A trovare un amico. Gli faccio una sorpresa." sogghigno, pensando al volto attonito del cantante quando mi vedrà.

L'uomo è poco convinto, ma dopo una quaranantina di minuti, sono nella desolata termini, dove prenoto il primo treno che mi porti nelle lande deserte nel meridione. Il cellulare inizia a vibrare: devono essersi accorti della mia assenza. Lo spengo, il treno arriva in orario- ma che meravigliosa sopresa- mi accomodo in un sediolino accanto al finestrino anche se fuori non si vede, è completamente buio. Mi addormento poco dopo e dormo fino all'alba, che mi accoglie assieme alla Puglia.

ElettraWhere stories live. Discover now