Chapter I

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A baekugou
che mi sprona da sempre

Quel ventinove Giugno, alle sette di sera, Kirishima Eijiro stava ascoltando 'Stand by me'. Era caldo, quel ventinove Giugno, ma non era quel tipo di caldo che ti rende sudato e appiccicaticcio, no, era un caldo confortevole, che, come una coperta, ti avvolge e ti riscalda.

E Kirishima Eijiro si sentiva come se il suo ragazzo fosse veramente accanto al suo corpo e lo stesse veramente abbracciando.

In quel momento una folata di vento entrò dalla finestra, facendo suonare lo scacciapensieri attaccato lì affianco, come per avvertire il padrone di casa che l'aria, il messaggero degli esseri celesti, stava entrando.

E, proprio come un messaggero, cercava invano di riportare un messaggio. Le indicazioni gli erano state date dall'alto, più in alto di quanto si possa immaginare, ma purtroppo non erano comprensibili al destinatario. Perciò il vento si limitava a suonare quelle campanelle, con la speranza che colui a cui erano destinate quelle stupende parole capisse. E forse aveva veramente capito, Kirishima Eijiro.

Quando la musica si fermò, si alzò dal letto, osservando quelle campanelle per qualche secondo, e in quel momento il vento smise si suonare. Eijiro sorrise. Sorrise con gli occhi lucidi, poi sbatté le palpebre, tiro su col naso e fece un sospiro. Si avviò verso la piccola cassa, appoggiata sulla sua scrivania.

Stava per far ripartire la canzone, quando li vide. Quel quaderno e quella matita. Sembrava stesse facendo i compiti di matematica prima della fatidica chiamata. Ma quegli oggetti erano stati abbandonati subito dopo aver sentito la voce dall'altra parte della linea pronunciare quelle brutte, bruttissime parole.

Quella matita, però, sembrava ancora pronta ad essere usata, come se fosse stata sull'attenti per tutto quel tempo, aspettando gli ordini che il suo proprietario le avrebbe impartito. Era stata abbandonata, si, ma sapeva di avere ancora del lavoro da fare. Eijiro fece ripartire la musica, senza staccare gli occhi da quella matita. E in una frazione di secondo il suo cervello decise.

Chiuse il quaderno a quadretti e lo prese, per poi andarlo a riporre nella libreria, accostata dall'altra parte della stanza. Prese, poi, un nuovo quaderno, questa volta a righe, e andò velocemente a sedersi sulla sedia della sua scrivania, aprendo il quaderno e prendendo in mano la matita.

In quel momento, però, il suo cervello era vuoto.
Cosa avrebbe scritto?
Non era mai stato bravo con le parole e scrivere non era uno dei suoi migliori talenti. Molte volte, invece, si era incantato a guardare il suo fidanzato scrivere. Il suo viso rilassato, i suoi occhi concentrati. A volte si sorprendeva ad essere geloso di come il ragazzo guardava intensamente quei fogli.

Sorrise. Il suo ragazzo gli mancava, gli mancava infinitamente, come l'aria. Era come se un pezzo del suo cuore fosse salito in cielo insieme a lui. E ci aveva provato a riprenderselo, ma era troppo in alto perché ci riuscisse. In un attimo i suoi occhi si bagnarono di nuovo e le lacrime iniziarono a scendere prima che lui potesse fare qualsiasi cosa.

Era un pianto disperato, come non ne aveva mai fatti. Singhiozzava così forte che ad un certo punto gli fece male la gola. Non aveva avuto ancora in coraggio di affrontare la realtà e solo in quel momento lo stava facendo per la prima volta. Si stringeva le gambe al petto, affondando la faccia nelle ginocchia. Con le unghie graffiava la sua stessa pelle, perché il dolore che aveva dentro non era paragonabile a ciò che avrebbe potuto sentire fuori. Occasionalmente si dondolava, cercando di calmare il suo respiro, ma puntualmente ricadeva in quel vortice di lacrime. Poteva essere passata così un'ora così un giorno, Eijiro non se ne sarebbe accorto.

Infine, dopo immani sforzi e tanta volontà, riuscì ad alzarsi da quella sedia, singhiozzando appena, e si ritrovò intento a fare meno rumore possibile per raggiungere il bagno. Non voleva che i suoi familiari lo vedessero così, anche perché non voleva parlare né con loro né con chiunque altro.

Entrò velocemente e chiuse la porta a chiave, appoggiandosi su di essa con la schiena. Sospirò ancora e ancora le sue lacrime vollero uscire. Quella volta, però, Eijiro si costrinse a non singhiozzare. Arrivò davanti al lavandino e non volle guardarsi allo specchio. Sapeva di essere un disastro in quel momento.

Aprì il rubinetto e si buttò una quantità non indifferente di acqua in faccia. Senti freddo, per qualche secondo, e si chiese se la sensazione potesse essere simile a quella che aveva provato il suo amore quando era sparito. Forse per qualche secondo, si rispose, o forse la stava ancora provando.

Iniziò a prendere lunghi respiri profondi e, finalmente, riuscì a calmarsi. Per un attimo il suo sguardo incontrò il suo riflesso e quel che vide fu orribile. Aveva gli occhi quasi completamente rossi, prorompenti borse sotto di essi e le labbra erano spaccate. Usciva un po' di sangue dal labbro inferiore. Come aveva fatto a non accorgersene? Si pulì il sangue con un pezzo di carta igienica e si lavò di nuovo il viso.

Decise, poi, di uscire e di fiondarsi in camera sua. Le campanelle stavano suonando di nuovo e la musica si era ormai spenta. Il suono che produceva quello scacciapensieri fece rabbrividire Eijiro. Era così dolce che gli ricordava la voce del suo ragazzo quando, sotto le coperte, gli sussurrava che lo amava. E sorrise, mentre il suo cuore si stringeva su se stesso, cercando di anestetizzare il dolore che, però, sentiva insinuarsi subdolo nelle sue vene, raggiungendo ogni parte del corpo.

Ad un certo punto, ascoltando quelle campanelle, un'idea gli balenò nel cervello. Si mosse lentamente verso la sedia, su cui si buttò noncurante. Ignorando il mal di testa, prese la matita in mano e, tremolante, la avvicino al foglio:

Questa è la storia del mio amore, e a lui dedico il mio misero tentativo di emulare il suo superbo talento per questa meravigliosa arte.
Il mio amore dorme per sempre, ma so che un giorno ci rivedremo.
Spero che ora tu stia danzando con le stelle, Kaminari Denki.






Nota
Praticamente costretta da baekugou , ho deciso di postare il primo capitolo di questa fanfiction, probabilmente in uno stato di euforica follia. Questo è solo l'inizio dei miei programmi, solo una piccola parte di un disegno molto più grande e complesso, che spero possa concludersi come ho pianificato. L'idea di usare questa ship mi è stata data sempre da baekugou , che è l'unica che sa un po' del mio progetto e che legge i miei capitoli da tempi immemori. Tra l'altro, a lei ho dedicato questo capitolo, proprio perché lei ci ha creduto dall'inizio. Vi anticipo che posterò una volta a settimana, con cadenza che per ora non è fissa, ma che quando inizierà la scuola sarà probabilmente il sabato o la domenica. Vi lascio chiedendovi di segnalarmi se c'è qualche errore di battitura che ho tralasciato e di dirmi cosa ne pensate.
Alla prossima settimana❤️

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