E alla fine del mondo parlammo d'amore.

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Il perturbante suono della sirena crebbe come un lamento lugubre nel piccolo paesino montano del nord d'Italia.

Claudia, una giovane sposa di ventisette anni, stava assorta nei suoi pensieri mentre controllava la cottura della pasta, e fu Giorgio, suo marito, il primo ad accorgersi dell'allarme che si propagandava per le strade come un urlo tetro; le stelle che stava ammirando un istante prima, affacciato alla finestra del salotto, di colpo si spensero lasciando solo il buio.

Come il gesto di una routine senza tempo, Claudia spense il fuoco sotto la pentola e corse in camera da letto per tirar fuori la valigia già pronta per le emergenze, mentre Giorgio stava prendendo i soprabiti di entrambi e ficcava le chiavi della macchina nella tasca dei pantaloni.

«Claudia!» urlò, ma sua moglie non lo raggiunse. Corse nella stanza dove la trovò a frugare nel cassetto dell'armadio: cosa stava cercando? Le aveva detto di tenere tutto pronto, ma come al solito c'era qualcosa che all'ultimo momento li stava rallentando. Avevano ancora tre minuti prima di raggiungere l'auto: dalla strada giungevano le voci e le grida della gente che fuggiva.

«Claudia andiamo!» la incita,

«L'anello di mia nonna -era presa dal panico- non lo trovo più».

Non c'era più tempo, dovevano andare.

Giorgio afferrò la valigia e ghermendo il braccio di sua moglie la trascinò fuori dalla stanza. Il boato di una bomba in lontananza li spinse fuori di casa.

Raggiunsero l'auto e appena messo in moto Giorgio partì a tutto gas per la strada già sgombra. Un'altra bomba cadde, Claudia stava seduta accanto a lui accovacciata sulle ginocchia coprendosi la testa. Per quanto le bombe facessero fracasso niente copriva le urla della gente.

La loro casa era al confine del paese, ubicata a due minuti dalla strada: Giorgio stava aggrappato al manubrio come se fosse stato in bilico su un burrone, incapace di guardare il cielo, che fino a qualche attimo prima era un tappeto di luci, immobile e placido. Gli aerei avevano approfittato del buio per colpire la cittadella, e sarebbe bastato poco a raderla completamente al suolo: Giorgio cercava di ascoltare il rumore del motore, ma il rimbombo alle sue spalle era troppo forte. Non voleva spaventare Claudia, terrorizzata come una bimbetta, ma avesse potuto sarebbe scoppiato in lacrime gridando dalla paura.

Rimasero nella stessa posizione per un tempo indescrivibile, muti e tremanti, ma quando la montagna si mise tra il paese e loro, Giorgio carezzò la schiena di Claudia invitandola ad alzarsi: «È tutto finito» le dice per quanto la gola gli si stringa.

Lei si guarda intorno, le lacrime le bagnano il viso, guarda di sfuggitail paesaggio notturno che li circonda, e guarda il sedile posteriore per assicurarsi che ci sia la valigia.

«È perduto ...» sussurrò dopo aver tastato il bagaglio, incredula che tutto quello che stesse accadendo fosse reale.

«Potevi... -in una situazione normale l'avrebbe rimproverata, ma non quella notte, Giorgio non ne aveva la forza- Mi dispiace, ma era troppo pericoloso. Tua nonna terrebbe più alla tua vita che a quell'anello». Parlare era per lui uno sforzo enorme, ad ogni parola una fitta dolorosa lo costringeva a deglutire aria.

Claudia non disse niente, si limitò ad asciugarsi le guance.

Giorgio aveva ragione, aveva rischiato tanto per un ninnolo.

Guardò suo marito, teso come non l'aveva mai visto prima, e pensò che una volta allontanati dalla città potevano fermarsi e schiarire le idee: «Dove stiamo andando?» gli chiese a voce bassa,

E alla fine del mondo parlammo d'Amore.Where stories live. Discover now