Il sogno nel sogno

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«Signorino...».

«Signorino... si svegli...».

«Ooh ma insomma... non ha dormito stanotte? E ha intenzione di recuperare il sonno perduto qui, su questa panchina?».

Il giovane Conte Phantomhive aprì gli occhi. La luce era accecante, tanto che in un primo momento dovette coprirsi l'occhio con il dorso della mano. L'aria intorno a lui era fresca, un debole venticello gli accarezzava i capelli portando al suo naso l'odore di erba appena tagliata e rose rosse in fiore. In piedi accanto al giovane Conte c'era Sebastian, il suo fidato maggiordomo. A quanto pare Ciel si era addormentato sulla panchina del parco nel quale quel pomeriggio, sul presto, era andato a passeggiare. Con lui c'era Lizzy che non appena lo vide sveglio da lontano, gli corse incontro abbandonando il laghetto popolato da simpatici anatroccoli che stava sfamando con del pane avvizzito insieme alla sua fidata cameriera Paula.

«Cieeeeel!» l'acuto urletto di gioia, intriso di un amore spontaneo e acerbo, echeggiò nel parco attirando l'attenzione dei passanti e -in particolare - svegliando una giovane ragazza che si era appisolata sulla panchina di fronte a quella del Conte.

«Cieeeeel!» l'acuto urletto di gioia, intriso di un amore spontaneo e acerbo, echeggiò nel parco attirando l'attenzione dei passanti e -in particolare - svegliando una giovane ragazza che si era appisolata sulla panchina di fronte a quella del Conte

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Indosso aveva una sorta di divisa grigia, delle parigine nere ed un anonimo paio di scarpe di color cuoio scuro. Portava i capelli raccolti in uno chignon molto largo e alto, e i suoi occhietti assonnati si puntarono su Lizzy in corsa verso il Conte. Lo sguardo le si spostò d'istinto sulla destinazione della bambina, ovvero su Ciel. Per quel breve istante i loro occhi si incrociarono. Al Conte parve di conoscere quella ragazza... come se l'avesse conosciuta tanto, tanto tempo fa. Lo sguardo del Conte scivolò sul collo della ragazza di fronte a lui... e notò la spilla. Quella spilla.Non ebbe tempo di fare o dire nulla, che Lizzy era già avvinghiata al suo collo tutta felice di riaverlo di nuovo sveglio. «Finalmente ti sei svegliato! Non ho voluto infastidire il tuo riposo, così ho fatto una passeggiata intorno al laghetto e ho dato da mangiare alle anatre mentre Sebastian si assicurava che tu non cadessi dalla panchina! Hehehe!» Ciel apprezzava il gesto di Elizabeth di lasciarlo dormire in pace, ma quell'accoglienza così irruente rischiava di cancellare quello che per lui era stato il sogno più lungo e vivido che avesse mai fatto. Cercò di scollarsi di dosso la sua fidanzata, mentre la ragazza che sembrava più adulta di come la ricordava nella sua memoria, si alzava dalla panchina e si stiracchiava, diretta verso una carrozza appostata sul ciglio della strada; qualcuno da dentro la diligenza aveva chiamato la ragazza della panchina, e lei se ne stava andando.

Proprio quando la sconosciuta mise piede sul gradino in metallo della carrozza, Ciel riuscì a raggiungere il marciapiede «Hey! A-Aspetta!». Lizzy rimase confusa accanto a Paula e Sebastian... il quale sembrava basito quanto Lizzy stessa.

«Chi è quella racchia?!».

«Non ho mai visto quella donna... che sia una conoscenza del signorino a me estranea?».

Il Conte si rese conto di non avere molto da dire... o meglio, aveva così tante domande che non sapeva quale fare per prima. Chiunque fosse nella carrozza sembrava starle mettendo fretta di entrare e partire, ma la ragazza dagli occhi azzurri decise di soffermarsi per qualche secondo più «Sì?». Quel bambino era davvero particolare... e familiare. Un viso così carino e allo stesso tempo rovinato da una benda come quella era difficile da dimenticare...

Ciel proprio non riusciva a pensare a qualcosa da dire... era davvero tutto un sogno il suo? Come era mai possibile? Ricorda con chiarezza ogni singolo istante passato in quell'orfanotrofio infernale in compagnia di Jennifer... tutti gli orrori e i momenti di pace. Era tutto fin troppo lucido per essere solo un sogno! La frenesia del momento gli fece fare la domanda che - si rese conto solo dopo averla pronunciata - meno avrebbe risposto a tutti i suoi interrogativi «D-Dove stai andando?».

La ragazza parve sorpresa, ma non per questo non gli rispose «Ovunque tranne che qui», disse. Ciel rimase ancora più sconcertato. Lei... lei lo conosceva? Si conoscevano per davvero? No... impossibile! La persona nella carrozza batté un piede a terra. La ragazza sobbalzò a quel richiamo «Ora devo andare...» entrò nella carrozza e dopo essersi chiusa lo sportello dietro, si sedette sui comodi divanetti e si affacciò dalla finestrella.

Ciel aveva il cuore in gola. Era tutto reale? Doveva crederci? Erano davvero morti tutti quei bambini? Che era successo a Gregory? E Wendy? E Brown? Il cocchiere fece schioccare la frusta da soma sul dorso dei cavalli, e la piccola diligenza accennò a muoversi.

«Jennifer...» quel sussurro strozzato giunse alle orecchie della ragazza. Spalancò gli occhi, sporgendosi dal finestrino con chissà quale intento «C-Ciel?!». Purtroppo, la carrozza era ormai partita e la ormai lontana figura di Jennifer affacciata dalla finestrella del piccolo convoglio, scomparve dietro l'angolo di una strada.

Il diabolico maggiordomo, alquanto confuso dalla scena come gli altri due spettatori, si avvicinò al suo padrone «Signorino... ma chi era quella giovane donna?».

«Sebastian... quanto tempo ho dormito, esattamente?» lo sguardo del Conte scivolò sul pavimento in pietra sotto i suoi piedi. C'erano dei petali di rose rosse sparsi alla rinfusa, leggermente mossi dal vento che occasionalmente soffiava tra gli alberi. «Sarà stato almeno un ora, signorino... si sente bene?».

Lo sguardo di Ciel raggiunse i cespugli di rose rosse, rendendosi conto solo allora di quanto fossero onnipresenti nel parco e - ironicamente - anche nella sua vita. I cespugli spinosi capeggiati da soffici boccioli rosso sangue ondeggiavano al vento, indisturbati, intoccabili. Centinaia di rose avvolte l'una all'altra in un un intreccio indistricabile. Per un attimo pensò "anche le persone sono fatte così". Scosse la testa e si strofinò l'occhio che gli pungeva, convinto che qualche granello di polvere vi fosse finito all'interno. Si voltò verso il suo maggiordomo e con un'espressione pacata, gli disse «Sì ... torniamo a casa».

[C.d.A.]

Lo so, finisce di cacca. Ma io non li so fare i finali! >:,T

Kuroshitsuji×Rule Of Rose ||Book of Red Rose||Where stories live. Discover now