Capitolo diciotto - Epilogo

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Erano ormai passati tre mesi
Tre mesi dal mio cambiamento. Tre mesi dall'ultima volta che visti Lauren.
"Mamma! Mi ha spedito le rose!" urlai ridendo e lei corse verso di me nonostante sapessi quanto odiasse correre sui tacchi.
In quei mesi cambiai tantissimo. Riuscì ad avere più confenza con mio padre e con mia madre, ma che dico, li volevo molto bene.
Mi avevano aiutata nel mio cambiamento. Avevano iniziato a farmi uscire e avevo conosciuto al bar la mia ormai migliore amica Dinah e moltre altre splendide persone.
"No, vabe, io lo sapevo!" urlò felice Dinah al mio fianco.
"Ancora lui?" domandò mia madre ed io risi, aprendo il biglietto bianco accompagnato dal mazzo di rose.
Era ormai da mesi che Shawn provò varie volte ad invitarmi a cene che io accettai in condizione fossero dei semplici incontri tra amici. Ormai mi inviava regali quasi ogni giorno ed io ero espasperata, un pò divertita e infastidita.
"Buon compleanno, principessa" lessi ad alta voce e la mia migliore amica Dinah mi guardò con uno sguardo che diceva : - Te lo avevo detto che ha ancora una cotta per te -, io cercai ogni volta di non crederci per il semplice fatto che lo preferivo come amico, ma lui sembrava pensare già oltre.
Dopo ciò Dinah e mia madre provarono varie volte a dirmi di provare a conoscerlo meglio ma io lo conoscevo già, in fondo era mio amico, eppure sapevo che loro volevano che lo conoscessi in un modo più interessato e approfondito, ma io non volevo.
Mi guardai varie volte allo specchio, analizzando il mio abito lungo attillato color rosso.
"Sei bellissima" disse mio padre, stringendomi dalle spalle ed io mi girai prima di abbracciarlo "Sono sicura che a Lauren-" provò a dire ma si fermò da solo, capendo che non avesse dovuto parlare di lei.
Non sapevo più di Lauren nonostante mia madre avesse provato varie volte a parlarmi delle sue condizioni essendo ancora in contatto con Clara, ma io non volevo. Lauren aveva fatto la sua scelta ed io la mia. Io ero felice, non sapevo se per lei fosse lo stesso ma era meglio non pensarci perché sapevo che la razionalità mi fottesse il cervello e non volevo sentire o provare alcuna cosa che mi facesse intervenire con quella. Ormai io odiavo la razionalità, odiavo i problemi e i calcoli; li odiavo così tanto che varie volte evitai persino di contare il resto e i soldi che avrei dovuto avere nel portafoglio. Credo che vi siate già fatto un'idea di quanto odiassi la logica che mi aveva accompagnata per anni e anni. E pensare che l'amavo! Adesso invece era il mio nemico.
Dopo un pò iniziò la vera e propria festa.
Normani, la fidanzata di Dinah, nonchè la mia amica, mi salutò con un bacio sulla guancia prima di progermi il regalo dicendo qualcosa che non capì a causa della forte musica che mio padre aveva fatto echeggiare nelle stanze grazie alle casse.
Ormai la casa era piena, piena di amici e persone che in tre mesi ero riuscita a conoscere.
Ero proprio cambiata.
Ringraziai a tutte le persone che parteciparono alla mia festa e che mi portarono i regali per il mio compleanno che decisi di aprire a fine serata, quando ormai la casa si stava svuotando.
Quel giorno Shawn non si era perso l'occasione di partecipare al mio compleanno e aveva provato varie volte a dirmi frasi d'effetto che non mi toccarono per niente.
"Che stanchezza" disse mia madre, quando ormai la casa era vuota ed io annuì, totalmente d'accordo con lei.
Mio padre non era in casa, ma fuori, aveva deciso di dire qualche parola a Shawn per fargli capire che non avesse speranze con me ed io non obiettai, anzi, mi ero tolta il peso di vedere gli occhi speranzosi del mio amico che chiedevano una possibilità che non sarei riuscita a negargli per la sua dolcezza.
"C'è questo per te" in quel momento mio padre era appena tornato e aveva tra le mani un regalo incartato per bene.
Io alzai un sopracciglio.
"Ma la festa è finita" dissi; in quel momento qualcuno aprì timidamente la porta.
Una ragazza dagli occhi verdi studiò il mio corpo e io non potei far altro che imitare la sua stessa azione.
Ero stupita. Era lì dopo tanto tempo.
I suoi occhi verdi erano freddi come lo erano una volta, ma sembravano il colore di una foresta in primavera, come se si fossero svegliati dopo un lungo inverno.
Il suo viso era più curato. Le sue sopracciglia non le davano più quell'aria accattivante di cui mi ero innamorata, ma sembravano comunque indifferenti. Era forse alla stessa altezza di tre mesi fa ma i tacchi rossi simili ai miei che protava ai piedi la fecero sembrare più alta ed elegante. Giurai anche di vederla più tranquilla a prima vista, o meglio, più indifferente ma non sembrava avere la solita aria da razionale, ma giurai di notare la sua eccessiva magrezza.
"Ciao" disse la ragazza ed io feci qualche passo verso di lei, guardandola negli occhi.
"La festa è finita" le riferì e lei mi guardò senza freddezza e sentimento, ma con una faccia da poker.
"Lo so" disse soltanto "Sono venuta per parlarti".
Sentì mia madre e mio padre camminare verso un'altra stanza e capì che volevano lasciarci sole.
"Cosa devi dirmi?" domandai e provò ad aprire di nuovo la bocca per dire qualcosa ma stavolta sembrò frustrata e indicò il regalo sul tavolo che mio padre aveva sicuramente lasciato lì quando ero distratta.
Io presi il regalo e lo scartai.
Era una semplice lettera accompagnata da un fiocco rosso per capelli. Avrei dovuto ringraziarla per il regalo ma non ne ero sicura : ero ancora arrabbiata e non mi sembrava il momento di ringraziamenti ma piuttosto di spiegazioni.
"Devo leggerla?" chiesi e lei annuì, così ci accomodammo sul divano.
"Ciao, Camila. So che non mi faccio sentire da settimane ma avevo provato varie volte a farlo durante le prime due. Purtroppo mia madre mi disse che Sinuhe le aveva riferito che non avevi alcuna voglia di parlarmi e di riferirti come sono stata in questo tre mesi, quindi ho deciso finalmente di dirtelo qui. Adesso non puoi scappare e non puoi fare altro che leggere" lessi, poi tossì e continuai "La prima settimana senza di te è passata davvero strana. Ho scoperto che hai arredato tutta la tua stanza grazie a mia madre che parlava con Sinuhe. Poi ho scoperto che hai fatto amicizia con Shawn. Giuro di non essere mai stata così felice per te, ma dopo tutto cambiò. Passai i giorni senza di te con monotonia. Sai che amavo l'irrazionalità, ma dopo quel giorno non ebbi più interesse per niente e nessuno. I miei sentimenti si erano azzerati. Le mie condizioni erano peggiorate" lessi e la guardai con uno sguardo che non sapeva nulla di ciò. Mi sentivo in colpa "Nella seconda e terza settimana cambiai psicologo almeno tredici volte. Le mie condizioni erano peggiorate così tanto che di tanto in tanto non mi andava più di parlare. Varie volte finì in ospedale a causa del battito cardiaco che di tanto in tanto diminuiva e ho passato queste settimane un inferno. Avevo passato queste settimane così con monotonia che mia madre voleva persino vedermi come prima : la Lauren razionale che amava i puzzle e i problemi di geometria. Preferiva vedermi in quel modo, interessata per la razionalità che vuota e non aver alcun interesse per più nulla" continuai a leggere e cercai di trattenere le lacrime "Ma comunque, dopo due mesi, tra controlli e visite non riuscì più a parlare, letteralmente. Sembrava che il mio cervello mi consigliasse di non farlo, eppure quello che doveva essere un consiglio diventò un obbligo. Non parlai più. Mangiai poco se non nulla. Bevvi solo per tenermi in vita ma giuro che avrei voluta farla finita presto" la mia voce si spezzò a causa del pianto "La scorsa settimana il mio nuovo psicologo mi chiese se provassi qualche interesse per qualcosa, ma io gli dissi che lo provavo solo per te. Quel giorno parlai, dopo tanto tempo e mia madre, insieme allo psicologo pensavano che tu fossi l'unica mia cura" le lacrime si moltiplicarono e i singhiozzi divennero più frequenti "Non voglio prolungare troppo questa lettera ma mi viene difficile, quindi vado al punto. Tu mi avevi abbandonata pensando che sarei cambiata ma l'unica cosa che sei riuscita a fare è stato azzerare ogni tipo di emozione, interesse o qualcunque altra cosa che mi avrebbe fatto sembrare un umano qualunque. Qualche giorno fa incontrai il nostro psicologo, ricordi? Quello che ci aveva fatto prendere i dizionari per chiederci quale fosse la differenza tra amore e amicizia. Sai cosa mi ha detto? Che solo tu mi avresti fatto capire la differenza tra le due emozioni e che sapeva che saresti ritornata" continuai mentre sentì gli occhi della ragazza corvina su di me "invece non sei tornata da me" quella frase mi distrusse completamente "L'unica emozione che ricordo vagamente è l'amore che provo per te, anzi, forse nemmeno, giuro di non sentire più niente. Non sento più la tristezza, la felicità, il cuore battere velocemente per l'emozione, l'eccitazione nel riuscire a completare un problema o un puzzle complicato, la paura, la menzogna, l'odio e le altre emozioni di cui non ricordo la sensazione che si sente a provarle" avevo bagnato il foglio a causa delle mie lacrime "Lo psicologo mi ha detto che sono senza speranza se non ci sei tu. Solo tu puoi riprendermi, Camila. Riprendimi, per favore. Riprendimi e non lasciarmi. Insegnami le emozioni che hai scoperto in questi mesi. Insegnami a sorridere, a piangere, a parlare più spesso senza che il mio cervello decida di non farmi dire nulla d'improvviso. Insegnami a sognare. Insegnami ad arredare la stanza. È davvero carina, sai? Ho chiesto a Sinuhe se mi potesse inviare una foto della tua stanza segretamente ed è davvero stupenda. Però per favore, non mollarmi. Non riuscirò a superare questo vuoto. Non sento nessuna emozione, nè per nessuno e nemmeno per te. Non sento niente. Puoi insegnarmi?"
Finì di leggere e guardai Lauren accanto a me, vuota e fredda come un blocco di ghiaccio ma potevo leggere dal suo sguardo un : - Abbracciami, ti prego - ed io lo feci.
Il suo abbraccio era comodo e rassicurante come i mesi precedenti. Il mio cuore dopo tanto tempo battè velocemente, accompagnato dallo stomaco che faceva dei salti piacevoli.
"Sì" risposi "Ti insegnerò, Lauren"
Lei mi strinse più a sè, senza rispondere ma per me quell'azione era già una risposta.
Le avrei insegnato a provare tutte le emozioni. Solo io potevo farlo e ci sarei riuscita, me lo ero promesso.
Riuscì a mantenere quella promessa.

FINE

The doll ➳ CamrenWhere stories live. Discover now