Capitolo uno - Un altro volto

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Piccola premessa prima di cominciare: mi dispiace avervi fatto aspettare tanto, ma ho dovuto dare la priorità ad altre cose nella mia incasinata vita.

Spero che anche questa storia possa piacervi.

Un abbraccio e un ringraziamento a tutte le persone che fino ad ora mi hanno supportata. Buona lettura!!


Capitolo uno - Un altro volto


I raggi torridi ed insistenti del sole pomeridiano facevano sudare persino il bicchiere in vetro, dentro il quale il thè alla pesca non era più fresco come appena versato, né invitante come appena ordinato.

Emma osservava il gioco di luci sulla sua superficie, restando immobile e rilassata sulla sedia intrecciata in vimini che imprimeva la propria fantasia sulle sue cosce, lasciate scoperte dalla gonna leggera che indossava. Non sentiva il bisogno di farsi sconvolgere dalla tensione, né di irrigidirsi, perché la situazione nella quale si trovava non le era nuova.

«Non intendevo dire questo, lo sai» ripeté stancamente, accavallando le gambe magre sotto il tavolino in ferro battuto. Con una mano si sistemò i capelli mossi sulla spalla destra, sospirando piano: aveva iniziato a contare le goccioline di condensa che stavano scivolando lente sul vetro del bicchiere.

«Tu intendi sempre questo» fu la risposta che ottenne.

A quelle parole, Emma alzò lo sguardo sul suo interlocutore, velocemente e con un velo di stizza mal celata: Miles la stava osservando con un sopracciglio alzato e le labbra umide, sottili. I capelli di un biondo sporco erano resi più lucenti e chiari dal sole che li accarezzava, mentre le iridi nere e consapevoli sembravano ribellarsi a qualsiasi sfumatura meno scura. Incastrata fra i particolari spigolosi del suo viso olivastro, c'era la convinzione di avere ragione.

Lei alzò gli occhi al cielo ed appoggiò i gomiti sul tavolino, distogliendo lo sguardo da quello che la stava sfidando e che non voleva sopportare oltre: lo conosceva sin troppo bene per potergli dare una soddisfazione.

«Emma...»

«Vado a prendere qualcos'altro da bere» lo interruppe, alzandosi in piedi senza fermarsi ad ascoltare, perché sicura di quello che avrebbe dovuto sentire. Entrambi sapevano che quella scusa aveva un altro significato, ma nessuno avrebbe protestato. Miles non la richiamò e lei se lo lasciò alle spalle, allontanandosi almeno momentaneamente dal suo profumo dolciastro che le piaceva tanto e dalla sua maglietta nera che evidenziava il suo fisico asciutto.

Il Rumpel era affollato quella domenica pomeriggio: Ty, dietro il bancone ed indaffarato come spesso nell'ultimo periodo, stava usufruendo dell'aiuto di due nuovi camerieri, ancora in prova ed ancora inesperti. Da quando aveva ampliato il locale occupando anche l'esterno con cinque o sei tavoli, il lavoro era aumentato e si era intensificato, pesando inevitabilmente sulle sue spalle.

«Vuoi un altro thè?» Le chiese non appena la vide avvicinarsi. Aveva la fronte imperlata di sudore ed i capelli un po' più corti, dopo l'ultima visita al barbiere di fiducia: non la guardava nemmeno mentre preparava un caffè, per poi passare a lavare delle stoviglie ad una velocità necessaria.

«No, dovevo solo...» Emma fece una pausa appoggiandosi al bancone, sospirò. «Andarmene...» concluse con un fil di voce.

Ty sorrise appena, scuotendo la testa. «Tutto nella norma, allora» rispose ironico.

High hopesWhere stories live. Discover now