Capitolo 9

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"Quindi tu mi stai dicendo che sei la figlia di Peter Watson?"
Muovo nervosamente le mani e mi mordo il labbro, annuisco lentamente e mi guardo intorno. Attraversare il muro è stato più facile di quanto sembri, anche se all'inizio ero insicura se mi avrebbe lasciato passare o meno. Siamo circondate da bambini più piccoli che rimangono abbracciati o attaccati ai propri genitori per non perdersi, e noto parecchi ragazzi penso della mia stessa età che si dirigono con passo deciso verso il treno.
"Uhm si, l'hai conosciuto?"
Aggiungo un punta di sarcasmo alla mia domanda, vedo che se la prende e incrocia le braccia. Inarca il sopracciglio continuando a fissarmi, mentre io cerco una possibile frase che sistemi la situazione. Possibile che esista gente che non comprenda l'ironia?
"Lo conosce tutta Hogwarts"
Continuo a fissarla, incredula, ripetendo quella frase nella mia mente. L'odio per mia madre aumenta a poco a poco ogni volta che vengo a conoscenza di qualcosa di cui non sapevo. Sto dubitando della vera identità di mio padre. Che ruolo interpretava qui?
"È un eroe, davvero. Durante la battaglia si è sacrificato per salvare moltissime vite"
Sforzo un sorriso guardandola negli occhi, so che è cattivo da pensare, ma avrei preferito che mio padre non avesse mai partecipato a questa battaglia.
Chissà se ad Hogwarts penseranno che io sia come lui. Non dico il contrario, ma nessuno, e neanche io, equivalerà ad un quarto di lui. Cerco di scacciare questi pensieri guardando altrove, è arrivato il momento di salire sul treno, e di lasciarsi il passato alle spalle
"Che ne dici se saliamo? Altrimenti non arriveremo mai"
"Certo"
Annuisce ed emette una risata nervosa, avrà capito che abbia cercato di cambiare discorso.
In questo momento non ho nè voglia nè forza di discutere dei miei genitori.
Invidio i ragazzi che in questo momento possono salutare i propri familiari, alcuni muovono avanti e indietro la mano cercando di incrociare lo sguardo della propria mamma attraverso il finestrino, mentre altri salgono e basta. Serro i denti, cercando di raccogliere tutto il coraggio che posseggo, e incomincio a incamminarmi.
Il treno è ormai davanti a me, basta un passo e finalmente sarò dentro. L'interno è più bello di quanto lo sia fuori, se non fosse per il disordine causato dalla quantità elevata dei miei coetanei. Ci facciamo largo tra la folla finché non vediamo uno scompartimento libero, subito dopo occupato da noi.
"Finalmente sono seduta"
Borbotto un "già" e guardo fuori il finestrino, osservando e contando quanti miei possibili simili esistano. Per qualche istante, come se di colpo mi fossi ricordata cosa dovevo fare, mi affretto a guardare di nuovo la ragazza. Ricambia il mio sguardo e annuisce come se avesse capito le mie intenzioni
"Come hai detto di chiamarti?"
Ci mette un po' a rispondere, come se avesse dovuto pensare alla risposta di un equazione di matematica, questione di secondi e incomincia a sogghignare. Si appoggia con la schiena e incomincia a parlare, il tutto mentre si lega i capelli in una coda alta
"Chiamami Casey"
Dopo aver pronunciato quelle due parole, il fischio del treno emette un rumore assordante. Sento un formicolio che parte dalla punta delle mani fino alle dita dei piedi, il mio cuore inizia a battere forte e come se non bastasse incomincio a sorridere come una dannata idiota. In un attimo mi attraversano in mente tutti i ricordi legati alla mia scuola 'per non-maghi', convincendomi ancora una volta che non mi mancherà affatto.
Il treno incomincia a muoversi, il che mi fa sospirare, nel tentativo di buttare fuori tutta la tensione che ho trattenuto finora. Odo le urla di gioia provenienti dagli altri scompartimenti, mentre Casey è intenta a guardare fuori al finestrino. Mi chiedo se avesse avuto degli amici, o se conoscesse già qualcuno della scuola. Dopo attimi di silenzio, decido di interrompere i miei pensieri prendendo il libro del mio autore preferito dal mio zaino. Tra tutti ho scelto di portare proprio questo, anche perché è l'ultimo che lesse mio padre prima che morisse. Quando è fra le mie mani è come se fosse qui con me. Mi immergo nella lettura escludendomi dal mondo esterno, e ignorando il continuo lamentarsi della mia compagna di scompartimento. Il treno stranamente è diventato silenzioso rispetto a prima. L'atmosfera viene interrotta da un insistente bussare. Alzo lo sguardo e noto una figura sfocata al di fuori dello scompartimento. Guardo subito Casey, domandandole mentalmente cosa dovremmo fare. Il tutto accade in brevi secondi, quando la nostra attenzione ricade sulla presenza di una ragazza che ci fissa. I suoi capelli color rosso rispecchiano lo stesso colore del fuoco, mentre il suo viso è coperto da non poche lentiggini.
"Potrei stare con voi? Ho litigato con mio fratello e non ho voglia di condividere lo scompartimento con lui. Gli altri sono tutti occupati."
Casey sembra indifferente nei suoi confronti, mentre io cerco di sorriderle nel miglior modo possibile, pensando ad una risposta che accontenti tutte e due. Un'amica in più non farebbe male a nessuno, e non lo farebbe neanche a Casey.
"Certo, siediti vicino a me"
Il sorriso a trentadue denti della rossa mi conferma di aver scelto la risposta giusta. Si siede accanto a me, incrociando a sua volta le gambe. Casey stava per ribattere, quando la rossa inizia a ridere, allunga la mano verso di me e inizia a presentarsi
"Sono Alexya. Alexya Sweattle. Chiamami tranquillamente Alex."
Le stringo titubante la mano, fissando i suoi denti dritti e perfetti. I suoi occhi color verde smeraldo scrutano per un momento la figura della mia compagna di scompartimento. Casey fa finta di niente, e torna ad ignorarci con la sua nonchalance, guardando fuori il finestrino. Ho un non so come di deja-vu. Ritraggo lentamente la mano, come se mi fossi accorta di un particolare a cui non avevo prestato subito attenzione, ricordandomi che quello è anche il cognome del mio ex-compagno, nonché Michael

A special witch || Hogwarts Where stories live. Discover now