L'aereo dell'arcobaleno

9 0 0
                                    

Sono nella mia spiaggia bianca, le mani nella sabbia, i piedi che vengono baciati dalle onde che leggere mi corrono le gambe. Mi coprono come un fresco lenzuolo per poi scoprirmi veloce lasciandomi una sensazione che amo. Ci vengo ogni giorno quando sono libero, a giocare con il mio aereo. Mio nonno lo ha inciso nel legno di palma e me l'ha regalato quando ho fatto 4 anni; da quel momento tante cose sono cambiate. La più triste è che proprio mio nonno non c'è più. Ci ha lasciato un anno fa. Io adesso ho 7 anni, sono grande, posso aiutare la mia famiglia. Non siamo ricchi, ma viviamo bene perchè qui tutti sono buoni. Tutti gli stranieri sono generosi con noi bimbi soprattutto. Ci danno qualche soldino, qualche dolce buonissimo che noi qui in Thailandia non abbiamo o non ci possiamo permettere. Viviamo bene perchè la nostra famiglia è felice, vediamo tutto come i colori dell'arcobaleno. Proprio come il mio aereo. Mio nonno l'aveva dipinto con colori sgargianti che, come per incanto, non sono mai sbiaditi. A volte credo di nutrire io stesso i colori, con la mia fantasia, più ci gioco e più l'aereo si colora. Quando è tra le mie mani i colori lampeggiano, ve lo giuro, si scambiano di posto. E' l'aereo più colorato del mondo il mio, il regalo di mio nonno. Non mi ci separerei mai.

Sono sdraiato tra la terra e il mare, faccio parte di due elementi che sembrano innamorati. Si baciano tutto il giorno, tutta la notte. A volte come tutti gli uomini fanno anche baruffa, il mare da degli schiaffi alla terra, che sgridandolo lo fa arretrare. E' buffo guardarli quando fanno così. A me non fa paura perchè so che poi fanno pace e si continuano a baciare dolcemente. Oggi non sono arrabbiati e credo mi guardino giocare. Sorvolo la costa con l'aereo dell'arcobalenoooooooo vrrrrrrrrrr. La gente mi guarda sorride, si inginocchia. C'è chi mi accarezza, chi fa il rumore dell'aereo al posto mio. Sono tutti felici in questo paradiso, radiosi come me. E' quasi mezzogiorno, ho un po' di fame. Oggi non ho d'aiutare mia mamma. Non serve andare al mercato. Oggi posso soltanto volare con il mio aereo .Parto dalla mia spiaggia bianca per tutti i luoghi del mondo. Le onde sono come il crepitio del fuoco, schioccano sulla mia pelle e le bollicine mi fanno il solletico. Ora sono sulle coste dell'Australia, sono il capitano Chana, "quella che vedete sotto di voi è Sydney, tra un paio d'ore saremo sopra alle Hawaii, potete scegliere il film che più vi piace...abbiamo tanti cartoni animati...vrrrrrrrrrrr, gneooooo."

Ma che succede? Dov'è andata finire l'acqua? Si è arrabbiata? Chi mai l'ha sgridata in questa maniera, ah ah ah! Scappa! Torna indietrooooo!!! Che le hai detto eh, terra? Fate la pace subito!!! Niente da fare, non ne vuol sapere. Non ho mai visto una cosa del genere. Mi alzo in piedi, mi metto la mano sulla fronte come un marinaio provetto. Non ho mai visto una cosa del genere, me lo ripeto ogni instante. Sono addirittura emozionato. Si vede la barriera corallina. E' tutta scoperta. Si vedono i pesci che sbadati si sono fatti seminare dal mare, stanno giocando anche loro? Ma che succede? Eccola ora ritorna. Ma non sembra abbia voglia di giocare. Sembra infuriata. Grida. La sua dolce ripetiva e calda voce si è tramutata in un urlo. Sembra prendere sempre più forza. Sembra un urlo che non smette mai e che si amplifica ogni secondo. La sabbia trema. Anche la gente urla e le voci si uniscono a quella del mare. Uomini , donne, bambini che corrono e si uniscono in un solo urlo. E' spaventoso. Non ho mai visto una cosa del genere. Mi abbasso, afferro il mio aereo e corro, corro più veloce che posso. Inciampo, mi rialzo, corro ancora più forte zig-zagando tra le palme. L'urlo è dietro a me, non mi volto. Corriiiiii mi dico. Il cuore scoppia per la paura. Corriiiiiiiiii. Sento come un mantello. Mi afferra. Mi alza da terra. Mi sbatte in avanti di 10 metri. Bevo, sono sott' acqua. Riaffioro. Qualcosa mi colpisce alla gamba, poi alla schiena. C'è di tutto in questo mantello d'acqua. Legno, tavolini, sedie e corpi, di tutto. E' tutto avvolto in una schiuma melmosa marrone. Dov'è finita l'acqua. Cosa succede? Non può essere questo il mio mare. Voglio svegliarmi. E' un incubo. Nuoto, sputo la melma che mi entra in bocca, è difficile rimanere a galla perchè la corrente mi trasporta tra gorghi e alberi con una velocità che mette terrore. Ce la devo fare, stringo tra la mano il mio aereo, con l'altra faccio da timone e mi tengo a galla. Se solo riuscissi ad afferrare una palma. Passo vicino alle foglie, il tronco è tutto sotto il cattivo mare marrone. Una la afferro e mi sfugge, sono stanco. Sento le voci di uomini, pianti, imprecazioni ma nessuno che può fare nulla. Nulla di nulla, solo lottare con questo mare cattivo. Vado sotto, annaspo, riaffioro e riprendo l'aria. Tutto in frazioni di secondo che sembrano eternità. Ecco forse mi fermo, sembra che l'ira del mare cattivo si stia placando, lentamente perde forza. Non so nemmeno dove sia arrivato. E' tutto distrutto, mi aggrappo con le due mani ad una palma. Il mare marrone cattivo si sta ritirando con lo stesso impeto con cui è arrivato. Porta via con se tutto quello che non lotta come sto facendo io. Mi aggrappo e non mollo, non puoi vincere. Non ho paura. Mio Dio, il mio aereo!!! Nooooo, non posso avermelo fatto sfuggire proprio ora. Deve essere qui vicino, gratto il fango con le dita tanto da farlo entrare sotto le unghie facendomi male. Mi si conficcando anche pezzi di legno mentre cammino tra le macerie della nostra terra. Tra vetri, piastrelle divelte, mattoni e corpi. Ogni genere di oggetto è coperto dal fango e dai detriti. Sento pianti lontani, ma io non piango. Cerco soltanto il mio aereo. Ci vorrebbe un miracolo per ritrovarlo. Ma io lo ritroverò. Si lo ritroverò! Corro di nuovo con tutta la forza che mi è rimasta. Corro dietro al mare che ha violentato la mia terra. Lo vorrei punire. Lo vorrei picchiare. E' tutto devastato. La mia famiglia! La mia casa è lontana dalla spiaggia, non può essere arrivato fino a là questo assassino marrone. Corro con tutto il fiato che ho e grido...mammaa papààààà arrivooooo. Ecco casa mia. L'assassino non è arrivato fino a qui. Non ce l'hai fattaaaaaaaa. Maledettooooooooooo! Dai vieni qui se hai coraggio. Non c'è nessuno. Mammaaa. Papààà. Venite fuori, sono qui. Non c'è nemmeno mia nonna, che non si muove neanche con le cannonate. Ma dove sono finiti tutti??? I miei fratelli, le mie sorelle. Tutti spariti. Forse sono andati alla spiaggia in cerca di me. Che stupido, sarà proprio così. Corro ancora, mi sento leggero ora che ho capito dove sono. Volo da loro! Volti, grida, corpi e tra tutto regna solo un colore, il marrone. Sovrasta tutto e tutti. Sfioro uomini e donne, tutti si affannano ad aiutare a rialzare persone a terra, a rigirare corpi ormai senza vita, tutti come automi, si dannano l'anima per aiutare gli altri e sembrano non capire nemmeno quello che stanno facendo. Sono in trance! Sgattaiolo tra le gambe della gente. Eccoli! Mammaaaaaaaaaaa sono qui. Mammaaaaaaaaaaa arrivooooooooo. Papàààààà. Mia mamma è inginocchiata a terra e piange, mio padre le accarezza il capo e guarda il cielo con uno sguardo misto tra la tristezza e l'ira. I suoi occhi sono chiusi stretti e la bocca socchiusa sputa invocazioni. Sono quiiiiii, ehiiiiiii sono oramai ad un passo da loro. Mamma, ascoltami, la afferro per le spalle, ma sembra non accorgersene. Mamma. Sono qui, mamma! Lei piange e non si cura di me. Mio padre abbassa il volto e volge lo sguardo verso il mare che sembra essersi quietato dopo avere lasciato dietro di se solo devastazione. Mi volete stare ad ascoltare? dico con la voce che sta perdendo forza e sicurezza. Mamma sono vicino a te, dammi le mani. Lei per un istante sembra sentirmi. Alza gli occhi li spalanca e osservandomi dice: - Figlio mio, non doveva succedere, non mi perdonerò mai-. Nelle mani stringe il mio aereo. - Mamma- dico, sempre più titubante, - l'hai ritrovato tu...che fortuna...- ma mentre lo dico lei lo sta sfregando e mentre il fango con fatica scivola via, mi accorgo che i colori dell'aereo dell'arcobaleno sono sbiaditi, sono spariti. I colori sono dentro di me, nella mia fantasia. Il mare cattivo è riuscito a portarseli via, assieme a tanti uomini, tante donne, tanti bambini. Non è mai successa una cosa del genere. Lei bacia il mio aereo, lo porta al petto e piange ancora senza tregua. Mio padre non smette di guardare con rabbia il mare che indietreggia come impaurito dal suo sguardo. Vorrei attaccarmi al suo collo. Non lasciarlo mai. Mio papà ha fatto scappare il mare! Ma mi sento strano, mi sento leggero, volo. Li vedo diventare piccoli come in una foto che si allonana lentamente dai nostri occhi. Li vedo rimpicciolirsi e ruotare. Sono dentro il mio aereo dell'arcobaleno. Sono felice, mammaaaaaa, papààààààà non piangete, mi volto a scrutare il resto della mia terra. Tutto è immobile, mi sembra bello nonostante la catastrofe. Sono in volo, non ho più paura, sono il capitano dell'aereo e vado incontro all'arcobaleno.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Nov 15, 2018 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

L'aereo dell'arcobalenoWhere stories live. Discover now