Capitolo 12

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Marinette P.O.V.

Finalmente la campanella suona, dando la fine alle lezioni.

Esco molto felice da scuola, finchè non incontro Chloè.

"Eccola...la serpe di passaggio. Non mi faccio mettere i piedi in testa da lei. Sono gentile solo con le persone che forse hanno un passato davvero amaro, ma lei invece non ha alcun passato amaro, anzi, più dolce dei croissant alla crema che fanno i miei genitori!"

Abbasso la testa e cerco di superarla, ma quest'ultima mi blocca con la sua STUPIDA voce da oca.

<<Guarda guarda, c'è la nostra cara Marinette, o meglio dire, la Cenerentola di turno. Sta sempre in quello stupido negozio pieno di polvere, io non andrei mai a prendere i dolci lì.>> Si mette a ridere, contagiando anche le altre ragazze, più stupide di lei.

<<Oh...grazie Chloè di avermi paragonata ad una principessa.>> Faccio finta di andarmene, ma mi rigiro verso di lei, per finire di dire quello che avevo in mente.

<<E per specificare, i dolci che hai ogni giorno sul tavolo, provengono dal mio, come dici tu sporco e pieno di polvere, negozio e a quanto mi ha detto il tuo maggiordomo, ti piacciono davvero tanto.>> Cammino di nuovo verso casa, non sentendo più la voce da oca di Chloè.

Ad un certo punto qualcuno mi sussurra all'orecchio.

<<Bel lavoro, mocciosa.>> Adrian se ne va, senza darmi tempo di rispondere. Un sorriso si disegna sul mio viso, facendomi diventare orgogliosa di quello che ho appena fatto. Adrian si gira per un secondo, trovandomi sorridere lì, impalata dove mi aveva lasciato, sorridendo, anche se di poco, anche lui.

Vedo che ore sono, accorgendomi di star facendo tardi. Inizio a correre verso casa, arrivando un minuto dopo, visto che sono vicina.

<<Ciao mamma, ciao papà, potete andare, vi sostituisco io.>> Prendo il grembiule e lo indosso, andando dietro al bancone. I miei genitori mi danno un bacio ciascuno e poi se ne vanno in casa.

La campanellina suona, dandomi segno che qualcuno è entrato. Alzo la testa, vedendo la sua solita chioma bionda.

<<Ciao Adrian! Vuoi il tuo solito croissant?>> Sorrido in modo solare, porgendo a lui il vassoglio con i croissant appena sfornati.

<<Si. Quanto ti devo?>> Fa per prendere il portafogli, aprendo il taschino dove ha le monete.

<<1, 45 grazie.>> Mi porge quanto chiesto, per poi sedersi sulla sedia vicino al tavolino.

<<Cosa aspetti?>> Chiedo curiosa, visto che sarebbe dovuto andare via.

<<Ti aspetto, dobbiamo andare a danza.>> Dice lui ovvio, alzando un sopracciglio.

<<Cosa?!>> Quasi mi soffoco con la mia stessa saliva.

"Non mi aspettavo questa risposta, credevo che sarebbe andato direttamente lì per aspettare che la lezione inizi."

<<M-mi aspetterai!?>> Incredula lo guardo sbigottita, rizzando le orecchie per sentirci meglio. <<Non ci senti? Ho detto che ti aspetto. Mi scoccia stare ad aspettare senza fare nulla fuori scuola.>> Il suo tono da menefreghista mi fa ritornare alla mia opinione su di lui: un ragazzo che pensa solo a se stesso, ma che fa così solo perché dietro c'è un motivo che altre persone non conoscono.

<<Beh, non puoi mica rimanere a fare nulla e scocciarti anche qui. Dai, vieni. Potresti aiutarmi col lavoro!>> Dico esaltata, dal pensiero che potrebbe fare qualcosa per chiacchierare un po' e levarsi dalla testa il pensiero di prendermi in giro.

<<Mmmh...>> Ci pensa un po' su, mentre io lo incito con un sorriso.<<Va bene...mi hai cinvinto.>> Si alza dalla sedia, dirigendosi verso il bancone, con un piccolo sorriso che cerca di non far vedere. I miei occhi si illuminano alla sua risposta e, in men che non si dica, gli passo un grembiule.

Inizio a spiegargli un po' il trucco del mestiere e di come si trattano i clienti, no nel modo che fa lui, ma tranquillo e pacato, senza arrabbiarsi. Proprio appena finisco di spiegare, entra un cliente con l'aria gentile. <<Salve, avevo ordinato di preparare 5 ciambelle alla crema e 5 al cioccolato, sono pronte?>> Adrian gli sorride prontamente, annuendo e creare un dialogo col cliente. <<Signore, adesso controllo e le faccio sapere.>> Il cliente annuisce, mentre Adrian si avvicina a me.

<<Senti...Mocciosa, l'ordine di 5 ciambelle alla crema e 5 al cioccolato, sono pronte?>> Annuisco, portandogli il vassoglio con l'ordine, che gli dico di confezionare, proprio come gli avevo fatto vedere. Quando arriva al bancone e lo vedo all'opera, sono davvero soddisfatta dal suo lavoro. Dopo che il cliente se ne va, vado da lui per congratularmi. <<Bene bene...impari in fretta!>> Gli sorrido, mentre mi congratulo con lui, che prontamente prende il cappello di mio padre che gli avevo fatto mettere e fa un piccolo inchino. <<Grazie Madeimoiselle...>> Si rialza dal suo inchino e mi guarda sorridendo. Ricambio con molto piacere il gesto, finché non entra un altro cliente.

<<Sentite non ho tempo da perdere, ho ordinato una torta alla panna e cioccolato, datemela. Ecco i soldi.>> Mette i soldi sul bancone, che io prendo e poso nella cassa. Vado in cucina e prendo la torta, confezionandola per bene. <<E andiamo! Questa pappamolla si muove o no?!>> Sento il cliente che si lamenta e Adrian che cerca di calmarlo, ma riesco a percepire che la sua pazienza sta svanendo molto velocemente. Appena finito la porgo al cliente, che non mantiene per se i suoi pensieri, così da far scattare Adrian sull'attenti.

<<Certo, per una stupida ragazza come te, che si potrebbe definire anche "MOCCIOSA", cosa ci si potrebbe aspettare?>> Fa per andarsene, ma le grida di Adrian lo fermano. <<HEY! Hai rotto le palle! Tu e la tua fastidiosa presenza. Se vuoi che le cose vengano fatte di fretta...te le fai fare da quella troia di tua madre e da quel cornuto di tuo padre.>> Esce da dietro il bancone dirigendosi verso di lui. Non poteva avere più di una ventina d'anni. <<Se provi solo un'altra volta a chiamarla stupida o Mocciosa...ti capiterà qualcosa che nemmeno immagini...>> Assottiglia lo sguardo, minacciandolo solo con esso, fissandolo dritto negli occhi. Corro verso di loro e tiro Adrian verso di me, per dare via libera al ragazzo, che appena può, se ne va correndo con la coda fra le gambe.

<<Adrian...io...grazie...>> Lo abbraccio. Lo abbraccio con tutta me stessa, cercando in qualche modo di tramandargli la mia gratitudine.

"Nessun ragazzo prima d'ora mi ha mai difesa contro a delle prese in giro oppure offese."

Mi abbraccia anche lui a se, avvolgendomi nelle sue grandi e forti braccia.

Mi abbraccia anche lui a se, avvolgendomi nelle sue grandi e forti braccia

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<<Nessuno può chiamarti Mocciosa...apparte me.>> Le ultime parole che mi fanno sorridere.

"Adrian Agreste è uno stronzo, si, ma quando siamo soli...è come se cambiasse qualcosa. Come se ci fosse un qualcosa che ci unisce. Adrian Agreste...Non è chi si vuol far credere, ma è totalmente il contrario..."

Mi hai cambiato la vitaWhere stories live. Discover now