Silenzio assordante

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Premessa: non voglio in alcun modo lucrare sull'avvenimento, chi mi segue lo sa, ma ne parlerò meglio alla fine.

Buona lettura


New York.
8 dicembre 2019.
00:00.

Le mie gambe si muovono nel letto, mentre cerco una posizione comoda per poter, almeno un minimo, riposare, chiudere i miei dannati occhi e prendere sonno dopo giorni passati sveglio. Passati insonni. Coi fantasmi del passato e quelli che tutt'ora mi torturano.

New York è triste, è triste anche ora.

Triste a causa dell'inverno che sta vestendo questa grande e popolare città. Triste perché sembra che le persone non siano interessati ad abitare le strade, ma forse è solo l'orario. O forse no. Forse sono io che mi sto facendo paranoie inutili.

Immergo la testa nel cuscino, osservandomi attorno. Questo attico non è mai stato freddo come in queste sere. Che cosa sta succedendo?

Mi alzo, a fatica, tanto so che non prenderò sonno neanche stanotte e mi appoggio alla finestra, osservando il basso. Stiamo in alto. Molto in alto. Trentesimo piano.

Prendo, nella penombra, un accendino e una sigaretta, facendo cadere varie cose, ma fregandomene. Stringo la sigaretta con le labbra, tentando di accenderla, ma l'accendino non ha intenzione di funzionare. Lo agito, sentendo ancora del liquido dentro, ma non si accende, non ne ha intenzione.

Apro la finestra e lancio, nervoso, l'accendino facendolo cadere per i numerosi piani, sputando via anche la sigaretta e prendendo a calci le mie scarpe, sedendomi sul letto, con la testa tra le mani.

Prendo il telefono, staccandolo dalla batteria e aprendo Instagram, rientrando nell'account che ormai è disattivato da mesi. Ancora disponibile, ancora commentabile, condivisibile, è ancora possibile seguirmi. Io sono inattivo, non metto storie, non metto post, like, commenti. Non considero i direct.

Ma stasera lo farò.

Ogni tanto lo faccio. Ma di raro. Giusto per vedere se i miei ex amici ancora mi scrivono.

E ci spero sempre.

Ci spero a distanza di ormai un anno.

Spero ancora in messaggi come:


"@tedua_wildbandana ti ha inviato un messaggio"

"@izimusic vorrebbe inviarti un messaggio"

"@capoplaza ti ha taggato in una storia"

"@drefgold ti ha citato in un commento"


Ma questi messaggi non esistono, non ci sono mai, neanche gli auguri mi hanno fatto ieri. neanche uno. Neanche un messaggio, una chiamata, una lettera, un commento, un email. Che ne so. Nulla. Silenzio. Nebbia. Il nulla più totale.

Scorro un po' tra i direct e le richieste. I loro nomi non ci sono. Nessuno di loro. Sorrido, vedendo ancora le fanpage che continuano ad essere attive. Decido di rispondere con un semplice cuore a molte di loro. Mi pare il minimo dal momento che, nonostante mi sia ritirato da quasi un anno, ancora qualcuno mi segue e mi ama.

Poi l'occhio mi cade su una donna. Dalla foto di profilo ipotizzo abbia almeno quarant'anni. Premo il dito sul messaggio.
Il mio respiro si blocca e il cuore si ferma per un attimo:

"Esattamente un anno fa mia figlia moriva,
 
a causa tua, di quella tua schifosa musica,
di quel tuo evento imbarazzante. Colpa tua.
La morte di mia figlia è avvenuta solo ed
ESCLUSIVAMENTE PER COLPA TUA." 

Urla soffocate | Sfera Ebbasta {One-Shot}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora