Capitolo 2

11 1 0
                                    

Stava prendendo una scorciatoia passando per i bassifondi della città.
Se Serena avesse saputo che era passata in un luogo del genere l'avrebbe uccisa.
"Lei non c'è però" pensò amaramente.
Aveva quasi raggiunto l'ospedale quando si dovette fermare dopo aver sentito degli spari.
Si diresse verso il luogo da dove proveniva il rumore.
Vide un ragazzo poco più giovane di lei a terra coperto di sangue.
Non era morto, si muoveva ancora.
Andava a carponi per raggiungere una mazza di metallo.
Il suo aggressore gli stava puntando la pistola alla testa.
-Ehi!- gridò lei distraendolo.
Questo distolse l'attenzione dal giovane.
-Bene bene bene, chi abbiamo qui? Ti sei persa lady?- commentò schernendola.
-Lascialo andare -.
Lui rise - altrimenti che fai? Chiami la polizia? -.
Il ragazzo a terra con una mano tratteneva il sangue che fuoriusciva dalla ferita sul fianco e con l'altra reggeva la sua arma.
In quelle condizioni non poteva combattere.
Lei si avvicinò lentamente.
- Sennò ti farò rimpiangere di essere nato moccioso - disse con una voce che fece accapponare la pelle.
Adesso era lei che si ritrovava ad avere una pistola puntata sulla nuca.
L'altro giovane, da dietro, tirò una mazzata sulla testa del suo assalitore, stordendolo.
Prima che questo potesse riprendersi, lei si avvicinò e lo prese per il collo, tenendolo contro il muro.
Aveva avvertito lo stesso dolore di qualche giorno prima.
Questa volta era più forte.
I punti non si erano ancora chiusi del tutto.
Gli prese la pistola dalle mani e gliela gettò a terra, mantenendo la presa sul collo.
- Cosa me ne faccio di te ora? -.
-Non ucciderlo - intervenne l'altro giovane - non ne vale la pena-.
Lei allora gli fece sbattere la testa e lo lasciò privo di sensi.
- Lo consegnamo alla polizia - propose allora lei.
- Io non posso farmi vedere così dagli sbirri e , perdonami se te lo faccio notare, ma tu hai due grosse ali -.
- Lui le ha viste - disse Vanessa dando voce alle sue constatazioni - e anche tu -.
- Non aver paura, tu mi hai salvato la vita, non farò la spia e per quanto riguarda lui... Beh è un tossico, nessuno gli crederà -.
Quel giovane sembrava una brava persona, quindi decise di fidarsi.
Legarono l'uomo privo di sensi e lo lasciarono sul ciglio della strada.
-Come avvisiamo la polizia?- chiese lei.
Il giovane estrasse un telefono usa e getta - puoi usare questo-.

Dopo aver fatto la chiamata si allontanarono, restando nascosti nei vicoli di quel quartiere.
- Cosa te ne facevi di un telefono usa e getta? - chiese lei - se posso domandare-.
- Dovevo fare una soffiata sulla banda di quel tipo -.
La donna annuì senza indagare oltre.
- Dove stiamo andando? -.
- Ti accompagno davanti all'ospedale, però senza farmi vedere- rispose lei.
- No!- sbottò lui - non posso andare in ospedale, nessuno deve vedermi così -.
- Okay allora vieni con me -.
- Dove?-.
- Andiamo da un amico - rispose Vanessa - è un veterinario, può aiutare sia me che te, l'ha già fatto tempo fa, mi fido di lui-.
Detto questo lo convinse e si avviarono.
- Ah a proposito- disse lei - come ti chiami? -.
- Kol Davis -.
Lei si fermò - sei figlio di quel Davis che si era candidato a sindaco? -.
- Sì, è il nuovo sindaco -.
Non aveva nemmeno fatto caso a chi avesse vinto le elezioni.
- Tu invece sei Vanessa Waves, la proprietaria e maggiore azionista, insieme a tuo fratello Elijah Waves, della Waves Corporation -.
- Sei informato - gli disse.
Kol alzò le spalle - mio padre parla sempre dei fratelli Waves -.
Non sapeva se doveva essere lusingata o spaventata da questa cosa, quindi non fece caso all'ultima affermazione.

Arrivati allo studio veterinario, bussarono dal retro.
Un uomo alto, robusto, dai capelli rossicci aprì.
- John ho bisogno del tuo aiuto - disse lei.
- Entrate - disse lui guardando prima lei e poi il ragazzo.

Mentre John si occupava di Kol, lei prese delle grosse forbici pesanti.
- No aspetta, faccio io quando ho finito - disse l'amico mentre finiva di ricucire il ragazzo dopo avergli estratto il proiettile.
- Devo fare in fretta -.
- Aspetta un momento, altrimenti ti farai solo del male-.
Decise di ascoltarlo anche se non voleva farlo.
Voleva togliersi quelle cose il prima possibile e andare in ospedale.
Non voleva saltare un giorno di visite.
- Vai nel mio studio ragazzo, troverai qualcosa di pulito da metterti addosso- disse il veterinario dopo averlo sistemato.
Poi si avvicinò a Vanessa e le prese le forbici di mano.
- Come hai fatto a farle crescere di nuovo? -.
- Ero arrabbiata, non lo so davvero -.
-Questa cosa deve finire. Ti stai stai mutilando, lo sai vero? Ogni volta che fai uscire quelle cose ti fai molto male -.
- Certo che lo so, ma non ci posso fare nulla. Da quando sono fuggita da quel pazzo ho questo problema -.
Solamente John sapeva la verità su quanto era successo quando per diversi mesi era scomparsa.
Di lui si fidava ciecamente, era il suo migliore amico.
Vanessa si accomodò sul tavolino di ferro sterilizzato dove il suo amico operava i grossi cani.
Si tolse il vestito stracciato e rovinato, restando solo in intimo.
Diede le spalle a John mentre lui iniziava a tagliare.
Lei strinse le mani sui bordi del tavolo per sopportare il dolore.
- Ho dei vestiti puliti anche per te - le disse quando finì di metterle i punti - non saranno di alta moda come i tuoi, ma almeno non resti nuda-.
Lei annuì.
Non aveva tempo di tornare a casa a cambiarsi.
- Puoi usare il bagno di là se vuoi lavarti -.

Quando raggiunse l'ospedale era ormai tarda sera.
Kol le lasciò il numero nel caso volesse risentirlo.
Lei aveva chiamato il suo guidatore e l'aveva fatto portare a casa.
Temette che l'orario delle visite fosse terminato, ma aveva ancora una buona mezz'ora per rimanere con lei.

Entrò nella sua stanza.
Era ancora lì, stesa, immobile, attaccata ad una macchina.
Si sedette di fianco a lei e le prese una mano.
Restò a guardarla in silenzio.
Le mancava moltissimo.
Voleva solo che si risvegliasse, avrebbe dato la sua stessa vita per fare avvenire ciò.
Non poteva continuare a vivere senza di lei.
Aveva bisogno di lei.
Tutto ciò che voleva era la sua Serena.
Avrebbe rinunciato anche alle sue vendette personali pur di riaverla.
-Amore svegliati, ti prego -.
Qualche lacrima le solcò il viso.
Non si mostrava mai così debole, ma con lei era diverso, con lei poteva mettersi a nudo.
L'orario delle visite era quasi terminato.
Prima di andarsene si avvicinò e le diede un bacio sulle labbra.

Вы достигли последнюю опубликованную часть.

⏰ Недавно обновлено: Dec 08, 2018 ⏰

Добавте эту историю в библиотеку и получите уведомление, когда следующия часть будет доступна!

Fuggita dall'InfernoМесто, где живут истории. Откройте их для себя