Capitolo 1

40 7 0
                                    

Intorno a me aleggiava frenesia, paura, agitazione. Con orgoglio potevo affermate che era tutta opera mia, ma io ne stavo uscendo sconfitto sdraiato sulla barella e ammanettato.  Temevano che potessi scappare di corsa con una pallottola nel ginocchio? Questa volta avevo combinato un gran casino. Le imputazioni erano molteplici, dal sequestro di persona al furto al tentato omicidio. Il motivo?  I soldi naturalmente, ma c'era anche un'altra ragione,  più personale, più intima che si chiamava Neal. Lui era il mio fratellastro, il mio protetto, ma soprattutto era mio. Fin dal primo giorno che ero arrivato a casa sua, quando mia madre e suo padre avevano deciso di sposarsi, ero stato attratto da lui. L'avevo conosciuto che era un ragazzino  introverso e solo, perchè il suo cervello era fuori dal comune. Spesso a scuola mi facevo buttare fuori dalla classe per sgattaiolare a spiare Neal che metteva in difficoltà gli insegnanti e loro, anzichè valorizzarlo, per invidia lo mortificavano in tutti i modi. Dentro di me immaginavo di pestarli tutti. Decisi di proteggerlo, ma gli insegnai anche a diventare forte e determinato. Mettemmo in piedi anche un bel giro d'affari illegali, dove io facevo i soldi e lui applicava il cervello.  Ma lui non sapeva che ero "malato". Ero stato definito così da mia madre quando le avevo chiesto aiuto perché i jeans diventavano stretti davanti a immagini di pettorali scolpiti e boxer,  anziché di reggiseni in pizzo come per i miei coetanei. Mia madre mi aveva proibito di parlarne convincendomi che per il mio bene dovevo guardare solo le ragazze e per compiacerla ci provai. Anche la mia prima esperienza sessuale la ebbi con una ragazza. Non posso dire che fu spiacevole, anzi, ma niente poté eguagliare l'ingresso di Neal nella mia vita.  Buttò all'aria tutto il mondo che mi ero costruito, le barriere che mi ero imposto. Lo desideravo, lo volevo e sarebbe stato mio. Una sera, Neal aveva appena terminato un lavoro che ci avevano commissionato e si sentiva carico di soddisfazione. Mi stava raccontando eccitato, di come era riuscito a entrare ed uscire da un sistema molto complesso senza lasciare traccia. Facevo fatica a seguirlo tecnicamente, ma ero affascinato dai suoi metodi e soprattutto dal suo corpo. Si muoveva veloce nella camera, gesticolava con enfasi e i suoi occhi blu brillavano . Probabilmente fu la carica di adrenalina che lo spinse a confidarsi e iniziò a farfugliare domande sul sesso. Parlammo per un po' finchè lui non scimmiottò davanti alla mia faccia come si sarebbe avvicinato ad una ragazza per baciarla. Non potei resistere e risposi al bacio. Lui si ritrasse sconvolto, ammutolito dal mio gesto. Allora continuai e lui non si oppose, ma sembrava paralizzato. Misi dolcezza nelle mie carezze per fargli capire che non volevo approfittarne, ma io ero parecchio più grosso e forte di lui. Istintivamente lo sovrastai imponendo la mia presenza. Non gli diedi la possibilità di sottrarsi e lui non reagì, ma neanche partecipò. Anche le sere successive continuai ad andare a trovarlo, nel buio della sua camera finalmente potevo sentirmi me stesso ed ero così felice, ma Neal ricominciò a chiudersi in se stesso, finchè una sera mi respinse con violenza e io risposi facendogli capire chi comandava. Dopo quella sera mi rimasero solo i sentimenti che alimentarono  la mia follia come benzina sul fuoco. 

Ora ero arrivato al capolinea. Le ultime parole che Neal mi aveva rivolto erano l' accusa di aver abusato di lui. Erano entrate nelle mie orecchie facendo più male della pallottola conficcata nel ginocchio. 

Mi stavano portando all'ospedale e il rumore delle sirene dell'ambulanza era assordante. Poi i suoni iniziarono ad ovattarsi, tutto diventò scuro e finalmente non sentii più nulla.

SebastianWhere stories live. Discover now