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Erano passati sei giorni da quell'uscita serale e, proprio come aveva sperato il minore, quella mattina il maggiore era stato invitato a passare l'intero giorno in casa sua. Di fatto, il piccolo Jimin, il giorno seguente, se ne era uscito con un "non è che ti andrebbe davvero di venire da me qualche volta? Mi farebbe veramente piacere" così tanto spontaneo che fece andare nel pallone più totale il povero Namjoon che, ovviamente, non poté che annuire totalmente rosso in viso. Jimin ci aveva pensato un po' su per il giorno da scegliere, dato che comunque la mattina il maggiore stavo a scuola e lui era impegnato a dormire, così alla fine optarono per la domenica, in modo da poter stare insieme il più tempo possibile.

Il vero problema, però, arrivò quando dovettero scegliere l'orario ed il luogo in cui incontrarsi. Namjoon non aveva alcun tipo di problema con l'orario, essendo abituato ai risvegli più strambi, mentre Jimin era quello che preferiva dormire fin quando non si faceva almeno tarda mattinata. Dopo un paio di orari a detta di Jimin assurdi, cedette al compromesso delle otto a metà strada tra le rispettive case. 

Namjoon, oltremodo, passò la notte a rigirarsi sul letto, con l'ansia che gli scorreva nelle vene come fosse sangue e la mente che elaborava a modo suo la piega che avrebbe potuto prendere quella giornata. Alla fine, guardando il soffitto, iniziò a suddividere i suoi pensieri, tanto per mettere un po' di ordine in quel caos, e selezionò le tre cause principali per quell'ansia: il fatto di star per vedere la casa del minore, che l'aveva incuriosito fin da subito; il fatto che sarebbero stati soli per tutto il tempo ed infine c'era anche l'eccitazione per quella situazione nuova che, contemporaneamente, gli creava ansia.

Ma, con l'arrivo delle tanto temute sette, l'unica cosa che non era sfumata nel corpo e mente del ragazzo era l'ansia. Si alzò quasi fosse un robot e, dopo aver provato per un po' a far rilassare il corpo ed i battiti del suo cuore in modo vano, decise che prepararsi fosse l'unico modo per distrarsi un po' da tutta quell'ansia. Andò così in bagno, dove si fece una doccia veloce e si sistemò un po' in generale, non perdendoci molto tempo dato che, a detta sua, non era messo poi così male. Dopo aver finito di asciugare i capelli, Namjoon si spostò in cucina e, con ancora solo l'asciugamano a coprirgli la vita, preparò e consumò la sua colazione. Essendo quello un giorno speciale, e dovendolo passare con la persona per lui speciale, il nostro povero ragazzo si era ritrovato con il peggior nemico di qualunque persona dovesse fare qualcosa di diverso dal solito: l'armadio. Non poteva certo passare tutto il giorno in compagnia di Jimin con degli stracci addosso come suo solito, no? 

Namjoon passò almeno venti minuti fermo in mezzo a quelle ante, osservando con estrema minuzia e attenzione ogni capo ci fosse all'interno, fino a quando non decise di suddividerli in coppie, in modo da rendere la scelta più completa ed equilibrata, ed iniziando poi ad eliminare i capi che, provati davanti allo specchio, lo convincevano di meno. Quando la scelta scese a soli tre capi, il ragazzo decise di provarli per bene, in modo da non commettere nessun tipo di errore e, dopo maggiori minuti, finalmente era pronto ad uscire. Anche dopo tutto quel tempo speso nella sua camera a decidere cosa indossare, il maggiore era riuscito ad arrivare al punto d'incontro con dieci minuti di anticipo, constatando quasi immediatamente l'assenza di Jimin in esso. Passò qualche minuti, in cui il povero Namjoon veniva lentamente divorato dall'ansia, fino a quando non vide una testolina nera avvicinarsi a lui, che resto riconobbe come quella di Jimin, facendogli tirare un enorme sospiro di sollievo. Il minore decise di salutare il suo Hyung con un caloroso abbraccio, che fece sorridere ed imbarazzare il maggiore, e la cosa di certo non gli passò inosservata, dato che ricambiò il sorriso con uno tre volte più dolce.

 Jimin posò il suo sguardo sull'orologio da polso che, fino a quel momento, era rimasto ignoto sotto alla manica della camicetta bianca che aveva indosso "sei arrivato in anticipo" aveva quindi affermato, facendo andare per un attimo in tilt il cervello del maggiore "bhe sì" aveva poi iniziato quest'ultimo, torturandosi le dita e cercando di capire se poter dire o meno la verità "francamente non sono riuscito a chiudere occhio" ammise infine, sospirando rassegnato e guardando poi il volto del più piccolo di sottecchi. Jimin sorrise teneramente, per poi allungare una mano verso il suo viso "si vede, hai un po' di occhiaie" mormorò poi, toccando delicatamente le bozze sotto gli occhi di Namjoon, facendolo nuovamente imbarazzare ed arrossire. Jimin rise alla sua faccia e, non appena terminò quella soave melodia, i due decisero che fosse meglio iniziare ad incamminarsi verso la casa del minore.

Abandoned House [NamMin]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora