★ King's Drift

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Era un tedioso e nuvoloso sabato pomeriggio quando venni attaccato. Avevo dodici anni a quel tempo e, nonostante la minaccia di pioggia, avevamo deciso di girare per le strade come i miei amici si solito facevano nei weekend. Il quartiere era sempre apparso sicuro, ripensandoci, un luogo splendido dove crescere; vivere sotto la vivace ombra del centro della città (distante solo quindici minuti in treno) mentre i parchi e le tranquille vie del nostro sobborgo, alla periferia di quell'agitazione urbana, ci offrivano un sacco di posti da esplorare.

Quel giorno, furono i miei due amici Andy e Stewart a bussare alla mia porta, domandandomi se avrei voluto unirmi a loro e partire per un giro sulle nostre biciclette. Entrambi vivevano nella stessa mia via e per questo motivo siamo stati culo e camicia fin da quando eravamo infanti. Inizialmente percorrevamo le strade in vista ai nostri genitori, prima di svoltare ad un angolo e metterci in mostra l'uno con l'altro lungo la via, impennando e saltando insignificanti ostacoli come la maggior parte dei ragazzini di quell'età spesso fa – dico la maggior parte, ma ero abbastanza timido allora e, mentre amavo uscire assieme ai miei amici, non ho mai avuto lo stesso senso di temerarietà e diserzione che loro invece possedevano.

Dopo aver acquistato delle caramelle, del cioccolato e una bustina di figurine con allegata una friabile ed economica gomma da masticare alla bottega di Jackie, decidemmo di dirigerci verso King's Drift; uno dei nostri luoghi preferiti per correre con le nostre biciclette. Ma non appena uscimmo dal negozio, Stewart notò qualcuno della sua classe. Il suo nome era Ricky, e si era trasferito alla nostra scuola l'anno precedente. Non lo conoscevamo molto bene, ma eravamo usciti con lui una o due volte. Stewart gli camminò incontro ed attaccò una conversazione con lui per alcuni minuti, prima di ritornare e raccogliere la sua bicicletta. Ci girammo per andarcene, ma c'era qualcosa che mi preoccupava riguardo a quel ragazzo, Ricky. Lui sembrava... perso, in qualche modo. Stewart disse che stava aspettando che sua madre uscisse da un negozio, ma potevo riconoscere quello sguardo nei suoi occhi, qualcosa che sono sicuro di aver avuto io stesso diverse volte. Semplicemente esprimeva: "Vorrei fare amicizia con voi". Salimmo tutti sulle nostre bici e, prima di partire, urlai nella sua direzione.

"Ricky, conosci King's Drift?"

"Yeah, lo conosco." Rispose.

"Staremo lì per le prossime ore. Perché non prendi la tua bicicletta e ci raggiungi dopo aver aiutato tua mamma?"

Ricky sembrò contento di quella proposta, e anche se non era certo di quanto tempo ci avrebbe impiegato, rispose che avrebbe tentato di raggiungerci prima o poi.

Ci salutammo con un arrivederci, portando nelle tasche i nostri rifornimenti presi dalla bottega, e pedalammo verso la nostra destinazione. King's Drift era dove eravamo diretti, e non vedevo l'ora di arrivare. Era perfetto. La strada era lunga e dritta, la superficie asfaltata era inconsuetamente liscia, e terminava in un vicolo cieco, conseguenza c'era poco traffico, se non proprio niente, per dire. Potevamo correre su e giù per tutto il giorno senza venire disturbati, eccetto quelle poche occasioni in cui un adulto che viveva lì si stancava di vederci girare e addentrare nei loro giardini, giocando a scappa-prendi o nascondino.

Ma come cosa maggiore, quella lunga ed isolata strada era un fantastico posto per fuggire dalle regole e dagli adulti lamentosi, anche se stava a soli dieci minuti dalle nostre case. Noi non eravamo una gang o nulla di simile, ma quel luogo era nostro, e mentre molti altri ragazzini del quartiere uscivano assieme nei parchi o nei negozi, noi ci tenevamo stretti quella perfetta distesa di silenzioso asfalto che nessuno avrebbe potuto toglierci.

Precipitarsi su e giù per la strada, correre il più velocemente possibile, Andy che adorava mettersi in mostra, pedalando rapidamente con entrambe le mani dietro il suo capo come se si stesse rilassando su uno sdraio al sole. Stewart non era nemmeno lui uno scansafatiche e sfrecciava o frenava in continuo, imitando all'occasione un personaggio di una soap opera australiana che spesso deridevamo. Le nuvole si aggrottarono serrate sopra di noi, sinistre e minacciose, ma il pomeriggio non era ancora finito e continuammo a giocare e divertirci su quel percorso.

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