Mi dai un bignè?

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Rochelle si portò il dito, completamente coperto di crema, alla bocca, tirando leggermente fuori la lingua e sfiorandolo appena, prima di infilarsi tutta la zona sporca tra le labbra. Il sapore dolce e delicato della chantilly le riempì la bocca. Chiuse gli occhi, quasi in estasi, leccandosi leggermente le labbra, orgogliosa del suo lavoro. Dopo quell'attimo di autocompiacimento, riaprì gli occhi, ricominciando a mescolare il contenuto della ciotola davanti a lei, questa volta più lentamente rispetto a prima, in cui doveva montare la panna.

Continuò per un paio di minuti non di più, giusto il tempo che la crema prendesse una consistenza spumosa. A quel punto tolse la frusta dalla ciotola, sbattendola un po' sul bordo in modo che la panna, rimasta attaccata ad essa, tornasse nel contenitore  gettandola poi dietro di se, dentro il lavello.

Aprì il cassettone centrale in basso, quello che sua madre aveva riservato a lei e ai suoi attrezzi da cucina. Era ancora chinata, alla ricerca della sac à poche quando una vocetta riecheggiò nel silenzio della cucina.

«Che stai preparando?» chiese.

Ebbe appena il tempo di afferrare il cono di plastica e alzare lo sguardo, quando vide suo fratello minore fare lo stesso gesto che lei aveva fatto poco prima, infilando il dito nella ciotola e portandosela alla bocca, carico di crema.

«Luís, togli le mani dalla crema chantilly o te le taglio!» lo minacciò lei, alzandosi e lanciando uno sguardo di fuoco al fratello che, con un balzo e il dito ancora in bocca, indietreggiò.

«È buona!» esclamò, mentre lei con la spatola cominciava a versare il composto dalla ciotola alla sac à poche.

«Cosa ci fai sveglio a quest'ora?» gli domandò.

«Non è così tardi... - rispose lui - e poi, sei tu che  devi andare a scuola, mica io. A me l'asilo comincia tra una settimana.» concluse con quella sua vocetta irritante.

Rochelle sbuffò, prendendo il pacco di bignè già pronti e aprendolo. Solitamente preparava tutto lei, ma quel giorno non aveva il tempo materiale per farli e, come le aveva ricordato suo fratello, l'indomani avrebbe ricominciato le lezioni e quell'anno sarebbe stato il suo ultimo di liceo.

«Senti... mamma ha detto che il nove dovrai accompagnarci tu alla partita.» ruppe nuovamente il silenzio il bambino, mentre lei stava riempiendo, uno ad uno, i bignè di crema chantilly.

«Che cosa?! - domandò, facendo schizzare fuori un po' di panna e strappandole un'imprecazione - Maledizione... Stai scherzando spero.» aggiunse poi, afferrando uno straccio lì vicino e pulendo la parte di bancone che si era sporcata.

«L'ho detto ieri a cena, domenica nove c'è la partita della Dunkerque giovanile. Il fratello di Oliver gioca come portiere ed io voglio andare a vedere quella partita con lui.» spiegò esaurientemente il bambino.

«Non vi possono accompagnare i genitori di Oliver?»

«No... sono impegnati... Dovresti ringraziare, se lo stadio della  Dunkerque non fosse stato in ristrutturazione, avrebbero fatto la partita lì e non qui a Parigi.» fece lui risoluto.

La ragazza sospirò, concludendo finalmente i suoi bignè e sistemandoli delicatamente, notando che ne avanzava uno.

«E va bene...» rispose, porgendogli il pasticcino in più.

Lui si avvicinò alla stessa velocità con cui si era allontanato, allungando la mano verso il dolce e ficcandoselo poi tutto intero in bocca.

«Soi lo mugliore!» esclamò, con il cibo ancora in bocca, abbracciando la sorella.

«Luís, non si parla con la bocca piena.» lo rimproverò Rochelle, con tono poco convinto, addolcita dalla sua reazione.

Lui ingoiò il boccone e sollevò il volto, poggiando il mento sulla pancia della sorella, ancora coperta dal suo grembiule rosa da cucina.

Rêves de sucreWhere stories live. Discover now