IL PIÙ BELLO DEI MIEI GUAI

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Ricapitoliamo la situazione: ho Peter Pan e i bimbi sperduti alle calcagna, il gruppetto viaggiatore da Storybrook che cerca me e Henry e una vita intera da ricostruire.
Adesso ricapitoliamo quello che so: sono arrivata qui 3 anni prima del sortilegio, con Killian, che mi ha detto di essere salpata con lui perché il mio villaggio mi odiava perché mi riteneva responsabile della scomparsa di alcuni bambini e volevo dare una vita migliore a mio fratello Jefferson; ho conosciuto Cora e lei mi ha presentata a Peter Pan, che ha finto la mia morte, Trilli che mi dice che lui mi amava davvero e i miei incredibili poteri che non sapevo avere così forti.
Prossima tappa: il lago dei ricordi che mi aveva mostrato Peter un paio di giorni fa.
Inizio a camminare a passo svelto, ma senza correre. Dopo un pisolino a casa di Trilli ho recuperato le forze, ragiono meglio e correre mi farebbe commettere errori. Inizio a cantare, una canzone che ho ascoltato una volta da Granmy e che ricordo ancora bene; cantandola mi rendo conto che molte frasi mi fanno pensare a Peter:
<<E c'è una cosa che ancora non sai: eri il più bello di tutti i miei guai>>

Già, guai. Lui si che è un guaio, il mio guaio. La mia salute mentale era già compromessa prima che iniziasse questa faccenda, ha finito di incasinarsi. Nel frattempo sono arrivata al lago, mi piazzo sotto un albero e mi siedo sulla roccia ai suoi piedi. Torno a cantare alcuni versi della canzone, fissando un punto imprecisato nel lago, giocando con una pagina del libro.
<<Vorrei guardarti di nuovo negli occhi e chiederti se a noi tu ci pensi ancora, ma non fa niente, vieni a incontrarmi nel mondo dei sogni e dimmi che saremo una cosa sola per sempre. vorrei vederti e chiederti perché, dopo tutto questo tempo parlo ancora di te, quando mi torna in mente, il tuo "per sempre". E quello che prometti e poi non lo fai mai. Ho capito che alla fine non tornerai, perché non vale niente, il tuo per sempre>>

Non lo vedo, non vedo che al ramo sopra di me c'è Peter, con la testa tra le mani e gli occhi lucidi. Appena ho finito di cantare scende, ponendosi davanti a me. Sono parecchio assorta nei pensieri che la canzone mi ha fatto salire alla testa e non lo vedo. Una lacrima mi riga il viso: penso a quello che mi è successo, a Peter e a tutta la faccenda. Mi sale il dubbio che Regina o Gold mi abbiano sottratto il cuore, se lo avessi avuto si sarebbe già ridotto polvere, per tutte le volte che ho permesso agli altri di ridurlo in mille pezzi. Lui attira la mia attenzione, accovacciandosi davanti a me e accarezzandomi la guancia con due dita, asciugando quella lacrima solitaria che viaggiava sulla mia pelle. Alzo lo sguardo, incrocio il suo, errore madornale. Adesso mi sento ancora più distrutta di prima, ma alla tristezza e alla rabbia si è aggiunta la voglia di buttarmi tra le sue braccia e lasciarmi andare.
<<Scusa>> mi dice.
Prima di poter contrattaccare ha già spiccato il volo, con l'aiuto della polvere magica. Questo è egoismo, non mi dai modo di rispondere.
<<Peter>>
Vorrei urlarlo, in modo che possa sentirmi, ma esce come un sussurro triste e spento. Scusa... Perché? Cosa ha fatto ancora? Guardo davanti a me e vedo la sua borraccia; me l'avrà lasciata per permettermi di bere più facilmente. Mi alzo, mi avvicino alla riva e guardo l'acqua, poi mi tuffo dentro il lago, prendendo boccate d'acqua senza respirare. Vengo presto catapultata nei miei ricordi più profondi, anzi per meglio dire, in quelli dimenticati. Il solito buco nero, la solita sensazione di essere sparati nel vuoto. Chiudo gli occhi e quando li riapro mi ritrovo a cadere a rallentatore. La radura mi è sconosciuta, il profumo che mi invade il petto è di grano maturo e fiori, aprendo gli occhi li noto di ogni colore e forma. Una volta toccato terra vedo una casetta, con in lontananza un villaggio. Da quella casetta sta uscendo una ragazza. No, sono io, seguita da Jefferson. Sembriamo un po' alterati, mi avvicino per ascoltare e mi nascondo dietro una quercia.
<<Devi andartene, Grace ha paura di te, crede che farai sparire anche lei, la gente le ha messo strane cose in testa>>
<<Solo a lei, sicuro? Dì la verità nemmeno tu mi credi, pensi anche tu che sia io la responsabile della scomparsa di quei bambini>>
<<Tu sei psicopatica>>
<<Sai la cosa che fa più male?>> lui scuote la testa <<Che non l'hai negato, tu non mi credi>>
Entro in casa e vedo Grace nascondersi, prendo l'anello di mia madre ed esco. Mi giro un'ultima volta a guardarla.
<<Sta tranquilla, me ne vado, non mi vedrai più>>
Esco di nuovo di casa e Jefferson, mio fratello maggiore, rimasto fermo sulla porta, mi afferra per un braccio.
<<Carmen>>
<<Addio Jefferson>>
<<Sorellina...>>
Ma niente, la me del ricordo continua a camminare, senza voltarsi indietro, ma dalla mia posizione vedo che una lacrima riga i volti di entrambi.

So volare sulle mie ali💫Where stories live. Discover now