Entropia

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Una sera mi sono chiesto se davvero la nostra entropia fosse destinata ad aumentare. Siamo entrambi padroni delle irreversibilità che ci caratterizzano, anche se abbiamo deciso di raccoglierle insieme per la stessa strada che il tempo ha voluto percorrere.

 Nell'universo in cui viviamo funziona così, perché la sera mi chiami pensando che dovrei essere nel letto accanto a te. Ma non ce la faccio a dirti che se l'entropia è la misura del disordine, la nostra potrà solo aumentare passando le notti a far l'amore. Io non voglio violare i principi di questo angolo di cosmo fragile, ma posso provare a lasciarti andare.

Quindi questa sera torno a casa prima e se sento la tua chiamata la faccio squillare a vuoto, non ti preoccupare sto bene, anche se il pensiero di miliardi di mondi che collassano tra noi mi inquieta. Come quando ti dissi che il tempo è il nostro modo di localizzarci rispetto al cambiare delle cose, il nostro situarci rispetto al conto dei giorni, la misura del cambiamento, ma tu risposi che in verità c'è un tempo che scorre anche quando nulla cambia. Allora se ciò che duci è vero anche la nostra entropia è destinata alla fine ad aumentare nonostante i miei sforzi per tenerla a bada?

È tardi, sono le tre e non dormo; mi scrivi che dovrei smetterla di aver paura perché le cose hanno uno strano ordine e noi non possiamo far altro che osservarle. Il disordine che c'è in noi andrebbe amato e non temuto perché è l'unica ragione di credere in un mare di stelle e pianeti che ci hanno creato per sbaglio. E hai ragione, anche questa volta, aspettami sveglia dai che prendo la macchina e sono da te.  

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