IL GHIACCIO (Parte 1)

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Io non ho un nome.

A dire il vero, mi pare di non avere nemmeno un corpo.

Sono un'ombra, non ho peso e non ho identità.

Non so da quanto tempo io sia qui, in questo mondo di ghiaccio e di neve, ma non me ne importa.

So solo che sto camminando.

Un passo dietro l'altro, con costanza.

Non so quale sia la mia meta: l'unica certezza rimastami è che, da qualche parte, arriverò.

No, non credo di essere morto.

Ma neppure di essere vivo.

Sono come... un'ombra.

Cammino.

Questo lo so.

E tanto mi basta.

GLI SCARPONI

Il sentiero su cui sta camminando da ore si snoda lungo il fianco della montagna, come un serpente avvolto attorno alla preda. Il vecchio incespica, barcollando, ma riesce a non cadere: la neve è gelida, e bagnarsi fino al midollo è l'ultima cosa che desidera.

Nevica.

Continua da giorni, un interminabile manto bianco che cade su tutto, coprendo rami, sassi, fiumi e prati. Non un colore sopravvive, tutto diventa uguale. E la temperatura cala, arrivando a livelli insopportabili. Ma lui non è uno qualunque, uno di quelli che si chiude in casa non appena il vento soffia più forte del normale. No, lui è uno di quelli che cammina, che sfida il tempo e la fame, avanzando passo dopo passo, senza temere la morte.

Chissà qual'era la sua meta, si chiede il vecchio. Si ferma per riprendere fiato, spaziando con lo sguardo tutta la vallata: bianco, null'altro che bianco. Il suo fiato si condensa in strane forme davanti alla sua folta barba, e quando tenta di muovere le dita viene trafitto da forti dolori. Nonostante i guanti, il freddo morde in profondità.

Il sole sembra malato. Anzi, secondo lui lo è di sicuro. È di un colore malsano, un bianco che lui ha già visto altre volte solo sui vari campi di battaglia. Quello se lo ricorda, chiaramente. Lui è un soldato. Per chi e per cosa combattesse, la memoria si è persa nel tempo. Ma lui impugnava un fucile, sparava, lanciava bombe a mano. Lui portava la morte. Di questo è sicuro. I cadaveri, tanti, colore del sole. Riversi ovunque nella neve.

Eccoli.

Corrugando la fronte, il vecchio mette a fuoco i puntini che sono apparsi all'inizio del sentiero. Lo stanno inseguendo da quando è partito, ma lui ha guadagnato parecchia distanza. Può permettersi di riposare un poco. Cerca un masso abbastanza alto da non farlo sprofondare nel manto bianco e si siede: il freddo contatto lo fa rabbrividire, ma il pastrano che indossa è abbastanza resistente da non bagnarsi a fondo. Prima che possa estrarre la propria razione, però, lui ritorna. Non lo ha visto arrivare, ma sapeva che lo avrebbe fatto. Lo faceva sempre, non appena si fermava.

"Ciao, amico."

Il vecchio non risponde. Si limita ad un semplice gesto con il volto.

"Stai ancora scappando?"

Un altro cenno. Lo straniero sorride, mostrando i denti rovinati dal tabacco. "Prima o poi arriverai al confine del mondo, e non potrai più correre via. Cosa pensi di fare quando giungerà il momento? " "Morirò." La risposta lapidaria è data con un tono secco, ma l'altro pare non accorgersene. "Non sei già morto?" "No. Non credo." "E se lo fossi?" "Allora non sentirei più questo dannato freddo." "Giusto, giusto. Posso?". Senza aspettare la risposta, lo straniero si siede accanto a lui. Come il vecchio è avvolto da un pastrano nero, ma lui non ha lo zaino, né gli scarponi: i suoi piedi sono avvolti solo in patetici stracci, resi rigidi e taglienti dal gelo. Soffiandosi sulle mani per scaldarle, lo straniero scuote le spalle. "Io invece credo di essere morto. Non sento più i piedi." "Allora vattene da questo inferno. Cosa ci fai ancora qui?" "Non lo so." L'altro rimane per un attimo in silenzio, lo sguardo fisso nel vuoto. Poi parla, la voce ridotta ad un lontano sussurro.

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⏰ Last updated: Jan 17, 2019 ⏰

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