33. Markoos

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Miami

Tornai bruscamente al presente trovando Markoos ai piedi del mio letto, il che era disturbante, dato che mi guardava come se fossi un succulento piatto da divorare.

«Buongiorno principessa!» gridò spalancando le braccia platealmente per poi unire le mani in un tonfo sordo.

«Vaffanculo...» mormorai annoiato, mettendomi a sedere e facendogli il medio.
In tutta risposta e con una velocità accecante lui mi spezzò il dito e mi sorrise molto cordialmente per essere uno psicotico millenario del cazzo.

«Che troietta irrispettosa! Tu non sei una principessa!» mi sussurrò fin troppo vicino per poi lasciare la presa sul dito.
Gridai di dolore e mi tenni l'arto ferito con una mano, dondolando lentamente per lenire la fitta. Sarebbe guarito in pochi minuti, ma quel coso aveva una forza che non avevo neanche percepito addosso a Nathan o Rafael.

«Come tua madre!» ringhiai incazzato.

Ormai la mia paura era lentamente scemata, era finita. Non gli avrei più reso le cose facili, se dovevo morire per i suoi scopi lo avrei fatto dandogli più noie possibili.

«Sai, io le puttanelle irrispettose le punisco come ho fatto con Faith. Sì, la tua amata nel lontano 1876, quella fragile bambolina umana che il fu Rafael ha trasformato in una baldracca vampira. Quel povero bastardo ha dedicato cinquecento anni a fermarmi, solo perché gli ho ammazzato la famiglia. Pensaci, dopo essersi fatto trasformare da Randhal cinque secoli fa, cos'ha concluso? Ha solo rimandato di qualche secolo l'inevitabile» sentenziò Markoos, con fare teatrale cambiando tono e gesticolando di tanto in tanto.

«Ho dovuto ammazzare parecchia gente per arrivare a te e non tutti li ho uccisi direttamente, caro mio.Ma andiamo con ordine... Prima di morire dovrai sapere tutta la storia. Sai, io sono come quei cattivi dei film che prima di dover sferrare l'attacco finale devono vantarsi e pavoneggiarsi» continuò l'Antico prendendosi beffa di me nei modi di fare e col tono di voce.

«Come ben sai, nei film alla fine il cattivo perde tempo e l'eroe lo sconfigge, ma qui non siamo in un film e non ho vissuto per oltre mille anni per poi esser ucciso da un clichè, anche perché ho saltato la parte in cui io non posso essere ucciso!».

Dopo questo lungo monologo mi posò una mano sulla fronte spingendomi sul letto con forza.
Nuovamente sprofondai nei ricordi, ma questa volta non erano i miei.



Luogo Sconosciuto, anno 1000 circa.


Non sapevo bene dove fossi e perché.
Sembrava una specie di villaggio, molto antico più di quanto avessi visto io nel corso della mia secolare esistenza.
C'erano parecchie case, ma tutte costruite alla svelta e molto semplici. Anche gli abiti e il modo di acconciarsi delle persone che vedevo in quel posto era incredibilmente strano e datato.
Mi trovavo al centro di questo villaggio e intorno c'era un mercato, un fabbro, qualche bottega e dei ragazzi che giocavano rincorrendosi vicino a una piazza molto spoglia.
Un uomo parlottava con un altro proprio di fronte a me; stranamente aveva qualcosa di famigliare, mi somigliava vagamente.

«Quello è il tuo antenato, Frederick Il Giusto. Ora capisci la trasposizione del tuo cognome in Italia. Questo luogo non era stato scoperto da nessuno all'epoca, lo fecero poi cinquecento anni dopo, la tua famiglia scappò il più lontano possibile arrivando infine in Italia» la voce di Markoos rimbombava nella mia testa mentre vedevo Frederick molto preoccupato.

«Lo faremo questa notte, Rodrek! Non abbiamo più molto tempo, il Clan del Lupo ha già creato i suoi mostri e ne hanno pagato le conseguenze. Noi dobbiamo preservare la nostra umanità!» esclamò il mio antenato all'altro uomo.

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