1: Berlino

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E adesso che mi stai a guardare

non resta che tagliarmi il petto

per dimostrarti con un solo gesto che

Il mio sangue ti somiglia

Vaniglia, The Jab


- Devi andare assolutamente a Berlino.

- Perché?

- Ho fatto il viaggio di maturità lì, Berlino è libertà e tu mi sai tanto di libertà: una di quelle libertà belle, positive, nocive per nessuno. Devi prenderti cura della tua libertà come ci si prende cura di un pensiero appena scritto quando un attimo prima si è terrorizzati dalla possibile dimenticanza.

- Wow, Bea, così mi fai venire voglia di partire appena finita la sessione.

- Perché non farlo? L'ultima sera tre delle mie amiche volevano dormire per svegliarsi presto al mattino e preparare il rientro: ma si può, l'ultima sera del viaggio di maturità?! Ho detto loro: "Io prendo la bici e giro senza meta, do un'occhiata ai muri, sorrido ai tossici in preda alla botta; prendo un Negroski e aspetto l'alba. Voi fate ciò che volete." Alla fine sono venute ed è stata la sera più bella viaggio. Siamo andate in un locale e subito dopo in un magazzino abbandonato a ballare la Tekno. Io amo la Tekno. Se ho ancora le foto te le mostro, dammi un attimo.

Le sorrido e aspetto, scrutandole il viso concentrato alla ricerca di ricordi liberi che la facciano sentire meglio. Bea è distratta a tratti stasera, ogni tanto volge lo sguardo altrove mentre io le fisso gli occhi diamante e penso che sarebbe davvero una fortuna poter condividere più tempo con lei. Domani ha un esame. Ne ha cinque solo in questo mese e io vorrei tanto portarle fortuna: una fortuna strana, del tipo che appena finito pensi: però parlare con Walter mi ha resa più serena, dovrei farlo spesso.

- Ah, cavolo, non ho più nulla! – mi dice, rammaricata – ho trovato solo queste cinque foto ma sono murales e monumenti vari.

- Dai, se le trovi poi me le mostri, a me basta il tuo racconto, riesci davvero a descrivermi il tutto minuziosamente, e solo ascoltandoti, sento di provare le tue stesse emozioni. Mi piace parlare con te.

- Quando compi gli anni? – mi chiese, quasi improbabilmente. Ma di un improbabile tendente al particolare\interessante.

- Tra un paio di mesi. Il 5 marzo. E tu?

- 12 giugno. Me ne ricorderò, sarà una scusa per sentirti casomai ci perdessimo o una buona conferma nel caso in cui fossimo in una situazione differente.

- Metterò alla prova me stesso: comunque vada, se me ne ricorderò, sarà una cosa importante. Io ne ricordo pochi di compleanni. Tanto meno ho piacere a fare gli auguri a semisconosciuti che Facebook mi rammenta di avere tra gli amici. Forse è anche per questo che di auguri sinceri ne ricevo sempre pochi. Un po' mi fa soffrire questa condizione, ma ho imparato a curare la mia solitudine. Ora sono moderatamente sereno.

- La sai una cosa che mi piace?

- In che senso?

- La Feta. La Feta, il formaggio greco, quello che va nell'insalata: è una cosa che mi piace.

- Mi spiazzi. Sei strana e questo è quello che piace a me invece. Ogni stranezza nasconde una parte abissale del carattere. Vuol dire che hai tanto da dire. Vuol dire che io da te posso imparare: ti starò ad ascoltare. Crollasse il mondo Bea io ti starei ad ascoltare, non abbozzerei nemmeno una fuga. Sono esagerato , lo so. Lo sono. Lo sono?

- Un po'.

Bea sorride alzando imbarazzata lo sguardo e con la mano destra accarezza il bicchiere di plastica - leggermente spezzato sull'orlo - con la birra quasi terminata all'interno. Sembra che io le abbia fatto del bene. Non mi capitava da tantissimo tempo di restare ad ascoltare qualcuno con questa intensità e questa voglia di volerne sapere ancora. Ma Bea non so quando la rivedrò di nuovo: è amica di Gianni, il mio compagno di squadra. Ogni tanto esco con lui. Solo ogni tanto. E' qui da poco e, da mia esperienza universitaria, il mondo post liceo è strano e spesso troppo organizzato: molti iniziano a studiare con una vita già quasi conclusa e pianificata: gli affetti vicini, i parenti, gli amici, la propria metà. Tutto a un passo, una mezz'ora di treno, spesso. Trovare il tempo per conciliare studio, passioni e la cura dei rapporti diventa problematico. Io ho deciso di scapparmene via altrove, lontano dalla mia casa. Via da tutto. Non ho amici, parenti, conoscenti qua a Ferrara. Sono solo. E' un'esperienza che mi sarà vitale perché credo che chi riesca a stare da solo sappia stare anche con gli altri ma, viceversa, no.

- Beviamo altro? – chiedo, reintegrando il restante gruppo dato che io e Bea ci eravamo isolati da tutto e da tutti come fossimo chiusi in una bolla di sapone così fragile agli occhi estranei e che stessimo fluttuando in un mondo essenzialmente composto da sguardi terra e intese cielo –

- Per me va bene così. Potremmo andare via. – rispose Franco –

Gli altri accolsero la proposta alzandosi e assecondando Franco: io e Bea facemmo lo stesso. Le accarezzai la guancia sinistra con il pollice e, dopo averle timidamente e goffamente sorriso, presi violentemente la fuga – cercando la porta - travolto da un latente imbarazzo. L'uscita era più vicina del previsto. Tornammo a casa.

Pensai a lei tutta la notte.

Insonne, fui istigato dal pensiero di scriverle su Instagram, dal nulla, dicendole: Ti andrebbe mica di fare un giro? So che sono le tre e siamo tornati da un paio d'ore, ma mi sembrava una bella cosa.

Non lo feci. Il pensiero mi parve troppo invadente e inopportuno, anche se, per come sono fatto io, una richiesta del genere mi avrebbe fatto impazzire di gioia.


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⏰ Last updated: Jan 30, 2019 ⏰

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