•Atto VIII•

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[Tradimento ]

Ignifero prese al volo la sua occasione trascinando con se Mefisto e ignorò completamente suo fratello, Mentis, dopotutto aveva cose di gran lunga migliori con le quali dilettatsi che sentire i capricci di uno sconosciuto.

Quella notte fu bollente, entrambi parvero non badare alle pareti sottili che li dividevano dai loro coetanei di sesso maschili che, a causa dei rumori di passione e lussuria rilasciati dal voglioso demone, non riuscirono a dormire.

Il giorno seguenti tutti gli studenti maschili eccetto i due fidanzati sembravano dei cadaveri appena uscito da una serie televisiva sugli zombie, le ragazze invece trema vano spaventate a causa della pesante atmosfera che si respirava in quel luogo, ancora infestato dall'odio di chi ci era morto in modo brutale e cruento.

Il professore responsabile che aveva proposto quella gita si era ben informato sulla strada da percorrere ma non era certamente abituato a vagare per i boschi o camminare in una fitta vegetazione come quella e il prevedibile risultato fu che si persero velocemente.

I ragazzi non facevano altro che osservare il demone e parlare fra loro un po' rossi sulle gote chiedendosi come fosse possibile che simili versi e tono tanti acuti fossero giunti fuori dalle labbra di un ragazzo da quel simile aspetto mascolino e dalla spiccata forza fisica.

Almeno fu quello che fecero per tutto il tragitto fino a quando il professore non si allontanò di poco per osservare la zona e lo sguardo assassino e morbosamente geloso di Ignifero li fulminasse facendo perire le loro voci fastidiose e diffamanti nelle loro tremante gole.

«Prof, ci siamo persi, vero? » chiese alla fine una ragazza con una voce fastidiosamente alta aggrappandosi al braccio del moro che con un gesto se la staccò di dosso per poi avvolgere le sue braccia attorno alla voce del demone inspirandone l'odore.

«Mi dispiace ragazzi, non so dove andare... » «Seguitemi » disse Ignifero con accanto Mefisto dirigendosi a passo sicuro fra gli alberi uguali fra loro che componevano il paesaggio come se conoscesse bene quel luogo ed era così, dopotutto come avrebbe potuto dimenticare il luogo che aveva fatto da contorno alla sua follia omicida, semplice, non avrebbe potuto, mai.

Velocemente si ritrovano in quel luogo e, appositamente, evitarono l'ala dell'edificio dove il demone dai capelli ramati finendo però in quel lungo corridoio gelido e asfissiante pieno di porte bianche come la neve appena caduta che conducevano in quelle numerose celle completamente prive di colore e l'ultima, quella a destra, quella era quella che lo aveva ospitato.

Ignifero si fermò una volta che si trovarono fuori da quel corridoio lasciando che chi desiderasse farlo potesse osservare le pareti bianche spirale di quel liquido vermiglio che era la sua cella, li avrebbe lasciati osservare le catene spezzate e i segni della sua furia mentre lui rimaneva li.

«Stai bene? » se stava bene, no, non stava bene, o almeno, questo è quello che avrei potuto dire se lui fosse finito lì senza aver conosciuto Mefisto, senza aver mai provato sulla sua pelle il caldo tepore dell'amore che li aveva poi legati, perciò, si, in quel momento nulla era riuscito a turbarlo di tutto questo.

Nulla avrebbe potuto rovinare il suo umore se non un ragazzo un po' troppo curioso che aveva visto una pila di fogli rovinati ed ingialliti dallo scorrere del tempo, aveva deciso di mettersi a sbirciare le informazioni che vi erano riportare dopo aver chiamato gli altri dicendo che aveva trovato una sorta di registro.

A quel punto il volto del ragazzo si fece un po' pallido, non poteva permettere che scoprissero che lui era stato in quel luogo e che era riuscito a fuggire oppure lo avrebbero accusato dell'omicidio di tutte le persone che erano lì, di tutti quei teschi e quei frammenti di ossa che erano sparsi in ogni angolo di quel luogo.

Quella vita che tanto aveva odiato e che finalmente aveva fatto sua gli sarebbe stata portata via, ma non poteva nemmeno fermarli perché sarebbe parso sospetto e di conseguenza lo avrebbero scoperto comunque, non c'era nulla che avesse potuto fare per fermare il fato.

«Questo non è possibile... » disse ad un certo punto quel ragazzo decisamente troppo curioso voltandosi di scarto verso la figura possente e alta di Ignifero che se ne stava appoggiato al muro freddo ed immacolato di quella specie di atrio con le braccia incrociate al petto e gli occhi chiusi.

«Su questo foglio c'è scritto che il numero zero, è l'unico sopravvissuto agli esperimenti di iniezione di sangue demoniaco e taglio dell'anima... » «Di che parli, quelle cose mica esistono » «Non è questo il punto, se mi lasciassi finire !» «Ok, scusa» disse una ragazza fin troppo lasciva nei comportamenti che mostrava.

«La cosa incredibile è che il bambino di cui si parla è stato monitorato fino a qualche anno fa, quando è successa la tragedia, il suo nome è John Crux, ma il suo vero nome è- » venne interrotto dalla stessa voce del diretto interessato, se proprio dovevano scoprirlo, perché era già ovvio, aveva avuto la stupida idea di tenere quel nome, solo perché non aveva trovato nulla di meglio «Ignifero » disse.

Tutti si votarono verso di lui che se ne stava calmo con gli occhi smeraldo puntati sulla folla di persone incredule, molti parlavano fra loro dicendo che magari quello era tutto uno stupido scherzo e che lui era sgattaiolato lì la sera prima per piazzare quel foglio o manometterlo.

«Oi oi, che cos'è tutto questo trambusto? » Mentis entrando dalla porta come a bloccare l'uscita mostrando a tutti che semplicemente i demoni erano reali, erano reali gli esperimenti che erano stati condotti in quel luogo e allo stesso modo erano reali tutte le informazioni riportate su quei fogli rovinati.

Ma appena il demone dalla chioma ruggine entrò nella stanza tutti i presenti eccetto il fratello e il suo ragazzo persero i sensi, Mentis assicurò loro che non avrebbero ricordato nulla di quelli che avevano scoperto in quel luogo, ma che non era l'unica cosa che stava facendo in quel momento.

Infatti poco dopo una lama rossa come il sangue trapassò il umore di Ignifero obbligandolo a sputare sangue sofferente mentre moriva definitivamente e quella volta Mefisto non avrebbe potuto fare nulla per riportarlo indietro, ne avrebbe potuto in alcun modo salvarlo da quella ferita.

Ignifero era morto.

Oltre la morteWhere stories live. Discover now