SI TORNA A VOLARE

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Il sole brillava più deciso del solito quella mattina. Forse anche lui, come tutto quanto il resto del castello di Hogwarts, sapeva che quella sarebbe stata una giornata importante. La resa dei conti. Così l'aveva chiamata la professoressa di Trasfigurazione la sera precedente, con un tono incredibilmente serio e posato. Alla fine di quella lunga, interminabile ed eterna domenica ci sarebbe stata una festa colossale e la gloria eterna, oppure la più sonora sconfitta della loro vita. In entrambi i casi, il loro nome sarebbe rimasto inciso nelle pietre del castello, nella memoria dei fantasmi e nei racconti dei professori e degli studenti che stavano già iniziando a riempire gli spalti.

Nella Sala Grande nessuno osava fare rumore, ma era chiaro che tutti quanti erano schierati. Dopo l'ultima, incredibile, partita sia Corvonero che Tassorosso facevano il tifo per Grifondoro.

- Oggi si vola.

Sorrise Seba, lasciando che Frank prendesse posto a tavola vicino a lui. Non avrebbe giocato quel giorno, ma era pronto a prendere il suo posto sulla panchina per sostenere i suoi compagni ed il suo migliore amico. Il tempo del rancore era passato, adesso contava solo alzare quella maledetta coppa al cielo. Era pesante non poter essere in campo, ma era giusto restare a guardare. Dopo tutto, era stato proprio lui a voler lasciare la squadra.

Frank alzò appena la testa, cercando il suo migliore amico seduto al suo fianco. Sul viso del portiere c'era un'espressione a metà tra il sicuro di sé e il terrorizzato. Frank poteva avvertire chiaramente una sensazione fastidiosa, quasi amara, salirgli dalla bocca dello stomaco. Era teso, ma non come le altre volte. C'era qualcosa nell'aria che gli diceva chiaramente che avrebbe ricordato quel momento negli anni a venire. Era l'ultima partita, questa volta sul serio. Di li a qualche mese sarebbe diventato a tutti gli effetti un adulto e avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle quei momenti. Sia che avesse fatto il guaritore, come voleva sua madre, che l'auror, come diceva il padre, il tempo dei giochi e della spensieratezza stava per finire. Che lo volesse o no doveva diventare grande. Nonostante l'amarezza, questo era un grande stimolo a vincere.

- Puoi dirlo forte, vedrai che spettacolo.

Rispose il portiere, attaccando deciso la grossa fetta di torta che Alice gli aveva messo davanti. Sul suo volto si era disegnato un sorriso sfrontato, strafottente. L'espressione di uno che ha la certezza che di lì a poco spaccherà il mondo o che impedirà a qualsiasi avversario di segnare.

Intorno a loro, tutti quanti mangiavano in silenzio. Nessuno aveva troppa voglia di parlare, in particolare gli altri compagni di squadra. Lily scrutava curiosa James, chiedendosi cosa sarebbe successo dopo la partita. Sarebbe davvero stato il loro momento, la loro serata, o ancora una volta uno stupido imprevisto si sarebbe messo tra di loro?

James, dal canto suo, sembrava non pensare a nulla. Pareva quasi un'automa, oppure la versione più colorata di uno dei fantasmi che di solito si aggiravano per il castello. Si limitava a mangiare scambiando appena qualche parola con Sirius e con Remus. Era la sua piccola tradizione: durante la colazione, prima delle partite, non prestava attenzione a nessun altro, nemmeno ad Alice. In quei momenti smetteva di essere il ragazzo allegro e spensierato di sempre e si riduceva ad un essere terribilmente simile ad una larva. Tutti quelli che lo conoscevano ormai ne avevano preso atto ed avevano smesso di farci caso. Era così e basta.

La domenica della partita era arrivata in un lampo, sia per i Grifoni che per le Serpi. Tutte e due le squadre, così come le rispettive case, erano nervose ed agitate. Entrambi i contendenti ritenevano quella partita superflua e la vittoria già conquistata. Più o meno lo stesso avveniva tra i professori, che ormai passavano gran parte del tempo a guardarsi in cagnesco sussurrando a mezza voci maledizioni. Persino Regulus Black nascondeva a fatica la tensione dietro la sua solita maschera di indifferenza. La sua ansia, tuttavia, non era dovuta alla coppa ma alla sfida con il suo rivale. Vittoria o sconfitta per lui erano identiche, contava solo prendere quel dannato boccino prima del suo eterno rivale. Ogni volta che si erano incrociati per i corridoi quella settimana Regulus aveva fulminato l'amico del fratello con sguardi gelidi, senza che l'altro ci facesse troppo caso.

Dove Sei James?Where stories live. Discover now