Capitolo 24. Occhio per occhio...

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"Noah" lo richiamai, cedendo al mio istinto prima ancora che potessi pensare a cosa dirgli.

Non volevo mi odiasse, eppure, allontanarlo da me, sarebbe stata la soluzione migliore a tutti i miei problemi.

Tornò ad affiancare Amber e le passò un braccio sulle spalle, attirandola maggiormente contro il suo petto e ignorando volontariamente la mia voce che cercava di attirare la sua attenzione.

Quando la ragazza dalla pelle ambrata ed i lunghi capelli corvini, che le ricadevano ondulati sulla schiena scoperta, si accorse di me, il suo viso mutò all'istante in un sorriso forzato, mentre vedevo la sua mano stringere con maggior forza quella di Noah.

"Alice, giusto?"

Annuii, rallentando i miei passi fino a fermarmi di fronte alla coppia.

"Ho bisogno di parlare con Noah qualche minuto, posso prenderlo in prestito?"

"Puoi parlarmi qui, di fronte ad Amber, se vuoi, ma io non vengo da nessuna parte con te" rispose atono Noah, lanciandomi un'occhiata infastidita.

Non avevo mai visto tanto disgusto in uno sguardo come quando Noah, quella sera, si rivolgeva a me.

"Voglio darti delle spiegazioni" sibilai, cercando di racimolare quelle briciole di pazienza che mi erano rimaste.

"E' troppo tardi" alzò le spalle, inchiodando i suoi occhi cupi nei miei.

Non meritavo di essere tratta in quel modo da lui, avevo sbagliato, aveva ragione, ma non aveva nessun diritto di parlarmi in quel modo dopo tutto quello che era successo.

Dopo tutto quello che avevamo subito.

Le occhiate dei presenti erano tutti rivolte verso di noi, ci guardavano di sottocchio come se non sapessimo che si erano zittiti all'unisono solamente per ascoltare la nostra discussione.

"Mi stai evitando, lo capisco. Occhio per occhio, dente per dente, no?" alzai un sopracciglio, attenta ad ogni sua minima reazione, mentre Amber sembrava più confusa che mai.

"No, tu non capisci, Alice" sbottò Noah, alzando gli occhi al cielo e sciogliendo la presa del suo braccio dalle mani di Amber.

La superò fino a ritrovarsi faccia a faccia con me.

"Credi davvero che fare finta che io non esista basti a dimenticare quello che è successo?" rise nervoso, passandosi velocemente una mano sulla nuca e mi affrettai a poggiare la mia mano sul suo petto e a scuotere la testa con forza.

"Non qui" fu tutto ciò che riuscii a dire prima di fargli cenno di uscire verso il cortile della casa.

"Noah!" a richiamarlo fu Amber, la sua voce sembrava alterata, il suo volto aveva assunto un colore più roseo ed ebbi la sensazione che la sua pressione si fosse alzata all'improvviso "Vengo con te"

"No" la bloccò lui, ed il suo sguardo accigliato e serio bastò a far tornare i presenti alle loro futili conversazioni.

Quella notte il clima di New York sembrava aver concesso una tregua al freddo glaciale tipico di quelle settimane, ed il cielo era talmente plumbeo che le stelle risaltavano su quel manto torbido più luminose che mai.

Percepivo talmente tanto la necessità di parlargli, che il mio corpo non riusciva neanche a recepire il freddo sulla pelle.

Avevo caldo e avevo bisogno di sfogarmi.

Quando la porta-finestra alle mie spalle si chiuse con un tonfo secco, non mi voltai, e aspettai che mi raggiungesse, limitandomi ad ascoltare i suoi passi cadenzati sull'erba soffice ed umida.

Countdown || Noah CentineoWhere stories live. Discover now