•Capitolo XXXII •

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[Shigaraki colpisce ancora ]

Quella mattina era una bella mattinata, il limpido cielo azzurrino aveva messo Bakugou di buon umore, certo, ma gran parte di quel luminoso sorriso che gli occupava il viso era merito del risveglio avuto, con Midoriya fra le sue braccia che riposava serenamente.

I due avevano deciso di uscire per fare una passeggiata, dopotutto il ragazzo dalla scompigliata chioma verde non aveva avuto modo di respirare molta aria fresca data la settimana passata chiuso in quel triste ospedale dalle pallide mura e l'odore acre che alberga in ogni struttura sanitaria.

Camminavano mano nella mano come se nulla avesse potuto turbare la loro felicità eppure non era così, eppure il pericolo era dietro l'angolo aspettando che loro lo svoltassero per colpirli e divorarli proprio come un serpente che nascosto attende che la propria preda finisca in trappola.

I due purtroppo non ebbero il tempo di rendersi conto di nulla che la loro vista si offuscò, che i loro sensi si assopirono ed in breve tempo non ci fu che il nero ad avvolgerli, almeno fino a quando riacquistarono conoscenza ritrovandosi legati a delle scomode sedie di acciaio nella penombra di un edificio che, dal pessimo odore e l'aspetto trasandato, doveva essere abbandonato da molto tempo.

Davanti a loro c'era la familiare figura di Shigaraki che si grattava nervosamente il collo e quella fastidiosa della ragazza che aveva ricattato Midoriya che, ignara dei piani del ragazzo dalla chioma grigiastra e di quelli che sarebbe seguito, se ne stava in piedi davanti a loro compiaciuta, convinta che avrebbe avuto tutto ciò che voleva in quel modo.

«No, non va bene, Bakugou-san con te parlerò dopo~ » disse iniettando un liquidi di un colore indefinito nel collo del biondo che ebbe il tempo di guardare un'ultima volta il proprio ragazzo prima di essere strappato alla realtà e trasportato nel mondo di Morfeo con cruda brutalità, nonostante il suo desiderio di non crollare, di resistere e proteggere la persona che più di tutte amava.

«Ti avevo avvertito ma tu non hai voluto saperne, adesso ti farò a pezzi e poi farò in modo di essere amata » disse con un sorriso malato a solcarle il viso ancora una volta mentre, finalmente, la voce ansiosa e bassa del famoso criminale alle sue spalle si udì nella stanza «No, tu sei quello che diventerà il nuovo simbolo della pace, tu diventerai uno di noi, che tu lo voglia o no » disse lui mostrando il suo sguardo malvagio.

L'altra sbuffò mentre l'uomo spiegava a Midoriya che per la sua incolumità e quella del ragazzo svenuto al suo fianco sarebbe stato meglio per lui accettare, gli spiegò che se non lo avesse fatto sarebbe stato torturato finché la sua giovane mente non sarebbe crollata o peggio, finché il suo corpo martoriato non avrebbe ceduto.

Gli spiegò che la stessa sorte, in maniera più crudele e violenta sarebbe invece toccata al suo adorato amico d'infanzia se avesse rifiutato quella gentile offerta e che, se invece avrebbe fatto il bravo, se fosse stato una persona ragionevole lo avrebbero lasciato libero di vivere la sua vita e nessuno gli avrebbe mai più torto un singolo capello.

Fu allora che la ragazza ancora ignota si rese finalmente conto che era stata semplicemente usata dall'associazione dei super cattivi e che non le sarebbe stato permesso, in nessuno dei due casi, di avere per se quel ragazzo dalla spettinata chioma dorata e che lei sarebbe stata comunque scontenta del risultato dunque pensò bene di opporsi.

«Hey, noi avevamo fatto un patto ! » urlò furiosa mentre la sua unicità veniva attivata creando dei lampi verdi che parevano corrodere ogni cosa che vi venisse a contatto, era senza subbio un'abilità perfetta per qualcuno che pensa solo a distruggere chi gli è davanti o ad ottenere ciò che desidera ignorando il benessere e gli stessi desideri di chi la circondava.

Allora cominciò un breve scontro ma come era ovvio, proprio come il ragazzo dalla chioma verde aveva predetto analizzando velocemente i comportamenti e movimenti dei due in battaglia, ella fu sconfitta e per avere salvata la vita fu costretta a tacere e accettare il fatto che quel patto, alla fine, non sarebbe mai stato onorato, dopotutto lei non era importante e non era neppure utile per loro.

Certo, lo era stata, aveva aiutato molto nella preparazione del piano per rapire Midoriya e Bakugou ma svolto quel compito diventava praticamente inutile poiché non era chissà quanto portata per il combattimento, semplicemente prima di quel momento era uscita vittoriosa dai suoi scontri perché si era limitata a sfidare persone di basso livello o comunque inferiore al suo e forse lo aveva fatto anche senza essersene resa conto.

Dunque ella si sedette in un angolo della stanza ancora spaventata dalla sensazione della sua pelle che si sgretolava a contatto con le mani di quel folle criminale tanto temuto, ancora spaventata da quella terribile unicità e quella mente malata a cui appartenevano e per la prima volta realizzò di essere impotente, di non essere forte come aveva sempre creduto.

Eppure ancora non sapeva che non sarebbe uscita viva da quella piccola stanza asfissiante che odorava di chiuso e chimico, eppure non sapeva che dietro un volto spaventato si celava una gelida crudeltà pronta a pungere come la coda di uno scorpione o come un serpente che avvolge la preda nelle sue spire senza che essa se ne possa rendere conto, non abbastanza in fretta da fuggire quantomeno.

Shigaraki a passo lento e andatura ciondolante, insomma come suo solito, percorse la breve distanza che lo separava dal gelido e sudicio muro di quella stanza dalla sedia in metallo arrugginita sulla quale era saldamente legato il successore di All Might, si avvicinò con un sorriso compiaciuto come quello di chi osserva il proprio avversario sapendo di aver già vinto.

Posò una mano sul suo fianco quando fu a pochi centimetri dal prigioniero mentre tamburellava con le dita sulla stoffa scura della sua maglietta attendendo con impazienza una risposta da quelle labbra che parevano tremare davanti alla sua figura, davanti a quello sguardo ghermito di terrore sicuro che un flebile si sarebbe arrivato alle sue orecchie, eppure tutto quello che ottenne fu un sorriso.

Esatto, sul volto di Izuku si fece strada un piccolo sorriso freddo e spaventoso che, a dire la verità, era inaspettato da egli stesso, dopotutto quello non faceva parte della sua personalità, ma nessuno poteva permettersi di appoggiare un solo dito sulla figura del S U O Kacchan e non avrebbe permesso a nessuno di torcergli uno solamente dei suoi capelli dorati come il sole.

Come si è giunti alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora