Foto di famiglia

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"Indipendentemente da ciò che accadrà , indipendentemente da ciò che hai visto...ti prego, non dire nulla. Piuttosto dimentica ogni cosa, ma ti prego Rosalyn...non parlarne con anima viva".

Gli occhi, dapprima spalancati, cominciano a chiudersi con estrema lentezza, quasi a ritmo del ticchettio dell'orologio a pendolo presente nel salone.

"Per favore, piccola...fallo per me...". In quanti, ormai, mi avevano ripetuto le stesse, esatte ed identiche parole? In troppi. "Fallo per il bene di tutti, non peggiorare inutilmente la situazione".

Una bambina non dovrebbe sentirsi dire tutte queste parole. O almeno...io sono stanca del fatto che mi siano state ripetute già più di una volta. Non le voglio più sentire, non voglio più che mi venga impedito di agire secondo una mia autonoma mentalità: potrò anche essere piccola, questo non lo nego e mai lo farò, sarebbe inutile, ma non sono mentalmente inferma, così come non sono né sorda né cieca. Magari lo fossi stata...di certo mi sarei risparmiata la visione indesiderata di molte cose. Cose che solo io ho visto, cose che nessuno immaginerebbe sul conto della mia famiglia. Stando a tutto ciò che mi sono fatta raccontare negli anni da mio padre per saziare la mia innata ed a detta di alcuni troppa curiosità, nel corso delle generazioni noi Alexander abbiamo sempre trovato il modo per distinguerci dalle altre famiglie che ci circondavano. Per questioni di lavoro, di fortuna, di successo...così mi è stato detto.
Ma a quanto pare, stando a quanto i miei grandi occhi scuri mi dicono e suggeriscono, quel meccanismo di perfezione e precisione, dopo anni ed anni, si è rotto.
Come ho già detto, non sono né sorda né cieca, ma forse, nella mia innocenza, sto iniziando a dubitare del fatto di non essere muta. Le urla le sento, le azioni le vedo...eppure la mia bocca non fa fuoriuscire nemmeno una parola dalle mie labbra, divenute fredde come quelle delle mie uniche confidenti. Sapevo che le mie numerose e bellissime bambole non mi avrebbero mai tradito, non ne avrebbero fatto parola con nessuno. Quel loro sorriso perfetto non si sarebbe mai schiuso o rovinato nel vano ed immaginario tentativo di rivelare al mondo ciò che io avevo a loro confidato. Le mie bambole erano perfette, raggianti di una luminosa perfezione che, nel mondo reale, nel mio mondo, non esiste e mai esisterà. Non è mai esistita nemmeno nella mia famiglia, nemmeno tra noi Alexander. Ma per anni mi illusi invece del contrario. E così portai tutti gli altri estranei alla nostra vita a convertirsi alla mia stessa e stolta idea. Tutti loro non videro mai nulla, ma io, a quanto pare, non avevo ancora visto abbastanza.

"Può davvero accadere di peggio?".

La mia camera, la mia fortezza, la mia campana di vetro: una volta al suo interno, mi sentivo sempre al sicuro, sempre protetta da ogni turbamento. E poi, quella giornata era ormai giunta al suo termine. Il sole lontano da me, ora tutti tinto degli stessi colori di un argento focolare, stava lentamente iniziando a sparire verso l'orizzonte, nascondendosi dietro i tetti delle case dalle cui pareti avrebbe ben presto fatto capolino mio fratello maggiore, svoltando l'angolo ed avvicinandosi di buon passo alla nostra abitazione. Ho sempre amato Jess, almeno fin da quando mi è possibile averne memoria. Mio fratello, il mio unico ed insostituibile fratello maggiore, non ha mai avuto nessun tipo di problema per la mia presenza nella sua vita. Al contrario ricordo ancora chiaramente quel lontano giorno in cui mi chiese col cuore in mano di farne parte a tutti gli effetti.
Nemmeno poté immaginare la gioia che anche quella volta provai nel vederlo rincasare. Ero ancora nella mia stanza quando, per caso, allungai lo sguardo verso la grande finestra poco distante da me e mi lasciai incuriosire dall'errata posizione che le tende in tulle viola pallido avevano assunto. Alzandomi dal mio letto e reggendo in mano il braccio di una bambola di pezza, mi diressi verso quell'alto tessuto con l'obbiettivo di sistemarlo a dovere, ma la mia attenzione fu ben presto catturata da tutt'altro: inclinando leggermente la testa notai infatti la presenza di mio fratello al di sotto della mia finestra di media grandezza. Senza nemmeno pensarci più di una volta mi gettai sul,a superficie di vetro trasparente davanti a me, facendo,a così entrare in contatto con le mie piccole e pallide mani.

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